Quella che agli occhi di Verano, vescovo di Cavaillon (+589), di ritorno da Roma e Ravenna appariva come la chiesa più bella d’Italia , oggi si presenta come un palinsesto di differenti interventi costruttivi: una facies stratificata, dovuta ai crolli medievali e rinascimentali della cupola , a cui seguirono i rifacimenti pre-romanico, romanico e quello cinquecentesco. La complessità di analisi del cantiere paleocristiano della basilica, della sua origine e della sua funzione non risiede tuttavia solo nei continui rifacimenti subiti, ma anche nella difficoltà di trovare indicazioni dirimenti nelle fonti storiche e, ancora, nelle modalità con cui le indagini archeologiche estensive sono state qui condotte. L’importanza architettonica del monumento, la posizione al di fuori della cinta urbica in un’area non naturalmente predisposta a sostenere i problemi statici di una costruzione così imponente, la prossimità all’anfiteatro e il suo legame con esso ne hanno tuttavia promosso la fortuna storiografica e, a partire dagli stessi dati, divergenti sono state le proposte della sua collocazione cronologica – nell’ambito del IV , alla fine del IV o agli inizi del V – come disparate le ipotesi di committenza (Aussenzio , Teodosio , Stilicone) e di funzione (una cappella palatina, la cattedrale ariana, un martyrium). Tale ventaglio di proposte interpretative rinvia a scenari storici molto diversi, connessi a problematiche non irrilevanti: dall’episcopato dell’ariano Aussenzio, al momento in cui Teodosio è di stanza a Milano e il cattolicesimo è diventato religione di stato, alla fase in cui la capitale viene trasferita a Ravenna, fino al breve interludio bizantino della città. Ha animato questo articolo l’esigenza di andare al fondamento delle ipotesi in passato formulate, di sceverare le interpretazioni e tornare ai dati, senza la pretesa di comporre un quadro unitario, ma con la volontà di enucleare i punti essenziali della questione per proporre dei termini cronologici validi, che guardino in sinossi i vecchi argomenti e le più recenti indagini.

Il problema della cronologia del cantiere di San Lorenzo a Milano. Vecchi e nuovi dati a confronto / Elisabetta Neri; Silvia Lusuardi Siena; Paola Greppi. - In: STUDIA AMBROSIANA. - ISSN 2281-3748. - STAMPA. - 9:(2015), pp. 115-164.

Il problema della cronologia del cantiere di San Lorenzo a Milano. Vecchi e nuovi dati a confronto

Elisabetta Neri
;
2015

Abstract

Quella che agli occhi di Verano, vescovo di Cavaillon (+589), di ritorno da Roma e Ravenna appariva come la chiesa più bella d’Italia , oggi si presenta come un palinsesto di differenti interventi costruttivi: una facies stratificata, dovuta ai crolli medievali e rinascimentali della cupola , a cui seguirono i rifacimenti pre-romanico, romanico e quello cinquecentesco. La complessità di analisi del cantiere paleocristiano della basilica, della sua origine e della sua funzione non risiede tuttavia solo nei continui rifacimenti subiti, ma anche nella difficoltà di trovare indicazioni dirimenti nelle fonti storiche e, ancora, nelle modalità con cui le indagini archeologiche estensive sono state qui condotte. L’importanza architettonica del monumento, la posizione al di fuori della cinta urbica in un’area non naturalmente predisposta a sostenere i problemi statici di una costruzione così imponente, la prossimità all’anfiteatro e il suo legame con esso ne hanno tuttavia promosso la fortuna storiografica e, a partire dagli stessi dati, divergenti sono state le proposte della sua collocazione cronologica – nell’ambito del IV , alla fine del IV o agli inizi del V – come disparate le ipotesi di committenza (Aussenzio , Teodosio , Stilicone) e di funzione (una cappella palatina, la cattedrale ariana, un martyrium). Tale ventaglio di proposte interpretative rinvia a scenari storici molto diversi, connessi a problematiche non irrilevanti: dall’episcopato dell’ariano Aussenzio, al momento in cui Teodosio è di stanza a Milano e il cattolicesimo è diventato religione di stato, alla fase in cui la capitale viene trasferita a Ravenna, fino al breve interludio bizantino della città. Ha animato questo articolo l’esigenza di andare al fondamento delle ipotesi in passato formulate, di sceverare le interpretazioni e tornare ai dati, senza la pretesa di comporre un quadro unitario, ma con la volontà di enucleare i punti essenziali della questione per proporre dei termini cronologici validi, che guardino in sinossi i vecchi argomenti e le più recenti indagini.
2015
9
115
164
Elisabetta Neri; Silvia Lusuardi Siena; Paola Greppi
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