Il presente lavoro tratta innanzitutto delle neuroscienze forensi, che costituiscono quel determinato complesso di studi che forniscono dati scientifici rilevanti e significativi ai fini della valutazione giudiziaria. Una particolare attenzione è dedicata alle tecniche di neuroimaging e alle loro criticità rispetto alla perizia psichiatrica tradizionale. La ricerca si sviluppa analizzando i limiti concreti di applicabilità delle metodologie neuroscientifiche sul versante della valutazione dell’imputabilità e su quello, ancor più insidioso, della validazione delle dichiarazioni (mind reading). I progressi nel campo delle neuroscienze hanno riaperto il dibattito tra due posizioni filosofiche antitetiche: il libero arbitrio e il determinismo. Ci si interroga se l’essere umano sia libero di determinarsi e di compiere azioni di cui è responsabile oppure se, al contrario, il comportamento criminale sia determinato dai circuiti nervosi cerebrali o da particolari anomalie genetiche (c.d. “vulnerabilità genetica”). Le neuroscienze stanno cominciando, in tal modo, a far parte di quella dimensione in continua evoluzione che è costituita dalla prova scientifica nel processo penale. Di conseguenza, anche la valutazione della prova neuroscientifica deve essere condotta secondo i criteri stabiliti nella sentenza Daubert della Corte Suprema statunitense e recepiti, ormai, anche dalla Corte di Cassazione.
La prova neuroscientifica nel processo penale / Lorenzo Algeri. - STAMPA. - (2020).
La prova neuroscientifica nel processo penale
Lorenzo Algeri
2020
Abstract
Il presente lavoro tratta innanzitutto delle neuroscienze forensi, che costituiscono quel determinato complesso di studi che forniscono dati scientifici rilevanti e significativi ai fini della valutazione giudiziaria. Una particolare attenzione è dedicata alle tecniche di neuroimaging e alle loro criticità rispetto alla perizia psichiatrica tradizionale. La ricerca si sviluppa analizzando i limiti concreti di applicabilità delle metodologie neuroscientifiche sul versante della valutazione dell’imputabilità e su quello, ancor più insidioso, della validazione delle dichiarazioni (mind reading). I progressi nel campo delle neuroscienze hanno riaperto il dibattito tra due posizioni filosofiche antitetiche: il libero arbitrio e il determinismo. Ci si interroga se l’essere umano sia libero di determinarsi e di compiere azioni di cui è responsabile oppure se, al contrario, il comportamento criminale sia determinato dai circuiti nervosi cerebrali o da particolari anomalie genetiche (c.d. “vulnerabilità genetica”). Le neuroscienze stanno cominciando, in tal modo, a far parte di quella dimensione in continua evoluzione che è costituita dalla prova scientifica nel processo penale. Di conseguenza, anche la valutazione della prova neuroscientifica deve essere condotta secondo i criteri stabiliti nella sentenza Daubert della Corte Suprema statunitense e recepiti, ormai, anche dalla Corte di Cassazione.File | Dimensione | Formato | |
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