Il progetto di ricerca verte sull’analisi della critica d’arte fra le pagine delle principali riviste legate al Partito Comunista Italiano, a partire dal quotidiano "l’Unità", per poi proseguire con i periodici "Rinascita", "Il Contemporaneo", "Il Calendario del Popolo", il rotocalco "Vie Nuove" e l’eretico "Città Aperta". Se infatti sul ruolo degli intellettuali e il loro rapporto con il PCI si è sviluppata nel tempo una ricca bibliografia, sul versante delle arti figurative ancora oggi si fatica a rintracciare contributi approfonditi dopo quello redatto da Nicoletta Misler nel 1973. Certo, le pubblicazioni sugli anni Cinquanta e sul ben noto dibattito realismo-astrattismo non mancano, così come negli ultimi anni la letteratura sui rapporti fra Italia e URSS ha iniziato a crescere; tuttavia, quando si fa riferimento alle relazioni fra arte, critica e partito raramente ci si spinge oltre la data del fatidico 1956. Così, il presente elaborato si apre proprio su questa stagione di fratture dirompenti, inaugurata dal XX Congresso del PCUS e dall’invasione dell’Ungheria, tutti fatti che, uno dopo l’altro, accelerarono il processo di autocritica già in corso fra gli adepti del realismo e causarono la diaspora di molti intellettuali e artisti dal PCI. L’obiettivo è stato dunque quello di iniziare a colmare la lacuna esistente riguardo uno studio mirato dei fatti artistici sulle riviste di partito e attraverso l’interpretazione, più o meno faziosa, che i vari collaboratori ne hanno fornito lungo un arco di tempo tanto complesso. Nomi come quelli di Antonello Trombadori, Antonio Del Guercio, Dario Micacchi, Mario De Micheli, oltre a quello dell’onnipresente Renato Guttuso, sono solo i più ricorrenti. Proprio l’analisi dei loro articoli ha spesso costituito un punto di partenza per ricostruire un più ampio contesto, dove le scelte artistiche del PCI sono messe in relazione agli sviluppi dell’epoca, senza tralasciare i vari rimandi alle esperienze artistiche oltrecortina, l’importanza conferita alla rivalutazione e rilettura dell’avanguardia storica, fino ad arrivare nell’orbita del Sessantotto, con la crisi delle istituzioni, compresa la critica d’arte tradizionale e gli organi che l’avevano sostenuta. Il tutto, ovviamente, in relazione all’orientamento culturale dei comunisti italiani e alle loro strategie politiche, che, nonostante l’allentamento ideologico, negli anni Sessanta non cessarono certo di esistere.

Oltre il realismo: la critica d’arte sulla stampa ufficiale del PCI, 1956-1968. Dall’VIII Congresso del Partito ai movimenti di protesta del Sessantotto / Livia Garomersini. - (2023).

Oltre il realismo: la critica d’arte sulla stampa ufficiale del PCI, 1956-1968. Dall’VIII Congresso del Partito ai movimenti di protesta del Sessantotto

Livia Garomersini
2023

Abstract

Il progetto di ricerca verte sull’analisi della critica d’arte fra le pagine delle principali riviste legate al Partito Comunista Italiano, a partire dal quotidiano "l’Unità", per poi proseguire con i periodici "Rinascita", "Il Contemporaneo", "Il Calendario del Popolo", il rotocalco "Vie Nuove" e l’eretico "Città Aperta". Se infatti sul ruolo degli intellettuali e il loro rapporto con il PCI si è sviluppata nel tempo una ricca bibliografia, sul versante delle arti figurative ancora oggi si fatica a rintracciare contributi approfonditi dopo quello redatto da Nicoletta Misler nel 1973. Certo, le pubblicazioni sugli anni Cinquanta e sul ben noto dibattito realismo-astrattismo non mancano, così come negli ultimi anni la letteratura sui rapporti fra Italia e URSS ha iniziato a crescere; tuttavia, quando si fa riferimento alle relazioni fra arte, critica e partito raramente ci si spinge oltre la data del fatidico 1956. Così, il presente elaborato si apre proprio su questa stagione di fratture dirompenti, inaugurata dal XX Congresso del PCUS e dall’invasione dell’Ungheria, tutti fatti che, uno dopo l’altro, accelerarono il processo di autocritica già in corso fra gli adepti del realismo e causarono la diaspora di molti intellettuali e artisti dal PCI. L’obiettivo è stato dunque quello di iniziare a colmare la lacuna esistente riguardo uno studio mirato dei fatti artistici sulle riviste di partito e attraverso l’interpretazione, più o meno faziosa, che i vari collaboratori ne hanno fornito lungo un arco di tempo tanto complesso. Nomi come quelli di Antonello Trombadori, Antonio Del Guercio, Dario Micacchi, Mario De Micheli, oltre a quello dell’onnipresente Renato Guttuso, sono solo i più ricorrenti. Proprio l’analisi dei loro articoli ha spesso costituito un punto di partenza per ricostruire un più ampio contesto, dove le scelte artistiche del PCI sono messe in relazione agli sviluppi dell’epoca, senza tralasciare i vari rimandi alle esperienze artistiche oltrecortina, l’importanza conferita alla rivalutazione e rilettura dell’avanguardia storica, fino ad arrivare nell’orbita del Sessantotto, con la crisi delle istituzioni, compresa la critica d’arte tradizionale e gli organi che l’avevano sostenuta. Il tutto, ovviamente, in relazione all’orientamento culturale dei comunisti italiani e alle loro strategie politiche, che, nonostante l’allentamento ideologico, negli anni Sessanta non cessarono certo di esistere.
2023
Luca Quattrocchi
ITALIA
Livia Garomersini
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Descrizione: Tesi di Dottorato: "Oltre il realismo: la critica d’arte sulla stampa ufficiale del PCI, 1956-1968. Dall’ VIII Congresso del Partito ai movimenti di protesta del Sessantotto"
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