L’elaborato di Tesi è finalizzato alla creazione di una raccolta ragionata di casi studio selezionati nella statuaria bronzea antica, sia di grandi sia di piccole dimensioni, per comprendere l’evoluzione dell’approccio metodologico al restauro e ricavare informazioni circa i procedimenti e le tecniche coinvolti in questi interventi. In particolare, tre diverse aree geografiche sono oggetto di analisi: area fiorentina e Toscana – area romana – area vesuviana. La ricerca, inoltre, è stata contestualizzata percorrendo i periodi storici: epoca antica, XVI-XVII sec. e XVIII-XIX sec. in raffronto con gli orientamenti di metodo e lo sviluppo delle tecniche nell’ambito del restauro nella seconda metà del Novecento (con un focus sugli anni Sessanta e Ottanta) e nella disciplina contemporanea. In tal senso sono stati analizzati gli importanti dibattiti teorici legati ai singoli contesti storico culturali, ponendo l’attenzione non solo sul piano critico ma anche tecnico. La ricerca percorre due filoni sviluppati in parallelo: uno teorico e uno pratico (ricerca applicata). L’indagine è stata orientata verso un’impostazione multidisciplinare nell’ambito della quale le competenze umanistiche si sono integrate con quelle tecniche e scientifiche. Questo è stato il criterio guida adottato per l’intera ricerca. Nella sezione preliminare (cap. 1) viene introdotta una panoramica sulla storia del restauro dei bronzi archeologici, percorrendo le principali tappe dall’antichità fino all’approccio contemporaneo, da cui sono scaturiti spunti di riflessione. In questa sezione, come elemento di raffronto, sono stati presi in esame casi studio esemplari, anche esteri, noti nella letteratura di settore. Segue un breve inciso al significato e all’importanza dei restauri storicizzati nelle opere d’arte, oltre che illustrare gli obiettivi e la metodologia di ricerca adottata. La prima area di ricerca (cap. 2 e cap. 5), quella fiorentina, affronta l’analisi di alcuni esemplari noti in letteratura delle collezioni mediceo-lorenesi (le statue della Minerva e della Chimera di Arezzo, l’Arringatore, l’Idolino di Pesaro e la Testa di cavallo ʻMedici Riccardiʼ, alcuni esemplari tratti dalla piccola bronzistica) ripercorrendo i punti chiave delle vicende collezionistiche, la storia conservativa e le scelte allestitive che li hanno coinvolti dal XV sec. al XXI sec. La seconda area di ricerca (cap. 3), quella romana, tratta con impostazione sintetica i bronzi antichi delle collezioni pontificie e statali (le statue del Pugilatore seduto e del Principe ellenistico del Museo Nazionale Romano, i grandi bronzi lateranensi dei Musei Capitolini, le statue di Eracle, il Marte di Todi e la Testa-ritratto di Treboniano Gallo dei Musei Vaticani), soffermandosi sugli aspetti integrativi, strutturali e di trattamento delle superfici con dati aggiornati sulla statuaria esaminata. La terza area di ricerca (cap. 4), quella vesuviana, è incentrata sull’evidenziare le pratiche di restauro predisposte in età borbonica presso la Real Fonderia di Portici per le opere rinvenute gradualmente dagli scavi vesuviani, le quali hanno fornito importanti spunti per delineare la storia del restauro archeologico nel XVIII sec. e gli inizi del XIX sec. Questi dati sono stati comparati con i contemporanei orientamenti di metodo e le nuove tecnologie a servizio della disciplina del restauro. Per ultimo (cap. 6), sono stati analizzati casi studio individuati nelle principali collezioni storiche museali in Italia, nei quali l’autrice è stata direttamente coinvolta per le attività di restauro e studi correlati. A questo proposito, il tema focale dei restauri storicizzati, viene rafforzato cercando di svelare aspetti meno conosciuti prendendo in esame questa classe di opere, attraverso una lettura incrociata delle varie fonti di informazione, integrata con aspetti di tipo più tecnico (osservazione autoptica, prove di pulitura, indagini scientifiche, interventi di restauro mirati). Nell’ordine vengono presentati i lavori di studio: la Vittoria Alata di Brescia, una Testa femminile diademata del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, i busti e una Danaide del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, due statue lampadofore del Parco Archeologico di Pompei. A fronte delle riflessioni di tipo teorico e pratico dibattute in ciascun capitolo, è possibile concludere che in un arco temporale piuttosto vasto, dal XV sec. fino a buona parte del XIX sec., resta costante l’approccio al restauro della statuaria classica, basato su tre fasi principali: il riconoscimento dell’oggetto, il completamento delle parti mancanti (per i bronzi: riparazioni per colata a incastro o ricostruzioni in gesso), l’occultamento delle integrazioni (per i bronzi: verniciature tendenzialmente scure e, alla fine dell’Ottocento, specifici trattamenti di superficie a imitazione delle patine da scavo per attribuire un tono archeologico). Riguardo la doratura, qualora presente in stato lacerato e in piccole tracce, considerata elemento di disturbo, generalmente veniva coperta con le suddette patinature intenzionali a esaltare le sole forme del modellato per l’analisi iconografica e stilistica, altrimenti, se predominante come finitura superficiale, veniva imitata nelle aree ricostruite. Le fasi di pulitura delle superfici erano condotte in modo approssimativo, maggiormente a favore di interventi di ricostruzione e di staticità per recuperare quella leggibilità unitaria presunta all’epoca del soggetto statuario. Non era assolutamente concepita l’idea del frammento. Solamente a partire dalla metà del XIX sec. si svilupperà una coscienza critica nel restauro fino a diventare una vera e propria disciplina scientificamente complessa ed evoluta che ricorre a tecnologie sempre più sofisticate e metodiche operative discusse all’interno di gruppi multidisciplinari. Oggi sussiste una maggiore maturità nell’affrontare scelte conservative future, volte alla salvaguarda dell’opera antica, ma ugualmente rispettose dei materiali storici, purché la loro natura non comprometta lo stato di conservazione del bene medesimo. In definitiva, il testo di Tesi argomenta la sintesi e la sistematizzazione di quanto studiato ed elaborato finora con mirate ricerche portate avanti in forma episodica e aggiunge nuovi tasselli di conoscenza al filone di ricerca della storia del restauro sulla statuaria in bronzo
I restauri storicizzati nei grandi e piccoli bronzi antichi musealizzati. Scelte conservative ed esigenze di fruizione: approcci innovativi di studio e d’intervento / Pucci, Elisa. - (2023).
I restauri storicizzati nei grandi e piccoli bronzi antichi musealizzati. Scelte conservative ed esigenze di fruizione: approcci innovativi di studio e d’intervento.
Pucci, Elisa
2023
Abstract
L’elaborato di Tesi è finalizzato alla creazione di una raccolta ragionata di casi studio selezionati nella statuaria bronzea antica, sia di grandi sia di piccole dimensioni, per comprendere l’evoluzione dell’approccio metodologico al restauro e ricavare informazioni circa i procedimenti e le tecniche coinvolti in questi interventi. In particolare, tre diverse aree geografiche sono oggetto di analisi: area fiorentina e Toscana – area romana – area vesuviana. La ricerca, inoltre, è stata contestualizzata percorrendo i periodi storici: epoca antica, XVI-XVII sec. e XVIII-XIX sec. in raffronto con gli orientamenti di metodo e lo sviluppo delle tecniche nell’ambito del restauro nella seconda metà del Novecento (con un focus sugli anni Sessanta e Ottanta) e nella disciplina contemporanea. In tal senso sono stati analizzati gli importanti dibattiti teorici legati ai singoli contesti storico culturali, ponendo l’attenzione non solo sul piano critico ma anche tecnico. La ricerca percorre due filoni sviluppati in parallelo: uno teorico e uno pratico (ricerca applicata). L’indagine è stata orientata verso un’impostazione multidisciplinare nell’ambito della quale le competenze umanistiche si sono integrate con quelle tecniche e scientifiche. Questo è stato il criterio guida adottato per l’intera ricerca. Nella sezione preliminare (cap. 1) viene introdotta una panoramica sulla storia del restauro dei bronzi archeologici, percorrendo le principali tappe dall’antichità fino all’approccio contemporaneo, da cui sono scaturiti spunti di riflessione. In questa sezione, come elemento di raffronto, sono stati presi in esame casi studio esemplari, anche esteri, noti nella letteratura di settore. Segue un breve inciso al significato e all’importanza dei restauri storicizzati nelle opere d’arte, oltre che illustrare gli obiettivi e la metodologia di ricerca adottata. La prima area di ricerca (cap. 2 e cap. 5), quella fiorentina, affronta l’analisi di alcuni esemplari noti in letteratura delle collezioni mediceo-lorenesi (le statue della Minerva e della Chimera di Arezzo, l’Arringatore, l’Idolino di Pesaro e la Testa di cavallo ʻMedici Riccardiʼ, alcuni esemplari tratti dalla piccola bronzistica) ripercorrendo i punti chiave delle vicende collezionistiche, la storia conservativa e le scelte allestitive che li hanno coinvolti dal XV sec. al XXI sec. La seconda area di ricerca (cap. 3), quella romana, tratta con impostazione sintetica i bronzi antichi delle collezioni pontificie e statali (le statue del Pugilatore seduto e del Principe ellenistico del Museo Nazionale Romano, i grandi bronzi lateranensi dei Musei Capitolini, le statue di Eracle, il Marte di Todi e la Testa-ritratto di Treboniano Gallo dei Musei Vaticani), soffermandosi sugli aspetti integrativi, strutturali e di trattamento delle superfici con dati aggiornati sulla statuaria esaminata. La terza area di ricerca (cap. 4), quella vesuviana, è incentrata sull’evidenziare le pratiche di restauro predisposte in età borbonica presso la Real Fonderia di Portici per le opere rinvenute gradualmente dagli scavi vesuviani, le quali hanno fornito importanti spunti per delineare la storia del restauro archeologico nel XVIII sec. e gli inizi del XIX sec. Questi dati sono stati comparati con i contemporanei orientamenti di metodo e le nuove tecnologie a servizio della disciplina del restauro. Per ultimo (cap. 6), sono stati analizzati casi studio individuati nelle principali collezioni storiche museali in Italia, nei quali l’autrice è stata direttamente coinvolta per le attività di restauro e studi correlati. A questo proposito, il tema focale dei restauri storicizzati, viene rafforzato cercando di svelare aspetti meno conosciuti prendendo in esame questa classe di opere, attraverso una lettura incrociata delle varie fonti di informazione, integrata con aspetti di tipo più tecnico (osservazione autoptica, prove di pulitura, indagini scientifiche, interventi di restauro mirati). Nell’ordine vengono presentati i lavori di studio: la Vittoria Alata di Brescia, una Testa femminile diademata del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, i busti e una Danaide del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, due statue lampadofore del Parco Archeologico di Pompei. A fronte delle riflessioni di tipo teorico e pratico dibattute in ciascun capitolo, è possibile concludere che in un arco temporale piuttosto vasto, dal XV sec. fino a buona parte del XIX sec., resta costante l’approccio al restauro della statuaria classica, basato su tre fasi principali: il riconoscimento dell’oggetto, il completamento delle parti mancanti (per i bronzi: riparazioni per colata a incastro o ricostruzioni in gesso), l’occultamento delle integrazioni (per i bronzi: verniciature tendenzialmente scure e, alla fine dell’Ottocento, specifici trattamenti di superficie a imitazione delle patine da scavo per attribuire un tono archeologico). Riguardo la doratura, qualora presente in stato lacerato e in piccole tracce, considerata elemento di disturbo, generalmente veniva coperta con le suddette patinature intenzionali a esaltare le sole forme del modellato per l’analisi iconografica e stilistica, altrimenti, se predominante come finitura superficiale, veniva imitata nelle aree ricostruite. Le fasi di pulitura delle superfici erano condotte in modo approssimativo, maggiormente a favore di interventi di ricostruzione e di staticità per recuperare quella leggibilità unitaria presunta all’epoca del soggetto statuario. Non era assolutamente concepita l’idea del frammento. Solamente a partire dalla metà del XIX sec. si svilupperà una coscienza critica nel restauro fino a diventare una vera e propria disciplina scientificamente complessa ed evoluta che ricorre a tecnologie sempre più sofisticate e metodiche operative discusse all’interno di gruppi multidisciplinari. Oggi sussiste una maggiore maturità nell’affrontare scelte conservative future, volte alla salvaguarda dell’opera antica, ma ugualmente rispettose dei materiali storici, purché la loro natura non comprometta lo stato di conservazione del bene medesimo. In definitiva, il testo di Tesi argomenta la sintesi e la sistematizzazione di quanto studiato ed elaborato finora con mirate ricerche portate avanti in forma episodica e aggiunge nuovi tasselli di conoscenza al filone di ricerca della storia del restauro sulla statuaria in bronzo| File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: I restauri storicizzati nei grandi e piccoli bronzi antichi musealizzati. Scelte conservative ed esigenze di fruizione: approcci innovativi di studio e d’intervento.
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