Il saggio costituisce occasione di osservazione e di ascolto della vita che si svolge nel quartiere Isolotto attorno al festival Cantieri Culturali Firenze. In relazione a questa, si pone attenzione alle modalità di interazione del festival con le variegate espressioni dell’abitare i luoghi del quotidiano e al dialogo che si origina col cittadino, nei ruoli di performer, co-produttore, spettatore volontario o accidentale. Quali interferenze e quali comunanze nei modi di fruire lo spazio pubblico, nel sentire estetico, nelle pratiche di cura e di accudimento? Quale solco quel dialogo può generare, nei termini di una variazione del sentimento di appartenenza al quartiere e dell’esperienza sensibile dell’abitare – corporea, relazionale e spaziale? Tali interrogativi attraversano una più ampia riflessione su quel «poeticamente abita l’uomo» (F. Hölderlin) che è leitmotiv dei Cantieri. Lo spigolo di un cantone illuminato da un lampione, la superficie di un banco da mercato, la linea retta di una bocciofila e quella curva di una pista da corsa divengono i contesti scelti come luoghi di punti dinamici da cui sporgersi per intravedere i significati e le possibilità di abitare poeticamente. Attraverso un approccio etnografico, l'indagine procede sulle traiettorie parallele dell’abitare residente e di quello performativo, ricercandone le avvenute intersezioni. Osservazione partecipante, storie di vita, registrazioni audio, interviste libere e semi-strutturate sono gli strumenti metodologici utilizzati.
In un vivere abitando / gloria calderone. - ELETTRONICO. - (2022), pp. 51-59.
In un vivere abitando
gloria calderone
2022
Abstract
Il saggio costituisce occasione di osservazione e di ascolto della vita che si svolge nel quartiere Isolotto attorno al festival Cantieri Culturali Firenze. In relazione a questa, si pone attenzione alle modalità di interazione del festival con le variegate espressioni dell’abitare i luoghi del quotidiano e al dialogo che si origina col cittadino, nei ruoli di performer, co-produttore, spettatore volontario o accidentale. Quali interferenze e quali comunanze nei modi di fruire lo spazio pubblico, nel sentire estetico, nelle pratiche di cura e di accudimento? Quale solco quel dialogo può generare, nei termini di una variazione del sentimento di appartenenza al quartiere e dell’esperienza sensibile dell’abitare – corporea, relazionale e spaziale? Tali interrogativi attraversano una più ampia riflessione su quel «poeticamente abita l’uomo» (F. Hölderlin) che è leitmotiv dei Cantieri. Lo spigolo di un cantone illuminato da un lampione, la superficie di un banco da mercato, la linea retta di una bocciofila e quella curva di una pista da corsa divengono i contesti scelti come luoghi di punti dinamici da cui sporgersi per intravedere i significati e le possibilità di abitare poeticamente. Attraverso un approccio etnografico, l'indagine procede sulle traiettorie parallele dell’abitare residente e di quello performativo, ricercandone le avvenute intersezioni. Osservazione partecipante, storie di vita, registrazioni audio, interviste libere e semi-strutturate sono gli strumenti metodologici utilizzati.File | Dimensione | Formato | |
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