Dopo aver esposto la leggenda sulle presunte prede della guerra balearica davanti al Battistero di Firenze e nella facciata del Duomo di Pisa, come era prima dell’incendio del 1595, e dopo aver riassunto le conclusioni dell’articolo sugli pseudotrofei balearici pubblicato dall’autore nella Rivi¬sta Storica Italiana (2021), si passa al nucleo apparentemente veritiero della leggenda, cioè all’arrivo a Pisa di una porta di metallo e di una coppia di colonne di porfido nel 1118. Probabilmente non si trattava però di trofei bellici da Palma di Maiorca, e neppure da Gerusalemme come poi si è cre¬duto per la porta, bensì di doni diplomatici provenienti da Costantinopoli. Le colonne furono poi cedute ai Fiorentini, sempre come dono diplomatico, ma dovettero deluderli per¬ché lesionate e dunque inadatte ad essere riutilizzate per il Battistero, in costruzione dal 1113 al 1150. Da lì il passo era breve perché si credesse che i Pisani le avessero danneggiate intenzionalmente, per invidia, sospetto che sembra essere sorto a Firenze dopo il 1220, quando i rapporti fra le due città divennero conflittuali. Il saggio ripercorre a ritroso, partendo dal resoconto di Giovanni Villani, le tappe della formazione della leggenda fiorentina sulle colonne, che si può fissare al 1270 circa, e che ha avuto un sostanziale arricchimento nel 1302, quando Paolino Pieri raccoglieva a Pisa un racconto di sapore eziologico in cui si tentava di dare un senso a un campo incolto situato fuori le mura ed associato al ricordo dei Fiorentini, che vi avrebbero impiccato uno dei loro. Si passa poi alla modifica apportata negli anni Trenta del Trecento alla leggenda da parte della storiografia pisana, più tardi recepita da Ranieri Sardo, in cui i fatti si svolgono nel 1115, l’anno della presa di Palma di Maiorca, la porta diventa di legno, come lo era quella di sinistra della facciata rainaldiana, che presentava probabilmente caratteri arabi, e le colonne di porfido, ora credute dotate di poteri magici, diventano tre, di cui una rimasta a Pisa. Negli scrittori del pieno Trecento la questione si complica per la contaminazione della leggenda balearica col commento, da parte del Boccaccio e di Benvenuto da Imola, del passo di Dante sui Fiorentini detti orbi, così come i Pisani venivano considerati traditori. Curiosamente nella guerra di Cascina (1362-64) i Fiorentini erano convinti di vendicare presunti torti subiti da parte dei Pisani a seguito della guerra delle Baleari (1113-15), tant’è che parte delle catene del Porto Pisano furono allora esposte sulle colonne di porfido davanti al Battistero. Finalmente così i falsi trofei di una vittoria altrui sui Saraceni diventavano supporto di veri trofei di una guerra contro la stessa città che quelle colonne le aveva donate in segno di un’amicizia ormai trasmutatasi in odio.

Colonne di porfido e porte di bronzo o legno. Racconti fiorentini e pisani sulla guerra delle Baleari (1113-1115) / Guido Tigler. - STAMPA. - (2023).

Colonne di porfido e porte di bronzo o legno. Racconti fiorentini e pisani sulla guerra delle Baleari (1113-1115)

Guido Tigler
2023

Abstract

Dopo aver esposto la leggenda sulle presunte prede della guerra balearica davanti al Battistero di Firenze e nella facciata del Duomo di Pisa, come era prima dell’incendio del 1595, e dopo aver riassunto le conclusioni dell’articolo sugli pseudotrofei balearici pubblicato dall’autore nella Rivi¬sta Storica Italiana (2021), si passa al nucleo apparentemente veritiero della leggenda, cioè all’arrivo a Pisa di una porta di metallo e di una coppia di colonne di porfido nel 1118. Probabilmente non si trattava però di trofei bellici da Palma di Maiorca, e neppure da Gerusalemme come poi si è cre¬duto per la porta, bensì di doni diplomatici provenienti da Costantinopoli. Le colonne furono poi cedute ai Fiorentini, sempre come dono diplomatico, ma dovettero deluderli per¬ché lesionate e dunque inadatte ad essere riutilizzate per il Battistero, in costruzione dal 1113 al 1150. Da lì il passo era breve perché si credesse che i Pisani le avessero danneggiate intenzionalmente, per invidia, sospetto che sembra essere sorto a Firenze dopo il 1220, quando i rapporti fra le due città divennero conflittuali. Il saggio ripercorre a ritroso, partendo dal resoconto di Giovanni Villani, le tappe della formazione della leggenda fiorentina sulle colonne, che si può fissare al 1270 circa, e che ha avuto un sostanziale arricchimento nel 1302, quando Paolino Pieri raccoglieva a Pisa un racconto di sapore eziologico in cui si tentava di dare un senso a un campo incolto situato fuori le mura ed associato al ricordo dei Fiorentini, che vi avrebbero impiccato uno dei loro. Si passa poi alla modifica apportata negli anni Trenta del Trecento alla leggenda da parte della storiografia pisana, più tardi recepita da Ranieri Sardo, in cui i fatti si svolgono nel 1115, l’anno della presa di Palma di Maiorca, la porta diventa di legno, come lo era quella di sinistra della facciata rainaldiana, che presentava probabilmente caratteri arabi, e le colonne di porfido, ora credute dotate di poteri magici, diventano tre, di cui una rimasta a Pisa. Negli scrittori del pieno Trecento la questione si complica per la contaminazione della leggenda balearica col commento, da parte del Boccaccio e di Benvenuto da Imola, del passo di Dante sui Fiorentini detti orbi, così come i Pisani venivano considerati traditori. Curiosamente nella guerra di Cascina (1362-64) i Fiorentini erano convinti di vendicare presunti torti subiti da parte dei Pisani a seguito della guerra delle Baleari (1113-15), tant’è che parte delle catene del Porto Pisano furono allora esposte sulle colonne di porfido davanti al Battistero. Finalmente così i falsi trofei di una vittoria altrui sui Saraceni diventavano supporto di veri trofei di una guerra contro la stessa città che quelle colonne le aveva donate in segno di un’amicizia ormai trasmutatasi in odio.
2023
9788840420547
Guido Tigler
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