La tesi prende le mosse dalla constatazione che il risanamento di un’impresa è più probabile se la crisi è affrontata tempestivamente e che, tuttavia, ancora oggi si assiste a un diffuso ritardo nell’accesso agli strumenti e alle procedure di ristrutturazione messi a disposizione dall’ordinamento. All’interno del lavoro, dunque, sono affrontate le cause che ostacolano l’emersione tempestiva della crisi che, tradizionalmente, sono ravvisate nell’opportunismo dell’imprenditore e in un suo moral hazard. Facendo leva sugli studi di economia comportamentale, già ampiamente utilizzati in altri campi, è quindi suggerita una diversa lettura del fenomeno, che riconduca il ritardo nell’affrontare la crisi anche, se non soprattutto, ai limiti cognitivi. È dunque posto in risalto come, aderendo a una diversa lettura delle cause che conducono a un ritardo nell’emersione della crisi, sia possibile procedere a una rinnovata analisi dei diversi istituti che caratterizzano il diritto della crisi, con importanti conseguenze anche sull’assetto degli incentivi e delle sanzioni. Ciò per il tramite sia di una valorizzazione degli strumenti che consentono di indirizzare la condotta dell’agente “umano”, e perciò affetto da limiti cognitivi, sia di una corretta calibrazione di misure premiali e sanzioni che tenga conto delle cognitive illusions che incidono sul processo decisionale. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di identificare e mettere a sistema le principali cognitive illusions che interessano il processo decisionale dell’imprenditore nel momento in cui è chiamato ad affrontare la crisi, nonché di proporre alcune soluzioni alle inefficienze causate dai fenomeni di irrazionalità - sia in via interpretativa che in un’ottica di riforma del diritto della crisi - al fine di eliminare quelli che sono individuati come i principali ostacoli all’emersione tempestiva della crisi. All’interno del Capitolo I, si procederà quindi a una ricostruzione delle premesse incorporate dall’analisi economica del diritto nello studio dei fenomeni che riguardano la crisi di impresa che, in larga parte, ha risentito delle influenze del modello neoclassico e che pone alla base delle proprie previsioni un agente economico c.d. “econe”, dotato cioè di capacità di memoria, di calcolo e di opportunismo privi di limiti. La differenza osservata dalle scienze comportamentali tra la condotta ideale ipotizzata dal modello neoclassico e quella realmente adottata dagli agenti economici ha permesso una migliore comprensione di fenomeni spesso ricondotti dall’interprete nella categoria dell’irrazionalità o dell’opportunismo. Come si vedrà, la crisi di impresa è un terreno ideale per il prodursi e l’amplificarsi dei limiti cognitivi degli agenti economici, richiedendo un adattamento e un arricchimento dell’analisi che, finora, ha per lo più fatto proprie le premesse del modello neoclassico. L’analisi dettagliata delle singole cognitive illusions che producono effetti nel contesto della crisi di impresa - condotta nel Capitolo II - consente di comprendere le conseguenze della loro influenza congiunta sulla capacità di reazione dell’impresa in crisi. L’illustrazione e l’attenta considerazione degli effetti sistematici e prevedibili (i) dell’avversione alle perdite, che comporta una sopravvalutazione delle perdite rispetto ai guadagni, (ii) dell’overconfidence bias, che induce nell’imprenditore una falsa sicurezza sui mezzi a sua disposizione per affrontare la crisi e (iii) del c.d. sconto iperbolico, che conduce a drastico ridimensionamento dei costi e benefici futuri a favore di quelli presenti, consente di delineare i contorni di un mosaico di influenze che inibiscono la capacità di scelta dell’imprenditore in crisi. Come sarà evidenziato nella tesi, inoltre, l’influenza di tali bias è stata ampiamente osservata anche in relazione alle decisioni assunte in seno all’organo gestorio delle società, il cui processo decisionale è pertanto fortemente vincolato da elementi ulteriori e diversi dal calcolo consapevole e opportunistico riconducibile al moral hazard. Proprio l’insieme delle influenze sopra richiamate consentirà di identificare una “mala gestio cognitiva” degli amministratori, ovvero il fenomeno, differente dal moral hazard, per cui l’assunzione o la mancata assunzione di determinate scelte è il frutto non (necessariamente e solo) di una precisa strategia opportunistica ma, piuttosto, dell’influenza di più cognitive illusions che conducono al compimento di azioni dannose per l’impresa e i suoi stakeholders. In considerazione degli effetti delle cognitive illusions considerate nel Capitolo II e alla luce del percorso argomentativo ivi svolto, il Capitolo III si pone l’obiettivo di individuare misure volte a ridurre l’impatto dei bias sul processo decisionale dell’imprenditore e, per tale via, agevolare l’emersione tempestiva della crisi di impresa. In tale ottica, si avrà modo di evidenziare l’importanza dei risultati prodotti dagli studi in tema di architettura delle scelte, al pari della loro possibile integrazione nella struttura degli “assetti adeguati” richiesti dall’art. 3 del Codice della crisi e dall’art. 2086 c.c., i quali dovrebbero essere riempiti di contenuto (anche ai fini dell’applicazione dell’art. 2409 c.c.) tale da intercettare il reale processo decisionale dell’imprenditore, degli amministratori e dei soci. Particolare attenzione è quindi prestata al ruolo che le nuove tecnologie e gli strumenti dotati di intelligenza artificiale possono giocare nell’arginare gli effetti dei bias sul processo decisionale dell’organo gestorio. L’integrazione tra strumenti tecnologici e tecniche di architettura delle scelte rappresenta un terreno fertile per la sperimentazione e adozione di soluzioni finalizzate al miglioramento del processo decisionale degli amministratori, in particolare per la rilevazione e gestione tempestiva delle difficoltà dell’impresa. Sempre in tale ottica, infine, sarà compiuta una riflessione sulla necessità di ricalibrare il sistema di incentivi che hanno a oggetto l’emersione della crisi nel nostro sistema, riflessione a cui seguirà la proposta di alcune soluzioni che traggono origine dagli spunti forniti dall’economia comportamentale.
Il diritto della crisi d’impresa sotto la lente dell’economia comportamentale / Niccolo' Usai. - (2023).
Il diritto della crisi d’impresa sotto la lente dell’economia comportamentale
Niccolo' Usai
2023
Abstract
La tesi prende le mosse dalla constatazione che il risanamento di un’impresa è più probabile se la crisi è affrontata tempestivamente e che, tuttavia, ancora oggi si assiste a un diffuso ritardo nell’accesso agli strumenti e alle procedure di ristrutturazione messi a disposizione dall’ordinamento. All’interno del lavoro, dunque, sono affrontate le cause che ostacolano l’emersione tempestiva della crisi che, tradizionalmente, sono ravvisate nell’opportunismo dell’imprenditore e in un suo moral hazard. Facendo leva sugli studi di economia comportamentale, già ampiamente utilizzati in altri campi, è quindi suggerita una diversa lettura del fenomeno, che riconduca il ritardo nell’affrontare la crisi anche, se non soprattutto, ai limiti cognitivi. È dunque posto in risalto come, aderendo a una diversa lettura delle cause che conducono a un ritardo nell’emersione della crisi, sia possibile procedere a una rinnovata analisi dei diversi istituti che caratterizzano il diritto della crisi, con importanti conseguenze anche sull’assetto degli incentivi e delle sanzioni. Ciò per il tramite sia di una valorizzazione degli strumenti che consentono di indirizzare la condotta dell’agente “umano”, e perciò affetto da limiti cognitivi, sia di una corretta calibrazione di misure premiali e sanzioni che tenga conto delle cognitive illusions che incidono sul processo decisionale. Il presente lavoro si pone l’obiettivo di identificare e mettere a sistema le principali cognitive illusions che interessano il processo decisionale dell’imprenditore nel momento in cui è chiamato ad affrontare la crisi, nonché di proporre alcune soluzioni alle inefficienze causate dai fenomeni di irrazionalità - sia in via interpretativa che in un’ottica di riforma del diritto della crisi - al fine di eliminare quelli che sono individuati come i principali ostacoli all’emersione tempestiva della crisi. All’interno del Capitolo I, si procederà quindi a una ricostruzione delle premesse incorporate dall’analisi economica del diritto nello studio dei fenomeni che riguardano la crisi di impresa che, in larga parte, ha risentito delle influenze del modello neoclassico e che pone alla base delle proprie previsioni un agente economico c.d. “econe”, dotato cioè di capacità di memoria, di calcolo e di opportunismo privi di limiti. La differenza osservata dalle scienze comportamentali tra la condotta ideale ipotizzata dal modello neoclassico e quella realmente adottata dagli agenti economici ha permesso una migliore comprensione di fenomeni spesso ricondotti dall’interprete nella categoria dell’irrazionalità o dell’opportunismo. Come si vedrà, la crisi di impresa è un terreno ideale per il prodursi e l’amplificarsi dei limiti cognitivi degli agenti economici, richiedendo un adattamento e un arricchimento dell’analisi che, finora, ha per lo più fatto proprie le premesse del modello neoclassico. L’analisi dettagliata delle singole cognitive illusions che producono effetti nel contesto della crisi di impresa - condotta nel Capitolo II - consente di comprendere le conseguenze della loro influenza congiunta sulla capacità di reazione dell’impresa in crisi. L’illustrazione e l’attenta considerazione degli effetti sistematici e prevedibili (i) dell’avversione alle perdite, che comporta una sopravvalutazione delle perdite rispetto ai guadagni, (ii) dell’overconfidence bias, che induce nell’imprenditore una falsa sicurezza sui mezzi a sua disposizione per affrontare la crisi e (iii) del c.d. sconto iperbolico, che conduce a drastico ridimensionamento dei costi e benefici futuri a favore di quelli presenti, consente di delineare i contorni di un mosaico di influenze che inibiscono la capacità di scelta dell’imprenditore in crisi. Come sarà evidenziato nella tesi, inoltre, l’influenza di tali bias è stata ampiamente osservata anche in relazione alle decisioni assunte in seno all’organo gestorio delle società, il cui processo decisionale è pertanto fortemente vincolato da elementi ulteriori e diversi dal calcolo consapevole e opportunistico riconducibile al moral hazard. Proprio l’insieme delle influenze sopra richiamate consentirà di identificare una “mala gestio cognitiva” degli amministratori, ovvero il fenomeno, differente dal moral hazard, per cui l’assunzione o la mancata assunzione di determinate scelte è il frutto non (necessariamente e solo) di una precisa strategia opportunistica ma, piuttosto, dell’influenza di più cognitive illusions che conducono al compimento di azioni dannose per l’impresa e i suoi stakeholders. In considerazione degli effetti delle cognitive illusions considerate nel Capitolo II e alla luce del percorso argomentativo ivi svolto, il Capitolo III si pone l’obiettivo di individuare misure volte a ridurre l’impatto dei bias sul processo decisionale dell’imprenditore e, per tale via, agevolare l’emersione tempestiva della crisi di impresa. In tale ottica, si avrà modo di evidenziare l’importanza dei risultati prodotti dagli studi in tema di architettura delle scelte, al pari della loro possibile integrazione nella struttura degli “assetti adeguati” richiesti dall’art. 3 del Codice della crisi e dall’art. 2086 c.c., i quali dovrebbero essere riempiti di contenuto (anche ai fini dell’applicazione dell’art. 2409 c.c.) tale da intercettare il reale processo decisionale dell’imprenditore, degli amministratori e dei soci. Particolare attenzione è quindi prestata al ruolo che le nuove tecnologie e gli strumenti dotati di intelligenza artificiale possono giocare nell’arginare gli effetti dei bias sul processo decisionale dell’organo gestorio. L’integrazione tra strumenti tecnologici e tecniche di architettura delle scelte rappresenta un terreno fertile per la sperimentazione e adozione di soluzioni finalizzate al miglioramento del processo decisionale degli amministratori, in particolare per la rilevazione e gestione tempestiva delle difficoltà dell’impresa. Sempre in tale ottica, infine, sarà compiuta una riflessione sulla necessità di ricalibrare il sistema di incentivi che hanno a oggetto l’emersione della crisi nel nostro sistema, riflessione a cui seguirà la proposta di alcune soluzioni che traggono origine dagli spunti forniti dall’economia comportamentale.File | Dimensione | Formato | |
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