La ricerca mira ad esplorare le diverse tappe dell’evoluzione della protezione dell’identità nell’ambito del diritto internazionale, con un particolare focus sui diritti umani. A tal fine, verrà analizzato come le convenzioni internazionali, per come interpretate dai tribunali internazionali, abbiano progressivamente riconosciuto e salvaguardato le sue diverse dimensioni e verranno discussi i limiti che la sua protezione ha conosciuto, al fine di comprenderne le motivazioni e valutare se sia possibile prospettare nuove soluzioni normative o giurisprudenziali, adeguate al loro superamento. A questo scopo, il primo capitolo si propone di indagare le origini della tutela dell’identità nel diritto internazionale per verificare se le prime forme di salvaguardia abbiano rappresentato un modello da seguire nella protezione dell’identità. In particolar modo, ampio spazio verrà dedicato alla ricostruzione del regime di tutela dell’identità delle minoranze e dei loro membri istituito nel Primo dopoguerra e posto sotto la garanzia della Società delle Nazioni. Si indagherà poi se la fine di questo regime, concomitante con gli sviluppi sul piano internazionale successivi al secondo conflitto mondiale, abbiano determinato un cambio di paradigma nella tutela dell’identità. La seconda sezione, invece, apre all’analisi di un altro settore del diritto internazionale, il diritto internazionale penale, al fine di verificare se la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, possa essere considerata uno strumento atto a tutelare, nonostante la deliberata esclusione del genocidio culturale, l’identità dei gruppi protetti. Infine, nella terza sezione verrà esaminato il riemergere, a partire dalla fine degli anni ’60, dell’interesse per la tutela dell’identità culturale, religiosa e linguistica dei membri delle minoranze nei trattati sui diritti umani. Il secondo capitolo, in continuità con il precedente, è dedicato al ruolo svolto dai meccanismi di controllo sugli accordi regionali posti a tutela dei diritti umani in relazione alla protezione dell’identità culturale e religiosa delle minoranze e dei loro membri. Nella prima sezione, verranno affrontati quattro profili principali della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia: la tutela della libertà di associazione di enti rappresentativi delle minoranze – partiti politici, associazioni e comunità religiose – come strumento di rivendicazione dell’identità delle minoranze nella sfera pubblica; la tutela del diritto di manifestare la propria religione indossando simboli religiosi; la protezione dell’identità culturale degli individui appartenenti a gruppi minoritari; e, infine, la giurisprudenza in tema di non discriminazione razziale ed etnica. La seconda sezione del secondo capitolo sarà invece dedicata alla protezione da parte della Corte interamericana delle specificità identitarie dei popoli indigeni. Ci si interrogherà sull’uso del diritto all’identità culturale come strumento per interpretare varie disposizioni della Convenzione americana, come il diritto di proprietà, il diritto alla vita, alla partecipazione politica e al trattamento umano. Infine, verrà richiamato uno sviluppo recente che prevede la diretta giustiziabilità del diritto all’identità culturale dall’art. 26 della Convenzione americana. Nel terzo capitolo, invece, il focus dell’analisi si sposterà sull’identità biologica e genetica e sulle sfide interpretative poste dal diritto alla conoscenza delle proprie origini. Verranno analizzati i principali accordi di diritto internazionale che regolano tale diritto per individuare dei principi guida e dei criteri generali che possano orientare la delicata operazione di bilanciamento tra tutti gli interessi in gioco. L’analisi riguarderà prevalentemente la prassi del Comitato per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Corte europea dei diritti dell’uomo. Si cercherà di verificare anche se gli obblighi internazionali degli Stati in relazione a tale diritto incontrino delle differenze significative a seconda del fatto che ci si trovi in presenza dei casi tradizionali di adozione o di nati attraverso tecniche di riproduzione assistita, come la donazione di gameti e la maternità surrogata. Infine, il quarto e ultimo capitolo si occuperà di ricostruire l’evoluzione della tutela internazionale dell’identità di genere e, in particolar modo, del diritto al riconoscimento legale del genere d’elezione. Il capitolo ricostruirà, prima di tutto, la genesi e l’evoluzione della categoria del “genere” nel diritto internazionale dei diritti umani. Verranno poi illustrate le posizioni di diversi meccanismi di controllo e procedure speciali delle Nazioni Unite che, sotto la spinta propulsiva del Principi di Yogyakarta, nell’ultimo decennio, hanno adottato documenti in cuisi contrastano la patologizzazione delle identità trans e hanno sposato un modello basato sull’autodeterminazione individuale. Nella seconda sezione del capitolo, l’analisi si sposterà ancora una volta a livello regionale per verificare se e con quali limiti l’identità di genere di individui gender-variant sia garantita dalla Corte europea e dalla Corte interamericana dei diritti umani.
La tutela dell'identità nel diritto internazionale / Francesca Cerulli. - (2024).
La tutela dell'identità nel diritto internazionale
Francesca Cerulli
2024
Abstract
La ricerca mira ad esplorare le diverse tappe dell’evoluzione della protezione dell’identità nell’ambito del diritto internazionale, con un particolare focus sui diritti umani. A tal fine, verrà analizzato come le convenzioni internazionali, per come interpretate dai tribunali internazionali, abbiano progressivamente riconosciuto e salvaguardato le sue diverse dimensioni e verranno discussi i limiti che la sua protezione ha conosciuto, al fine di comprenderne le motivazioni e valutare se sia possibile prospettare nuove soluzioni normative o giurisprudenziali, adeguate al loro superamento. A questo scopo, il primo capitolo si propone di indagare le origini della tutela dell’identità nel diritto internazionale per verificare se le prime forme di salvaguardia abbiano rappresentato un modello da seguire nella protezione dell’identità. In particolar modo, ampio spazio verrà dedicato alla ricostruzione del regime di tutela dell’identità delle minoranze e dei loro membri istituito nel Primo dopoguerra e posto sotto la garanzia della Società delle Nazioni. Si indagherà poi se la fine di questo regime, concomitante con gli sviluppi sul piano internazionale successivi al secondo conflitto mondiale, abbiano determinato un cambio di paradigma nella tutela dell’identità. La seconda sezione, invece, apre all’analisi di un altro settore del diritto internazionale, il diritto internazionale penale, al fine di verificare se la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, possa essere considerata uno strumento atto a tutelare, nonostante la deliberata esclusione del genocidio culturale, l’identità dei gruppi protetti. Infine, nella terza sezione verrà esaminato il riemergere, a partire dalla fine degli anni ’60, dell’interesse per la tutela dell’identità culturale, religiosa e linguistica dei membri delle minoranze nei trattati sui diritti umani. Il secondo capitolo, in continuità con il precedente, è dedicato al ruolo svolto dai meccanismi di controllo sugli accordi regionali posti a tutela dei diritti umani in relazione alla protezione dell’identità culturale e religiosa delle minoranze e dei loro membri. Nella prima sezione, verranno affrontati quattro profili principali della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia: la tutela della libertà di associazione di enti rappresentativi delle minoranze – partiti politici, associazioni e comunità religiose – come strumento di rivendicazione dell’identità delle minoranze nella sfera pubblica; la tutela del diritto di manifestare la propria religione indossando simboli religiosi; la protezione dell’identità culturale degli individui appartenenti a gruppi minoritari; e, infine, la giurisprudenza in tema di non discriminazione razziale ed etnica. La seconda sezione del secondo capitolo sarà invece dedicata alla protezione da parte della Corte interamericana delle specificità identitarie dei popoli indigeni. Ci si interrogherà sull’uso del diritto all’identità culturale come strumento per interpretare varie disposizioni della Convenzione americana, come il diritto di proprietà, il diritto alla vita, alla partecipazione politica e al trattamento umano. Infine, verrà richiamato uno sviluppo recente che prevede la diretta giustiziabilità del diritto all’identità culturale dall’art. 26 della Convenzione americana. Nel terzo capitolo, invece, il focus dell’analisi si sposterà sull’identità biologica e genetica e sulle sfide interpretative poste dal diritto alla conoscenza delle proprie origini. Verranno analizzati i principali accordi di diritto internazionale che regolano tale diritto per individuare dei principi guida e dei criteri generali che possano orientare la delicata operazione di bilanciamento tra tutti gli interessi in gioco. L’analisi riguarderà prevalentemente la prassi del Comitato per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Corte europea dei diritti dell’uomo. Si cercherà di verificare anche se gli obblighi internazionali degli Stati in relazione a tale diritto incontrino delle differenze significative a seconda del fatto che ci si trovi in presenza dei casi tradizionali di adozione o di nati attraverso tecniche di riproduzione assistita, come la donazione di gameti e la maternità surrogata. Infine, il quarto e ultimo capitolo si occuperà di ricostruire l’evoluzione della tutela internazionale dell’identità di genere e, in particolar modo, del diritto al riconoscimento legale del genere d’elezione. Il capitolo ricostruirà, prima di tutto, la genesi e l’evoluzione della categoria del “genere” nel diritto internazionale dei diritti umani. Verranno poi illustrate le posizioni di diversi meccanismi di controllo e procedure speciali delle Nazioni Unite che, sotto la spinta propulsiva del Principi di Yogyakarta, nell’ultimo decennio, hanno adottato documenti in cuisi contrastano la patologizzazione delle identità trans e hanno sposato un modello basato sull’autodeterminazione individuale. Nella seconda sezione del capitolo, l’analisi si sposterà ancora una volta a livello regionale per verificare se e con quali limiti l’identità di genere di individui gender-variant sia garantita dalla Corte europea e dalla Corte interamericana dei diritti umani.File | Dimensione | Formato | |
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