“Potrebbe affascinare uno psicanalista”. Questa l’icastica – e in molti sensi azzeccatissima – indicazione vergata da Llewellyn nella recensione alla Sociologia del diritto di Max Weber. Si tratta di un testo ingarbugliato e complicato, altalenante tra considerazioni generalissime e meticolose ricostruzioni di minuscoli dettagli, dalla storia quasi romanzesca – manoscritto rimasto in bozza, assemblato con molta “libertà” dai curatori e pubblicato dopo la morte dell’autore – e dalla ricezione tanto diffusa quanto schizofrenica; uno dei Weber fintamente più noti, a cui spesso ci si è approcciati estraendo da quell’intrico i passaggi più assertivi e meno perturbanti, e relegando nel contempo il resto a svista e guazzabuglio. Questo scritto, invece, si struttura come un corpo a corpo con il Diritto di Weber, ora finalmente disponibile in edizione filologicamente accurata. Intrecciando un piano esegetico e uno più marcatamente contenutistico, emerge un Weber sensibilmente più complicato, distante da alcune semplificazioni manualistiche; e un Weber che proprio in virtù di questa complessità riguadagna un posto nel dibattito (anche contemporaneo) su natura, ruoli e funzioni del diritto. Il romanzo del Diritto racconta di un campo sociale che appare come il sovrapporsi, l’intersecarsi e l’affiancarsi di ordinamenti – abitudinari, convenzionali o giuridici – diversi e non collimanti: una babele di gruppi, associazioni, unioni, istituzioni, cerchie, ambienti, in cui costumi, convenzioni e diritti si influenzano e si scontrano, si adattano e si modificano, si contrappongono e si concedono tregue. E in questo quadro il diritto si mostra come tecnica polivalente, ricca di competenze: può essere strumento di imposizione e metodo di organizzazione, arma di lotta e comando come pure strumento di selezione e ritaglio. La tesi fondo è presto detta: dipingere un Weber diagnosticamente pluralista (giuridico) e normativamente positivista (giuridico); sensibile a e consonante con le ricostruzioni più avanzate del pluralismo giuridico e però politicamente – e con ottimi argomenti – schierato sul fronte del diritto razionale e formale egemonizzato dallo Stato.
A duello! Pluralismo (giuridico) e conflitto in Max Weber / Mirko Alagna. - STAMPA. - (2024).
A duello! Pluralismo (giuridico) e conflitto in Max Weber
Mirko Alagna
2024
Abstract
“Potrebbe affascinare uno psicanalista”. Questa l’icastica – e in molti sensi azzeccatissima – indicazione vergata da Llewellyn nella recensione alla Sociologia del diritto di Max Weber. Si tratta di un testo ingarbugliato e complicato, altalenante tra considerazioni generalissime e meticolose ricostruzioni di minuscoli dettagli, dalla storia quasi romanzesca – manoscritto rimasto in bozza, assemblato con molta “libertà” dai curatori e pubblicato dopo la morte dell’autore – e dalla ricezione tanto diffusa quanto schizofrenica; uno dei Weber fintamente più noti, a cui spesso ci si è approcciati estraendo da quell’intrico i passaggi più assertivi e meno perturbanti, e relegando nel contempo il resto a svista e guazzabuglio. Questo scritto, invece, si struttura come un corpo a corpo con il Diritto di Weber, ora finalmente disponibile in edizione filologicamente accurata. Intrecciando un piano esegetico e uno più marcatamente contenutistico, emerge un Weber sensibilmente più complicato, distante da alcune semplificazioni manualistiche; e un Weber che proprio in virtù di questa complessità riguadagna un posto nel dibattito (anche contemporaneo) su natura, ruoli e funzioni del diritto. Il romanzo del Diritto racconta di un campo sociale che appare come il sovrapporsi, l’intersecarsi e l’affiancarsi di ordinamenti – abitudinari, convenzionali o giuridici – diversi e non collimanti: una babele di gruppi, associazioni, unioni, istituzioni, cerchie, ambienti, in cui costumi, convenzioni e diritti si influenzano e si scontrano, si adattano e si modificano, si contrappongono e si concedono tregue. E in questo quadro il diritto si mostra come tecnica polivalente, ricca di competenze: può essere strumento di imposizione e metodo di organizzazione, arma di lotta e comando come pure strumento di selezione e ritaglio. La tesi fondo è presto detta: dipingere un Weber diagnosticamente pluralista (giuridico) e normativamente positivista (giuridico); sensibile a e consonante con le ricostruzioni più avanzate del pluralismo giuridico e però politicamente – e con ottimi argomenti – schierato sul fronte del diritto razionale e formale egemonizzato dallo Stato.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.