Per duemila anni l’architettura delle chiese ha caratterizzato la storia dell’architettura occidentale, dando origine alle esperienze più importanti e fondative. Pur nell’innovazione architettonica che ha caratterizzato i diversi periodi storici, l’architettura della chiesa si è sviluppata su elementi tipologici quasi sempre inamovibili fino alla metà del XX secolo. Le esperienze del Movimento Liturgico in Germania prima, e le esperienze italiane guidate dal Cardinale Giacomo Lercaro poi, porteranno alla ridefinizione dello spazio sacro sancito dal Concilio Vaticano II, con l’intento di ridefinire una nuova tipologia architettonica adatta ad una nuova società. Il limite, se così può essere definito, delle indicazioni emerse dal Concilio sta nell’aver identificato le tematiche di rinnovamento senza dare indicazioni architettoniche, lasciando così all’architetto la possibilità di tradurre in spazio le richieste per costruire l’edificio destinato ad ospitare una liturgia riformata. Questa volontà di innovazione ha prodotto dalla metà del Novecento una sequenza di sperimentazioni e ricerche con esiti di grande valore qualitativo, ma anche una moltitudine di architetture che navigano disperse in un mare senza punti di riferimento. A più di sessant’anni dal Concilio Vaticano II è necessario guardare ai maestri italiani che si sono confrontati per lungo tempo con il tema dell’architettura sacra nel XX secolo, per comprenderne il pensiero, analizzare la ricerca e carpire gli esiti migliori da portare nel progetto di oggi. Solo così possiamo proseguire quella ricerca di aggiornamento e valorizzazione dello spazio sacro iniziata con il Concilio Vaticano II, che si inserisce in un contesto millenario che ha costruito e definito l’architettura occidentale. In questo contesto la figura di Giuseppe Vaccaro si inserisce in maniera predominante. La sua esperienza progettuale si sviluppa per oltre un cinquantennio, iniziando negli anni Venti fino agli anni Settanta, affrontando i momenti più importanti della storia architettonica del Novecento. In questo cinquantennio Vaccaro progetta e costruisce un numero elevato di edifici sacri, confrontandosi con tematiche stringenti nel panorama architettonico italiano e internazionale, arrivando ad esiti di grande rilievo. Vaccaro si confronta con i temi della tradizione e della riforma liturgica, lavorando su elementi tipologici rivisitati e riformulati. Temi come organizzazione dello spazio interno, tipologia di pianta, facciata, diventano oggetto dell’indagine di Vaccaro, che progetto per progetto, formula soluzioni e linguaggi differenti. Proprio questa sua apparente ‘incoerenza’ linguistica e la mancata adesione ad un movimento architettonico definito sono da inserire tra le cause della sua mancata presenza tra i nomi dei maestri italiani del Novecento e causa dell’assenza del suo nome nella storiografia ufficiale.
Il potere emotivo delle forme costruite. L'architettura sacra in Giuseppe Vaccaro / Gianluca Buoncore. - (2024).
Il potere emotivo delle forme costruite. L'architettura sacra in Giuseppe Vaccaro
Gianluca Buoncore
2024
Abstract
Per duemila anni l’architettura delle chiese ha caratterizzato la storia dell’architettura occidentale, dando origine alle esperienze più importanti e fondative. Pur nell’innovazione architettonica che ha caratterizzato i diversi periodi storici, l’architettura della chiesa si è sviluppata su elementi tipologici quasi sempre inamovibili fino alla metà del XX secolo. Le esperienze del Movimento Liturgico in Germania prima, e le esperienze italiane guidate dal Cardinale Giacomo Lercaro poi, porteranno alla ridefinizione dello spazio sacro sancito dal Concilio Vaticano II, con l’intento di ridefinire una nuova tipologia architettonica adatta ad una nuova società. Il limite, se così può essere definito, delle indicazioni emerse dal Concilio sta nell’aver identificato le tematiche di rinnovamento senza dare indicazioni architettoniche, lasciando così all’architetto la possibilità di tradurre in spazio le richieste per costruire l’edificio destinato ad ospitare una liturgia riformata. Questa volontà di innovazione ha prodotto dalla metà del Novecento una sequenza di sperimentazioni e ricerche con esiti di grande valore qualitativo, ma anche una moltitudine di architetture che navigano disperse in un mare senza punti di riferimento. A più di sessant’anni dal Concilio Vaticano II è necessario guardare ai maestri italiani che si sono confrontati per lungo tempo con il tema dell’architettura sacra nel XX secolo, per comprenderne il pensiero, analizzare la ricerca e carpire gli esiti migliori da portare nel progetto di oggi. Solo così possiamo proseguire quella ricerca di aggiornamento e valorizzazione dello spazio sacro iniziata con il Concilio Vaticano II, che si inserisce in un contesto millenario che ha costruito e definito l’architettura occidentale. In questo contesto la figura di Giuseppe Vaccaro si inserisce in maniera predominante. La sua esperienza progettuale si sviluppa per oltre un cinquantennio, iniziando negli anni Venti fino agli anni Settanta, affrontando i momenti più importanti della storia architettonica del Novecento. In questo cinquantennio Vaccaro progetta e costruisce un numero elevato di edifici sacri, confrontandosi con tematiche stringenti nel panorama architettonico italiano e internazionale, arrivando ad esiti di grande rilievo. Vaccaro si confronta con i temi della tradizione e della riforma liturgica, lavorando su elementi tipologici rivisitati e riformulati. Temi come organizzazione dello spazio interno, tipologia di pianta, facciata, diventano oggetto dell’indagine di Vaccaro, che progetto per progetto, formula soluzioni e linguaggi differenti. Proprio questa sua apparente ‘incoerenza’ linguistica e la mancata adesione ad un movimento architettonico definito sono da inserire tra le cause della sua mancata presenza tra i nomi dei maestri italiani del Novecento e causa dell’assenza del suo nome nella storiografia ufficiale.File | Dimensione | Formato | |
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