La storia tormentata dei manoscritti di Leonardo da Vinci (1452-1519) ha sempre affascinato gli studiosi, che si sono sforzati di ricostruire percorsi e datazioni da attribuire agli oltre quattromila fogli che costituiscono attualmente il lascito vinciano. Quest’ultimo è stato spesso oggetto di furti e manomissioni nel corso dei secoli, ma anche di trascrizioni più o meno estese, che formano oggi un’importante collezione di apografi. Il manoscritto O (Regg. A 35/2, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia) contiene trascrizioni tratte dai taccuini di Leonardo conservati all’Institut de France (Parigi). L’importanza di questo singolare testimone è stata segnalata negli anni Settanta del secolo scorso da Nando de Toni (1902-1982), che aveva individuato tra le sue pagine alcuni brani riconducibili a fogli dispersi del ms. E di Leonardo. Grazie a Carlo Maccagni (1932-2022) il manoscritto O è stato in seguito associato alle note a margine presenti nella versione del "Trattato di architettura" di Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) tramandata dal ms. Ashb. 361 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nel volume qui presentato la storia di quelle postille – sino ad oggi unanimemente attribuite a Leonardo dai maggiori studiosi vinciani – viene riconsiderata sulla base di una diversa lettura delle carte e, in particolare, di alcuni documenti che nel passato sono stati oggetto di erronee attribuzioni e datazioni. Le nuove indagini hanno portato ad analizzare nel dettaglio le postille stesse e la storia del ms. Ashb. 361, che tra il 1822 e il 1842 peregrinò tra Modena, Milano, Londra, Parigi e venne poi venduto da Guglielmo Libri (1802-1869) a Bertram Ashburnham, 4th Earl of Ashburnham (1797-1878), nel 1847, prima di rientrare in Italia nel 1884. Gli autori propongono una ricostruzione ricca di colpi di scena, che mette in discussione certezze date per scontate. I risultati qui raccolti costringono a riconsiderare un certo modo di fare ricerca all’interno di quel vasto campo di studi che Mario Cermenati (1868-1924), presidente della Reale Commissione Vinciana, definì vinciologia.

Il biberon di Leonardo. Le postille al "Trattato di architettura" di Francesco di Giorgio Martini (ms. Ashb. 361): Leonardo da Vinci, Guglielmo Libri e i loro interpreti / Antonio Becchi; Marco Biffi. - STAMPA. - (2024).

Il biberon di Leonardo. Le postille al "Trattato di architettura" di Francesco di Giorgio Martini (ms. Ashb. 361): Leonardo da Vinci, Guglielmo Libri e i loro interpreti

Marco Biffi
2024

Abstract

La storia tormentata dei manoscritti di Leonardo da Vinci (1452-1519) ha sempre affascinato gli studiosi, che si sono sforzati di ricostruire percorsi e datazioni da attribuire agli oltre quattromila fogli che costituiscono attualmente il lascito vinciano. Quest’ultimo è stato spesso oggetto di furti e manomissioni nel corso dei secoli, ma anche di trascrizioni più o meno estese, che formano oggi un’importante collezione di apografi. Il manoscritto O (Regg. A 35/2, Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia) contiene trascrizioni tratte dai taccuini di Leonardo conservati all’Institut de France (Parigi). L’importanza di questo singolare testimone è stata segnalata negli anni Settanta del secolo scorso da Nando de Toni (1902-1982), che aveva individuato tra le sue pagine alcuni brani riconducibili a fogli dispersi del ms. E di Leonardo. Grazie a Carlo Maccagni (1932-2022) il manoscritto O è stato in seguito associato alle note a margine presenti nella versione del "Trattato di architettura" di Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) tramandata dal ms. Ashb. 361 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Nel volume qui presentato la storia di quelle postille – sino ad oggi unanimemente attribuite a Leonardo dai maggiori studiosi vinciani – viene riconsiderata sulla base di una diversa lettura delle carte e, in particolare, di alcuni documenti che nel passato sono stati oggetto di erronee attribuzioni e datazioni. Le nuove indagini hanno portato ad analizzare nel dettaglio le postille stesse e la storia del ms. Ashb. 361, che tra il 1822 e il 1842 peregrinò tra Modena, Milano, Londra, Parigi e venne poi venduto da Guglielmo Libri (1802-1869) a Bertram Ashburnham, 4th Earl of Ashburnham (1797-1878), nel 1847, prima di rientrare in Italia nel 1884. Gli autori propongono una ricostruzione ricca di colpi di scena, che mette in discussione certezze date per scontate. I risultati qui raccolti costringono a riconsiderare un certo modo di fare ricerca all’interno di quel vasto campo di studi che Mario Cermenati (1868-1924), presidente della Reale Commissione Vinciana, definì vinciologia.
2024
978-88-9359-963-4
Antonio Becchi; Marco Biffi
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