Il progetto ReMAP. Trame di mosaico, segni nel paesaggio, narrazioni virtuali: ripensare la Mappa di Madaba nel Terzo Millennio La mostra intende presentare i primi risultati dell’attività di ricerca svolta in Giordania dal 2019, nell’ambito di una missione geografica ed archeologica sostenuta dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione. L’acronimo REMAP, nelle nostre intenzioni, intende evocare l'azione del cartografare attraverso tecnologie innovative in grado di aggiungere contenuti alla rappresentazione e offrire una narrazione più coinvolgente. Le tessere del mosaico corrispondono ad altrettanti segni nel paesaggio, tangibili e intangibili che è necessario decodificare per ricostruire trame interrotte o dimenticate. Il titolo del progetto descrive, quindi, l'oggetto della ricerca e, in parte, anche gli obiettivi che si intendono raggiungere, richiamando il ruolo che il patrimonio culturale e archeologico può svolgere oggi nell'attivare processi di sviluppo virtuosi. La scelta della metodologia di ricerca e la strategia di comunicazione dei risultati, inclusiva, replicabile, incrementabile, sono guidate, infatti, dall’attenzione all'impatto che i progetti di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale possono avere nel sostenere un'economia locale sostenibile nel tempo sia in termini economici che ambientali, sociali e culturali. La mostra Tessere del Tempo (Tiles of Time) è organizzata in quattro sezioni precedute da una sezione introduttiva. Nella sezione introduttiva la centralità della mappa musiva di Madaba è resa attraverso due grandi pannelli: una riproduzione del mosaico dalla quale è possibile accedere, attraverso una web app, a contenuti multimediali (realtà aumentata) e una grande carta geografica nella quale tutti i toponimi ricavati dalle diverse fonti utilizzate sono geolocalizzati suggerendo una possibile ricostruzione dell’originaria estensione del mosaico. Va sottolineato come manchino riproduzioni a grande risoluzione del mosaico e, pertanto, quella esposta, frutto di un paziente lavoro di recupero di fotogrammi originali e di riproduzioni parziali, costituisce un primo importante risultato del progetto. ReMAP si propone, in primo luogo, la ricostruzione del paesaggio storico basata su fonti cartografiche, documentarie e archeologiche analizzate attraverso un approccio metodologico in grado di evidenziare nodi e percorsi geografici e culturali e l'uso di tecnologie innovative per la gestione e la condivisione dei dati. L’oggetto della ricerca, ma potremmo meglio definirlo il filo rosso che riconduce ad unità le diverse attività intraprese, è la Mappa di Madaba (VI secolo a.C.), una dettagliata rappresentazione a mosaico della Terra Santa, conservata nella Chiesa di San Giorgio a Madaba. La prima sezione, Una mappa per l'anima, è dedicata a questa straordinaria rappresentazione della quale si evidenzia la singolarità, rispetto a opere musive coeve, che risiede nel chiaro intento di collocare le località rappresentate in un corretto rapporto spaziale, tenendo conto delle componenti idrografiche e morfologiche del territorio e della rete stradale regionale. Il mosaico ad oggi visibile, sopravvissuto all’impatto del tempo e degli uomini, occupa circa trenta metri quadri (poco più di 10 metri per 5), mentre in origine doveva occupare più di novanta metri quadrati (quasi 16 metri per 6). Orientata con l’est in alto, la mappa musiva descriveva un ampio territorio, dal Delta del Nilo al Libano e dal deserto arabico al Mar Mediterraneo, che sono i limiti geografici della terra promessa ad Abramo (Gen 15,18). La suddivisione del territorio tra le dodici tribù di Israele, la presenza delle benedizioni patriarcali per ogni tribù, i riferimenti biblici diretti, la centralità di Gerusalemme suggeriscono il carattere teologico della rappresentazione, anche se questa non è l'unica chiave di lettura. La ricchezza di toponimi, le vignette di città facilmente identificabili grazie ad elementi architettonici identitari, i molti riferimenti alle caratteristiche fisiche dell'area resi con realismo pittorico ne fanno una sorta di atlante geografico del Vicino Oriente dal Libano all’Egitto. Per questo motivo il mosaico è divenuto, si potrebbe dire ovviamente, la piattaforma di accesso ai dati raccolti e prodotti dal progetto. La ricerca si è articolata in tre fasi principali che hanno condotto inizialmente alla decostruzione del documento utilizzando chiavi interpretative (cultura tangibile e/o intangibile; conoscenza biblica e/o geografica) con riferimento a diverse fonti e al contesto geografico, culturale e socio-economico; alla sua ricomposizione utilizzando tecnologie di realtà aumentata per creare un archivio dinamico, che permetta di arricchirne la percezione visiva attraverso informazioni sovrapposte, così da comprendere meglio il documento, la sua storia, il paesaggio storico rappresentato ed alla proposta, infine , di ricostruzione del paesaggio storico, limitatamente, per il momento, ad alcuni luoghi significativi sulla base delle informazioni desunte dalle diverse fonti, dal rilievo sul terreno, partendo tuttavia sempre dalla mappa di Madaba che ritrae le caratteristiche geografiche culturali e fisiche del territorio con singolare efficacia. Le attività che hanno reso possibile questi risultati sono state: ricerca delle fonti; indagini sul campo; analisi dei dati e ipotesi ricostruttive; produzione di rendering 3D e scenari immersivi; creazione di un sistema innovativo e articolato di archiviazione, gestione e accesso ai dati. La seconda sezione è dedicata alla Biblioteca di Madaba. La Mappa di Madaba, dal punto di vista dell'evoluzione delle tecniche cartografiche e delle conoscenze geografiche, rappresenta un punto di arrivo. Riassume le conoscenze cartografiche del mondo romano e bizantino, ma è anche, ovviamente, un punto di partenza. Ha quindi senso cercare di ricostruire la consistenza di una ipotetica biblioteca di Madaba, intesa come l'insieme delle fonti a cui gli artisti potevano fare riferimento, e studiare l'eredità che questo tipo di rappresentazione ha lasciato, influenzando la cartografia medievale. Sono state, quindi, analizzate diverse fonti, cartografie e iconografie in particolare, collocabili in un arco temporale ampio, dal I al XIII secolo C.E., la cui comparazione ha permesso di individuare influenze stilistiche; prestiti; lasciti e di individuare le fonti più probabilmente conosciute, disponibili e considerate autorevoli. Tra queste le opere di Eusebio di Cesarea e in particolare l’Onomasticon, di Flavio Giuseppe, la Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civilium quam militarium, l’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti; la Topografia di Teodosio; la Geografia di Tolomeo e le cartografie contenute nei codici manoscritti greco e latino conservati presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze; la Tabula Peutingeriana che, anche se realizzata per scopi e con tecniche diverse rispetto alla Mappa di Madaba, costituisce certamente una fonte importante per il rilevamento di città e strade. Sono stati, inoltre, studiati i mosaici coevi di Ma'in, Umm ar Rasas, Amman, Jerash, Bostra che potevano offrire modelli di rappresentazioni urbane, scene di vita quotidiana, animali e piante utili a immaginare le parti del mosaico modificate dagli iconoclasti o irrimediabilmente perdute. Sono state studiate cartografie medievali della Terra Santa, sia in originale che in copia. Da esse sono stati estratti i toponimi e le informazioni sui luoghi che avevano un ruolo politico, religioso ed economico nel periodo considerato, dal I al XIII secolo. Le notazioni toponomastiche, oltre 500, insieme alla relativa documentazione, alle immagini e ai dati prodotti dal progetto (ortofoto, ricostruzioni 3D, DTM, renderizzazioni, ...) sono stati caricati in una piattaforma digitale creata per acquisire, gestire, analizzare e visualizzare informazioni, documenti e contenuti multimediali e che viene a costituire, in qualche modo, una moderna Biblioteca di Madaba. La terza sezione intende costituire una sorta di Macchina del tempo del paesaggio. Sono messe a confronto fotografie scattate agli stessi luoghi in tempi diversi a partire dai primi scatti realizzati nell’Ottocento; cartografie storiche e attuali; racconti di viaggio, dalla seconda metà del Settecento alla seconda metà del Novecento, che mostrano come siano cambiati nel tempo non solo i paesaggi, i mezzi di trasporto, gli stili di vita, le mete, ma anche la percezione dei luoghi. I documenti studiati provengono dagli archivi della Società Geografica Italiana, dell’Istituto per l’Oriente e da altri archivi pubblici e privati e coprono un arco temporale ampio, di oltre due secoli. Per il progetto è stata, inoltre, condotta un’estesa campagna fotografica tesa a documentare tutti i luoghi rappresentati nella Mappa di Madaba. Molti dei luoghi documentati da fotografie storiche sono stati nuovamente ritratti così da cogliere a pieno i cambiamenti intervenuti. La quarta sezione Cartografare il tempo, cartografare lo spazio espone i prodotti realizzati dal progetto REMAP. Nell'ambito del progetto, è stata svolta un'impegnativa attività di rilievo sul campo utilizzando un drone e un GPS topografico. Il rilievo con il drone è stato condotto in una vasta area vicina al Mar Morto e al Monte Nebo (Siyagha; Mukhayyat; Ayun Musa). Questo ha permesso di produrre ortofoto aggiornate, DTM ad alta risoluzione, ricostruzioni 3D e video di grande rilevanza per lo studio dell’area e indispensabile base conoscitiva per l’avvio di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale. Nell’intento di offrire un’esperienza più coinvolgente, sono stati creati tour virtuali per luoghi di grande interesse archeologico e paesaggistico dal nord al sud della Giordania. Tra gli obiettivi vi era certamente quello di consentire una visita virtuale e immersiva anche quando non sia possibile, come è stato ad esempio nel periodo della pandemia, effettuare una visita reale. A questo si è tuttavia aggiunta la volontà di superare l’approccio tradizionale espositivo-informativo per consentire una fruizione più interattiva e rispondente agli interessi del visitatore, sia virtuale che reale, un'esplorazione a 360° dei siti, arricchita da contenuti (immagini dei mosaici non più in situ o coperti; planimetrie; ricostruzioni, documenti, cartografie e fotografie storiche) in grado di raccontare storie. Sia i video che i modelli 3D che i tour virtuali sono accessibili e navigabili tramite l’archivio digitale e la webapp che costituiscono ulteriori prodotti del progetto. L’archivio digitale, realizzato con tecnologia multitenant, consente di gestire i prodotti di più progetti ed è dunque incrementabile. Ogni progetto mantiene la propria identità, riconoscibilità e integrità, sviluppando, se necessario, anche strumenti dedicati all’interno della piattaforma. Il repository comune viene arricchito dai dati resi disponibili dai progetti il che, come è evidente, permette di aumentare i confronti, le relazioni e le potenzialità di interpretazione dei dati. In questa piattaforma abbiamo caricato la nostra Biblioteca di Madaba, accessibile dalla propria home page. Gli stessi contenuti possono essere consultati anche grazie a una WebApp di Realtà Aumentata, inquadrando la Mappa di Madaba. Per ogni settore inquadrato saranno visualizzabili tramite smartphone i contenuti disponibili relativi a quella porzione di territorio (toponimi, fotografie, cartografie, notizie, video, 3D, tour virtuali, …). Il progetto si propone anche di tentare una ricostruzione virtuale delle parti mancanti del mosaico, coerente con le fonti e i risultati della ricerca sul campo. Per colmare le lacune del mosaico dovute all'usura del tempo e all'intervento umano è stata sperimentata l'intelligenza artificiale. I risultati sono incoraggianti, seppur non ancora soddisfacenti. L’analisi delle risposte ottenute, l’utilizzo combinato di software diversi insieme all’arricchimento della banca dati con i numerosi modelli censiti, consentirà il necessario addestramento degli algoritmi. Stiamo infine producendo alcuni rendering 3D con la tecnologia del virtual landscaping. L'utilizzo di ricostruzioni virtuali, immersive, permetterà di supportare la comprensione delle tracce lasciate nel tempo dalle comunità che si sono alternate nei luoghi e di sostenere progetti e iniziative di conservazione, restauro e valorizzazione del territorio. Le tecniche di virtual landscaping permettono, infatti, di ricostruire non solo la storia di un singolo oggetto geografico, di un singolo segno, ma di tracciare legami funzionali tra l'ambiente fisico e i sistemi culturali ed economici che hanno prodotto un determinato paesaggio per ricreare la complessa e multiculturale trama territoriale evidenziando elementi ancora presenti anche se decontestualizzati, frammentati o dispersi. La narrazione del territorio nel tempo che si sviluppa attraverso le quattro sezioni della mostra sottolinea la natura di creazione sociale del paesaggio, adottando un approccio olistico che fa riferimento all'intero territorio, città e campagna, aree protette e paesaggi degradati, luoghi di vita quotidiana e siti di eccezionale bellezza in continua trasformazione, ricontestualizzando i segni - le tessere, le pietre - depositati nel tempo. Nel lungo periodo, il progetto vorrebbe contribuire ad accrescere il senso di appartenenza delle comunità locali, la memoria storica dei luoghi, la comprensione delle dinamiche storiche, condizioni indispensabili per l'attivazione di processi di sviluppo culturale e turistico sostenibili e duraturi. Un'ultima riflessione sulle lingue del progetto. Ogni parola possiede sfumature diverse nelle varie lingue. Questa ricchezza di significati e sfumature deve essere preservata perché costituisce l'identità culturale di un popolo. Esistono lingue veicolari che permettono una comunicazione rapida ed efficace tra parlanti di lingue diverse, ma la ricchezza semantica di ogni lingua nazionale è preziosa. Per questa ragione i pannelli della mostra e il catalogo sono stati realizzati in tre lingue, italiano, arabo e inglese così da consentire la più ampia accessibilità ai contenuti e la loro disseminazione. Past in Use: the ReMAP project (Mosaic tiles, signs in landscape, virtual narratives: REthinking the Madaba MAP in the Third Millennium) The exhibition aims to present the first results of the research activity carried out in Jordan since 2019, as part of a geographical and archaeological mission supported by the Italian Ministry of Foreign Affairs and Cooperation. The acronym REMAP, in our intentions, is intended to evoke the action of mapping through innovative technologies capable of adding content to the representation and offering a more engaging narrative. The mosaic tiles correspond to as many signs in the landscape, tangible and intangible, which need to be decoded to reconstruct interrupted or forgotten plots. The title of the project therefore describes the object of the research and, in part, also the objectives we intend to achieve, recalling the role that cultural and archaeological heritage can play today in activating virtuous development processes. The choice of the research methodology and the communication strategy - inclusive, replicable, incremental - are focused on the impact that knowledge and valorisation projects of Jordan's cultural heritage can have in sustaining, over time, a local economy in economic, environmental, social and cultural terms. The exhibition Tiles of Time is organised in four sections preceded by an introductory section. In the introductory section, the centrality of the mosaic map of Madaba is rendered through two large panels: a reproduction of the mosaic from which it is possible to access multimedia content (augmented reality) through a web app, and a large map in which all the toponyms taken from the various sources analysed are geolocated, suggesting a possible reconstruction of the mosaic's original extent. It should be emphasised that there is a lack of high-resolution reproductions of the mosaic and, therefore, the one on display, the result of patient work to recover original stills and partial reproductions, constitutes an important first result of the project. ReMAP proposes the reconstruction of the historical landscape based on cartographic, documentary and archaeological sources analysed through a methodological approach capable of highlighting geographical and cultural nodes and paths and the use of innovative technologies for data management and sharing. The object of the research, but we could better define it as the red thread that unites the various activities undertaken, is the Madaba Map (6th century BC), a detailed mosaic representation of the Holy Land, preserved in the Church of St. George in Madaba. The first section, A Map for the Soul, is dedicated to this extraordinary representation, whose singularity, compared to contemporary mosaic works, lies in the clear intention to place the locations represented in a correct spatial relationship, considering the hydrographic and morphological components of the territory and the regional road network. The mosaic visible today, which has survived the impact of time and men, occupies approximately thirty square metres (just over 10 metres by 5), whereas it was originally intended to occupy more than ninety square metres (almost 16 metres by 6). Oriented with the east at the top, the mosaic map described a large region, from the Nile Delta to Lebanon and from the Arabian Desert to the Mediterranean Sea, which are the geographical limits of the land promised to Abraham (Gen 15:18). The subdivision of the territory among the twelve tribes of Israel, the presence of the patriarchal blessings for each tribe, the direct biblical references, and the centrality of Jerusalem suggest the theological character of the representation, even if this is not the only key to interpretation. The large number of toponyms, the vignettes of cities easily recognizable thanks to identifying architectural elements, the many references to the physical characteristics of the area, rendered with pictorial realism, make it a sort of geographical atlas of the Near East from Lebanon to Egypt. This is why the mosaic has become, one might say obviously, the platform for accessing the data collected and produced by the project. The research was divided into three main phases that initially led to the deconstruction of the document using interpretative keys (tangible vs. intangible culture; biblical vs. geographical knowledge) with reference to different sources and the geographical, cultural and socio-economic context; to its recomposition using augmented reality technologies to create a dynamic archive, which allows the visual perception to be enriched through overlapping information, so as to better understand the document, its history, and the historical landscape represented; and finally, to the proposal for the reconstruction of the historical landscape, limited, for the time being, to a few significant places on the basis of information deduced from the various sources, from the field survey, always starting from the Madaba map, which portrays the geographical, cultural and physical characteristics of the territory with singular effectiveness. The activities that made these results possible were: research of sources; field investigations; data analysis and reconstructive hypotheses; production of 3D renderings and immersive scenarios; creation of an innovative and articulated system of data storage, management and access. The second section is dedicated to The Madaba Library. The Map of Madaba, from the point of view of the evolution of cartographic techniques and geographical knowledge, represents a point of arrival. It summarises the cartographic knowhow of the Roman and Byzantine world, but it is also, of course, a starting point. It therefore makes sense to try to reconstruct the consistency of a hypothetical Library of Madaba, understood as the set of sources that artists could refer to, and to study the legacy that this type of representation left behind, influencing medieval cartography. Therefore, various sources were analysed, cartographies and iconographies in particular, which can be placed in a wide time span, from the 1st to the 13th century C.E., the comparison of which made it possible to identify stylistic influences; loans; legacies and to identify the sources most likely to be known, available and considered authoritative. These include the works of Eusebius of Caesarea and in particular the Onomasticon, Flavius Josephus , the Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civilium quam militarium , the Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti; the Topography of Theodosius Ptolemy's Geography and the cartographies contained in the Greek and Latin manuscript codices preserved in the Biblioteca Medicea Laurenziana in Florence; the Tabula Peutingeriana which, although produced for different purposes and using different techniques than the Madaba Map, is certainly an important source for the survey of cities and roads. The contemporary mosaics of Ma'in, Umm ar Rasas, Amman, Jerash, Bostra were also studied, which could offer models of urban representations, scenes of daily life, animals and plants useful for imagining the parts of the mosaic modified by the iconoclasts or irretrievably lost (see Piccirillo M., The mosaics of Jordan, 1992). Medieval cartographies of the Holy Land were studied, both originals and copies. From them, toponyms and information on places that played a political, religious and economic role in the period under consideration (1st to 13th century) were extracted. The toponymic notations (over 500), together with the related documentation, images and content produced by the project (orthophotos, 3D reconstructions, DTMs, renderings, ...) were uploaded onto a digital platform created to acquire, manage, analyse and visualise information, documents and multimedia content, and which, in a way, constitutes a modern Library of Madaba. The third section is intended to be a kind of Landscape Time Machine. It compares photographs taken of the same places at different times starting with the first shots taken in the 19th century; historical and current cartographies; travel narratives from the second half of the 18th century to the second half of the 20th century that show how not only landscapes, means of transport, lifestyles and destinations have changed over time, but also the perception of places. The documents studied come from the archives of the Italian Geographical Society, the Institute for the Orient and other public and private archives and cover a wide time span of over two centuries. For the project, an extensive photographic campaign was conducted to document all the places depicted on the Madaba Map. Many of the places documented by historical photographs were also re-portrayed to fully capture the changes that have taken place. The fourth section Mapping Time, Mapping Space displays the outputs of the REMAP project. As part of the research, a challenging field survey was carried out using a drone and a topographic GPS. The drone survey was conducted over a large area near the Dead Sea and Mount Nebo (Siyagha, Mukhayyat, Ayun Musa). This made it possible to produce up-to-date orthophotos, high-resolution DTMs and 3D reconstructions. Virtual tours have been created for fifteen sites of great archaeological interest from the north to the south of Jordan and allow not only a 360° exploration of the sites, but also add information (images of mosaics no longer in situ or covered; floor plans; reconstructions) so as to be useful not only to a remote visitor, but also to visitors on site. Both the 3D models and the virtual tours are accessible and navigable via the digital archive and webapp, which are further outputs of the project. The digital archive, designed with multitenant technology, allows the results of several projects to be managed. Each project maintains its own identity, recognisability and integrity, developing dedicated tools if necessary. The common repository is enriched by the data made available by the projects, which clearly allows for increased comparisons, relationships and the potential for data interpretation. In this platform, we have uploaded our Madaba Library, accessible from its home page. The same content can also be browsed thanks to a webapp, by framing the markers on the Map of Madaba (augmented reality). The project, as mentioned, also aims to attempt a virtual reconstruction of the missing parts of the mosaic, consistent with the sources and results of the field research. To fill the gaps in the mosaic due to the wear and tear of time and human intervention, we have experimented with artificial intelligence, but the results are not yet satisfactory. We are analysing the responses obtained to better train the algorithms by enriching the database with the numerous surveyed models. We are also producing some 3D renderings using virtual landscaping technology. The use of virtual, immersive reconstructions will make it possible to support the understanding of the traces left over time by the communities that have alternated in the sites and to support projects and initiatives for the conservation, restoration and enhancement of an area. Virtual landscaping techniques make it possible not only to reconstruct the history of a single geographical object, of a single sign, but to trace functional links between the physical environment and the cultural and economic systems that have produced a given landscape, recreating the complex and multicultural territorial plot by highlighting elements that are still present even if decontextualised, fragmented or dispersed. The narrative of the territory over time that develops through the four sections of the exhibition emphasises the nature of social creation in the continuous transformation of the landscape, adopting a holistic approach that refers to the entire territory, city and countryside, protected areas and degraded landscapes, places of everyday life and sites of exceptional beauty. In the long term, we hope that the project can contribute to increasing the sense of belonging of local communities, the historical memory of places, and the understanding of historical dynamics, indispensable conditions for the activation of sustainable and lasting cultural and tourism development processes. A final thought on the project languages. Each word has different nuances in the various languages. This wealth of meanings and nuances must be preserved because it constitutes the cultural identity of a people. There are vehicular languages that allow quick and effective communication between speakers of different languages, but the semantic richness of each national language is precious. For this reason, the exhibition panels and the catalogue have been produced in three languages, Italian, Arabic and English.
Tessere del Tempo. Mosaici, segni nel paesaggio, narrazioni virtuali: ripensare la mappa di Madaba nel Terzo Millennio. Tiles of Time. Mosaic tiles, signs in landscape, virtual narratives: Rethinking the Madaba Map in the Third Millennium / Margherita Azzari; Carmelo Pappalardo; Giovanna Cresciani; Silvia Pulice; Alessandro Rissone; Vincenzo Bologna; Michele Nesi. - STAMPA. - (2024), pp. -1.
Tessere del Tempo. Mosaici, segni nel paesaggio, narrazioni virtuali: ripensare la mappa di Madaba nel Terzo Millennio. Tiles of Time. Mosaic tiles, signs in landscape, virtual narratives: Rethinking the Madaba Map in the Third Millennium.
Margherita Azzari
Writing – Original Draft Preparation
;Carmelo Pappalardo
Writing – Original Draft Preparation
;Giovanna CrescianiWriting – Original Draft Preparation
;Alessandro RissoneWriting – Original Draft Preparation
;Vincenzo BolognaSoftware
;Michele NesiSoftware
2024
Abstract
Il progetto ReMAP. Trame di mosaico, segni nel paesaggio, narrazioni virtuali: ripensare la Mappa di Madaba nel Terzo Millennio La mostra intende presentare i primi risultati dell’attività di ricerca svolta in Giordania dal 2019, nell’ambito di una missione geografica ed archeologica sostenuta dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione. L’acronimo REMAP, nelle nostre intenzioni, intende evocare l'azione del cartografare attraverso tecnologie innovative in grado di aggiungere contenuti alla rappresentazione e offrire una narrazione più coinvolgente. Le tessere del mosaico corrispondono ad altrettanti segni nel paesaggio, tangibili e intangibili che è necessario decodificare per ricostruire trame interrotte o dimenticate. Il titolo del progetto descrive, quindi, l'oggetto della ricerca e, in parte, anche gli obiettivi che si intendono raggiungere, richiamando il ruolo che il patrimonio culturale e archeologico può svolgere oggi nell'attivare processi di sviluppo virtuosi. La scelta della metodologia di ricerca e la strategia di comunicazione dei risultati, inclusiva, replicabile, incrementabile, sono guidate, infatti, dall’attenzione all'impatto che i progetti di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale possono avere nel sostenere un'economia locale sostenibile nel tempo sia in termini economici che ambientali, sociali e culturali. La mostra Tessere del Tempo (Tiles of Time) è organizzata in quattro sezioni precedute da una sezione introduttiva. Nella sezione introduttiva la centralità della mappa musiva di Madaba è resa attraverso due grandi pannelli: una riproduzione del mosaico dalla quale è possibile accedere, attraverso una web app, a contenuti multimediali (realtà aumentata) e una grande carta geografica nella quale tutti i toponimi ricavati dalle diverse fonti utilizzate sono geolocalizzati suggerendo una possibile ricostruzione dell’originaria estensione del mosaico. Va sottolineato come manchino riproduzioni a grande risoluzione del mosaico e, pertanto, quella esposta, frutto di un paziente lavoro di recupero di fotogrammi originali e di riproduzioni parziali, costituisce un primo importante risultato del progetto. ReMAP si propone, in primo luogo, la ricostruzione del paesaggio storico basata su fonti cartografiche, documentarie e archeologiche analizzate attraverso un approccio metodologico in grado di evidenziare nodi e percorsi geografici e culturali e l'uso di tecnologie innovative per la gestione e la condivisione dei dati. L’oggetto della ricerca, ma potremmo meglio definirlo il filo rosso che riconduce ad unità le diverse attività intraprese, è la Mappa di Madaba (VI secolo a.C.), una dettagliata rappresentazione a mosaico della Terra Santa, conservata nella Chiesa di San Giorgio a Madaba. La prima sezione, Una mappa per l'anima, è dedicata a questa straordinaria rappresentazione della quale si evidenzia la singolarità, rispetto a opere musive coeve, che risiede nel chiaro intento di collocare le località rappresentate in un corretto rapporto spaziale, tenendo conto delle componenti idrografiche e morfologiche del territorio e della rete stradale regionale. Il mosaico ad oggi visibile, sopravvissuto all’impatto del tempo e degli uomini, occupa circa trenta metri quadri (poco più di 10 metri per 5), mentre in origine doveva occupare più di novanta metri quadrati (quasi 16 metri per 6). Orientata con l’est in alto, la mappa musiva descriveva un ampio territorio, dal Delta del Nilo al Libano e dal deserto arabico al Mar Mediterraneo, che sono i limiti geografici della terra promessa ad Abramo (Gen 15,18). La suddivisione del territorio tra le dodici tribù di Israele, la presenza delle benedizioni patriarcali per ogni tribù, i riferimenti biblici diretti, la centralità di Gerusalemme suggeriscono il carattere teologico della rappresentazione, anche se questa non è l'unica chiave di lettura. La ricchezza di toponimi, le vignette di città facilmente identificabili grazie ad elementi architettonici identitari, i molti riferimenti alle caratteristiche fisiche dell'area resi con realismo pittorico ne fanno una sorta di atlante geografico del Vicino Oriente dal Libano all’Egitto. Per questo motivo il mosaico è divenuto, si potrebbe dire ovviamente, la piattaforma di accesso ai dati raccolti e prodotti dal progetto. La ricerca si è articolata in tre fasi principali che hanno condotto inizialmente alla decostruzione del documento utilizzando chiavi interpretative (cultura tangibile e/o intangibile; conoscenza biblica e/o geografica) con riferimento a diverse fonti e al contesto geografico, culturale e socio-economico; alla sua ricomposizione utilizzando tecnologie di realtà aumentata per creare un archivio dinamico, che permetta di arricchirne la percezione visiva attraverso informazioni sovrapposte, così da comprendere meglio il documento, la sua storia, il paesaggio storico rappresentato ed alla proposta, infine , di ricostruzione del paesaggio storico, limitatamente, per il momento, ad alcuni luoghi significativi sulla base delle informazioni desunte dalle diverse fonti, dal rilievo sul terreno, partendo tuttavia sempre dalla mappa di Madaba che ritrae le caratteristiche geografiche culturali e fisiche del territorio con singolare efficacia. Le attività che hanno reso possibile questi risultati sono state: ricerca delle fonti; indagini sul campo; analisi dei dati e ipotesi ricostruttive; produzione di rendering 3D e scenari immersivi; creazione di un sistema innovativo e articolato di archiviazione, gestione e accesso ai dati. La seconda sezione è dedicata alla Biblioteca di Madaba. La Mappa di Madaba, dal punto di vista dell'evoluzione delle tecniche cartografiche e delle conoscenze geografiche, rappresenta un punto di arrivo. Riassume le conoscenze cartografiche del mondo romano e bizantino, ma è anche, ovviamente, un punto di partenza. Ha quindi senso cercare di ricostruire la consistenza di una ipotetica biblioteca di Madaba, intesa come l'insieme delle fonti a cui gli artisti potevano fare riferimento, e studiare l'eredità che questo tipo di rappresentazione ha lasciato, influenzando la cartografia medievale. Sono state, quindi, analizzate diverse fonti, cartografie e iconografie in particolare, collocabili in un arco temporale ampio, dal I al XIII secolo C.E., la cui comparazione ha permesso di individuare influenze stilistiche; prestiti; lasciti e di individuare le fonti più probabilmente conosciute, disponibili e considerate autorevoli. Tra queste le opere di Eusebio di Cesarea e in particolare l’Onomasticon, di Flavio Giuseppe, la Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civilium quam militarium, l’Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti; la Topografia di Teodosio; la Geografia di Tolomeo e le cartografie contenute nei codici manoscritti greco e latino conservati presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze; la Tabula Peutingeriana che, anche se realizzata per scopi e con tecniche diverse rispetto alla Mappa di Madaba, costituisce certamente una fonte importante per il rilevamento di città e strade. Sono stati, inoltre, studiati i mosaici coevi di Ma'in, Umm ar Rasas, Amman, Jerash, Bostra che potevano offrire modelli di rappresentazioni urbane, scene di vita quotidiana, animali e piante utili a immaginare le parti del mosaico modificate dagli iconoclasti o irrimediabilmente perdute. Sono state studiate cartografie medievali della Terra Santa, sia in originale che in copia. Da esse sono stati estratti i toponimi e le informazioni sui luoghi che avevano un ruolo politico, religioso ed economico nel periodo considerato, dal I al XIII secolo. Le notazioni toponomastiche, oltre 500, insieme alla relativa documentazione, alle immagini e ai dati prodotti dal progetto (ortofoto, ricostruzioni 3D, DTM, renderizzazioni, ...) sono stati caricati in una piattaforma digitale creata per acquisire, gestire, analizzare e visualizzare informazioni, documenti e contenuti multimediali e che viene a costituire, in qualche modo, una moderna Biblioteca di Madaba. La terza sezione intende costituire una sorta di Macchina del tempo del paesaggio. Sono messe a confronto fotografie scattate agli stessi luoghi in tempi diversi a partire dai primi scatti realizzati nell’Ottocento; cartografie storiche e attuali; racconti di viaggio, dalla seconda metà del Settecento alla seconda metà del Novecento, che mostrano come siano cambiati nel tempo non solo i paesaggi, i mezzi di trasporto, gli stili di vita, le mete, ma anche la percezione dei luoghi. I documenti studiati provengono dagli archivi della Società Geografica Italiana, dell’Istituto per l’Oriente e da altri archivi pubblici e privati e coprono un arco temporale ampio, di oltre due secoli. Per il progetto è stata, inoltre, condotta un’estesa campagna fotografica tesa a documentare tutti i luoghi rappresentati nella Mappa di Madaba. Molti dei luoghi documentati da fotografie storiche sono stati nuovamente ritratti così da cogliere a pieno i cambiamenti intervenuti. La quarta sezione Cartografare il tempo, cartografare lo spazio espone i prodotti realizzati dal progetto REMAP. Nell'ambito del progetto, è stata svolta un'impegnativa attività di rilievo sul campo utilizzando un drone e un GPS topografico. Il rilievo con il drone è stato condotto in una vasta area vicina al Mar Morto e al Monte Nebo (Siyagha; Mukhayyat; Ayun Musa). Questo ha permesso di produrre ortofoto aggiornate, DTM ad alta risoluzione, ricostruzioni 3D e video di grande rilevanza per lo studio dell’area e indispensabile base conoscitiva per l’avvio di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale. Nell’intento di offrire un’esperienza più coinvolgente, sono stati creati tour virtuali per luoghi di grande interesse archeologico e paesaggistico dal nord al sud della Giordania. Tra gli obiettivi vi era certamente quello di consentire una visita virtuale e immersiva anche quando non sia possibile, come è stato ad esempio nel periodo della pandemia, effettuare una visita reale. A questo si è tuttavia aggiunta la volontà di superare l’approccio tradizionale espositivo-informativo per consentire una fruizione più interattiva e rispondente agli interessi del visitatore, sia virtuale che reale, un'esplorazione a 360° dei siti, arricchita da contenuti (immagini dei mosaici non più in situ o coperti; planimetrie; ricostruzioni, documenti, cartografie e fotografie storiche) in grado di raccontare storie. Sia i video che i modelli 3D che i tour virtuali sono accessibili e navigabili tramite l’archivio digitale e la webapp che costituiscono ulteriori prodotti del progetto. L’archivio digitale, realizzato con tecnologia multitenant, consente di gestire i prodotti di più progetti ed è dunque incrementabile. Ogni progetto mantiene la propria identità, riconoscibilità e integrità, sviluppando, se necessario, anche strumenti dedicati all’interno della piattaforma. Il repository comune viene arricchito dai dati resi disponibili dai progetti il che, come è evidente, permette di aumentare i confronti, le relazioni e le potenzialità di interpretazione dei dati. In questa piattaforma abbiamo caricato la nostra Biblioteca di Madaba, accessibile dalla propria home page. Gli stessi contenuti possono essere consultati anche grazie a una WebApp di Realtà Aumentata, inquadrando la Mappa di Madaba. Per ogni settore inquadrato saranno visualizzabili tramite smartphone i contenuti disponibili relativi a quella porzione di territorio (toponimi, fotografie, cartografie, notizie, video, 3D, tour virtuali, …). Il progetto si propone anche di tentare una ricostruzione virtuale delle parti mancanti del mosaico, coerente con le fonti e i risultati della ricerca sul campo. Per colmare le lacune del mosaico dovute all'usura del tempo e all'intervento umano è stata sperimentata l'intelligenza artificiale. I risultati sono incoraggianti, seppur non ancora soddisfacenti. L’analisi delle risposte ottenute, l’utilizzo combinato di software diversi insieme all’arricchimento della banca dati con i numerosi modelli censiti, consentirà il necessario addestramento degli algoritmi. Stiamo infine producendo alcuni rendering 3D con la tecnologia del virtual landscaping. L'utilizzo di ricostruzioni virtuali, immersive, permetterà di supportare la comprensione delle tracce lasciate nel tempo dalle comunità che si sono alternate nei luoghi e di sostenere progetti e iniziative di conservazione, restauro e valorizzazione del territorio. Le tecniche di virtual landscaping permettono, infatti, di ricostruire non solo la storia di un singolo oggetto geografico, di un singolo segno, ma di tracciare legami funzionali tra l'ambiente fisico e i sistemi culturali ed economici che hanno prodotto un determinato paesaggio per ricreare la complessa e multiculturale trama territoriale evidenziando elementi ancora presenti anche se decontestualizzati, frammentati o dispersi. La narrazione del territorio nel tempo che si sviluppa attraverso le quattro sezioni della mostra sottolinea la natura di creazione sociale del paesaggio, adottando un approccio olistico che fa riferimento all'intero territorio, città e campagna, aree protette e paesaggi degradati, luoghi di vita quotidiana e siti di eccezionale bellezza in continua trasformazione, ricontestualizzando i segni - le tessere, le pietre - depositati nel tempo. Nel lungo periodo, il progetto vorrebbe contribuire ad accrescere il senso di appartenenza delle comunità locali, la memoria storica dei luoghi, la comprensione delle dinamiche storiche, condizioni indispensabili per l'attivazione di processi di sviluppo culturale e turistico sostenibili e duraturi. Un'ultima riflessione sulle lingue del progetto. Ogni parola possiede sfumature diverse nelle varie lingue. Questa ricchezza di significati e sfumature deve essere preservata perché costituisce l'identità culturale di un popolo. Esistono lingue veicolari che permettono una comunicazione rapida ed efficace tra parlanti di lingue diverse, ma la ricchezza semantica di ogni lingua nazionale è preziosa. Per questa ragione i pannelli della mostra e il catalogo sono stati realizzati in tre lingue, italiano, arabo e inglese così da consentire la più ampia accessibilità ai contenuti e la loro disseminazione. Past in Use: the ReMAP project (Mosaic tiles, signs in landscape, virtual narratives: REthinking the Madaba MAP in the Third Millennium) The exhibition aims to present the first results of the research activity carried out in Jordan since 2019, as part of a geographical and archaeological mission supported by the Italian Ministry of Foreign Affairs and Cooperation. The acronym REMAP, in our intentions, is intended to evoke the action of mapping through innovative technologies capable of adding content to the representation and offering a more engaging narrative. The mosaic tiles correspond to as many signs in the landscape, tangible and intangible, which need to be decoded to reconstruct interrupted or forgotten plots. The title of the project therefore describes the object of the research and, in part, also the objectives we intend to achieve, recalling the role that cultural and archaeological heritage can play today in activating virtuous development processes. The choice of the research methodology and the communication strategy - inclusive, replicable, incremental - are focused on the impact that knowledge and valorisation projects of Jordan's cultural heritage can have in sustaining, over time, a local economy in economic, environmental, social and cultural terms. The exhibition Tiles of Time is organised in four sections preceded by an introductory section. In the introductory section, the centrality of the mosaic map of Madaba is rendered through two large panels: a reproduction of the mosaic from which it is possible to access multimedia content (augmented reality) through a web app, and a large map in which all the toponyms taken from the various sources analysed are geolocated, suggesting a possible reconstruction of the mosaic's original extent. It should be emphasised that there is a lack of high-resolution reproductions of the mosaic and, therefore, the one on display, the result of patient work to recover original stills and partial reproductions, constitutes an important first result of the project. ReMAP proposes the reconstruction of the historical landscape based on cartographic, documentary and archaeological sources analysed through a methodological approach capable of highlighting geographical and cultural nodes and paths and the use of innovative technologies for data management and sharing. The object of the research, but we could better define it as the red thread that unites the various activities undertaken, is the Madaba Map (6th century BC), a detailed mosaic representation of the Holy Land, preserved in the Church of St. George in Madaba. The first section, A Map for the Soul, is dedicated to this extraordinary representation, whose singularity, compared to contemporary mosaic works, lies in the clear intention to place the locations represented in a correct spatial relationship, considering the hydrographic and morphological components of the territory and the regional road network. The mosaic visible today, which has survived the impact of time and men, occupies approximately thirty square metres (just over 10 metres by 5), whereas it was originally intended to occupy more than ninety square metres (almost 16 metres by 6). Oriented with the east at the top, the mosaic map described a large region, from the Nile Delta to Lebanon and from the Arabian Desert to the Mediterranean Sea, which are the geographical limits of the land promised to Abraham (Gen 15:18). The subdivision of the territory among the twelve tribes of Israel, the presence of the patriarchal blessings for each tribe, the direct biblical references, and the centrality of Jerusalem suggest the theological character of the representation, even if this is not the only key to interpretation. The large number of toponyms, the vignettes of cities easily recognizable thanks to identifying architectural elements, the many references to the physical characteristics of the area, rendered with pictorial realism, make it a sort of geographical atlas of the Near East from Lebanon to Egypt. This is why the mosaic has become, one might say obviously, the platform for accessing the data collected and produced by the project. The research was divided into three main phases that initially led to the deconstruction of the document using interpretative keys (tangible vs. intangible culture; biblical vs. geographical knowledge) with reference to different sources and the geographical, cultural and socio-economic context; to its recomposition using augmented reality technologies to create a dynamic archive, which allows the visual perception to be enriched through overlapping information, so as to better understand the document, its history, and the historical landscape represented; and finally, to the proposal for the reconstruction of the historical landscape, limited, for the time being, to a few significant places on the basis of information deduced from the various sources, from the field survey, always starting from the Madaba map, which portrays the geographical, cultural and physical characteristics of the territory with singular effectiveness. The activities that made these results possible were: research of sources; field investigations; data analysis and reconstructive hypotheses; production of 3D renderings and immersive scenarios; creation of an innovative and articulated system of data storage, management and access. The second section is dedicated to The Madaba Library. The Map of Madaba, from the point of view of the evolution of cartographic techniques and geographical knowledge, represents a point of arrival. It summarises the cartographic knowhow of the Roman and Byzantine world, but it is also, of course, a starting point. It therefore makes sense to try to reconstruct the consistency of a hypothetical Library of Madaba, understood as the set of sources that artists could refer to, and to study the legacy that this type of representation left behind, influencing medieval cartography. Therefore, various sources were analysed, cartographies and iconographies in particular, which can be placed in a wide time span, from the 1st to the 13th century C.E., the comparison of which made it possible to identify stylistic influences; loans; legacies and to identify the sources most likely to be known, available and considered authoritative. These include the works of Eusebius of Caesarea and in particular the Onomasticon, Flavius Josephus , the Notitia dignitatum et administrationum omnium tam civilium quam militarium , the Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti; the Topography of Theodosius Ptolemy's Geography and the cartographies contained in the Greek and Latin manuscript codices preserved in the Biblioteca Medicea Laurenziana in Florence; the Tabula Peutingeriana which, although produced for different purposes and using different techniques than the Madaba Map, is certainly an important source for the survey of cities and roads. The contemporary mosaics of Ma'in, Umm ar Rasas, Amman, Jerash, Bostra were also studied, which could offer models of urban representations, scenes of daily life, animals and plants useful for imagining the parts of the mosaic modified by the iconoclasts or irretrievably lost (see Piccirillo M., The mosaics of Jordan, 1992). Medieval cartographies of the Holy Land were studied, both originals and copies. From them, toponyms and information on places that played a political, religious and economic role in the period under consideration (1st to 13th century) were extracted. The toponymic notations (over 500), together with the related documentation, images and content produced by the project (orthophotos, 3D reconstructions, DTMs, renderings, ...) were uploaded onto a digital platform created to acquire, manage, analyse and visualise information, documents and multimedia content, and which, in a way, constitutes a modern Library of Madaba. The third section is intended to be a kind of Landscape Time Machine. It compares photographs taken of the same places at different times starting with the first shots taken in the 19th century; historical and current cartographies; travel narratives from the second half of the 18th century to the second half of the 20th century that show how not only landscapes, means of transport, lifestyles and destinations have changed over time, but also the perception of places. The documents studied come from the archives of the Italian Geographical Society, the Institute for the Orient and other public and private archives and cover a wide time span of over two centuries. For the project, an extensive photographic campaign was conducted to document all the places depicted on the Madaba Map. Many of the places documented by historical photographs were also re-portrayed to fully capture the changes that have taken place. The fourth section Mapping Time, Mapping Space displays the outputs of the REMAP project. As part of the research, a challenging field survey was carried out using a drone and a topographic GPS. The drone survey was conducted over a large area near the Dead Sea and Mount Nebo (Siyagha, Mukhayyat, Ayun Musa). This made it possible to produce up-to-date orthophotos, high-resolution DTMs and 3D reconstructions. Virtual tours have been created for fifteen sites of great archaeological interest from the north to the south of Jordan and allow not only a 360° exploration of the sites, but also add information (images of mosaics no longer in situ or covered; floor plans; reconstructions) so as to be useful not only to a remote visitor, but also to visitors on site. Both the 3D models and the virtual tours are accessible and navigable via the digital archive and webapp, which are further outputs of the project. The digital archive, designed with multitenant technology, allows the results of several projects to be managed. Each project maintains its own identity, recognisability and integrity, developing dedicated tools if necessary. The common repository is enriched by the data made available by the projects, which clearly allows for increased comparisons, relationships and the potential for data interpretation. In this platform, we have uploaded our Madaba Library, accessible from its home page. The same content can also be browsed thanks to a webapp, by framing the markers on the Map of Madaba (augmented reality). The project, as mentioned, also aims to attempt a virtual reconstruction of the missing parts of the mosaic, consistent with the sources and results of the field research. To fill the gaps in the mosaic due to the wear and tear of time and human intervention, we have experimented with artificial intelligence, but the results are not yet satisfactory. We are analysing the responses obtained to better train the algorithms by enriching the database with the numerous surveyed models. We are also producing some 3D renderings using virtual landscaping technology. The use of virtual, immersive reconstructions will make it possible to support the understanding of the traces left over time by the communities that have alternated in the sites and to support projects and initiatives for the conservation, restoration and enhancement of an area. Virtual landscaping techniques make it possible not only to reconstruct the history of a single geographical object, of a single sign, but to trace functional links between the physical environment and the cultural and economic systems that have produced a given landscape, recreating the complex and multicultural territorial plot by highlighting elements that are still present even if decontextualised, fragmented or dispersed. The narrative of the territory over time that develops through the four sections of the exhibition emphasises the nature of social creation in the continuous transformation of the landscape, adopting a holistic approach that refers to the entire territory, city and countryside, protected areas and degraded landscapes, places of everyday life and sites of exceptional beauty. In the long term, we hope that the project can contribute to increasing the sense of belonging of local communities, the historical memory of places, and the understanding of historical dynamics, indispensable conditions for the activation of sustainable and lasting cultural and tourism development processes. A final thought on the project languages. Each word has different nuances in the various languages. This wealth of meanings and nuances must be preserved because it constitutes the cultural identity of a people. There are vehicular languages that allow quick and effective communication between speakers of different languages, but the semantic richness of each national language is precious. For this reason, the exhibition panels and the catalogue have been produced in three languages, Italian, Arabic and English.File | Dimensione | Formato | |
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