Nel Secondo Quattrocento, prima del definirsi degli equilibri diplomatici che portarono alla nascita degli stati regionali, i signori italiani, bisognosi di strategie di promozione della propria immagine pubblica, fecero dei propri matrimoni un potente strumento di comunicazione politica. Le cerimonie, gli apparati decorativi urbani e gli spettacoli in onore degli sposi ebbero, infatti, il compito di rendere esplicite le alleanze tra i principati e di esprimere visivamente il potere dei governanti sulle loro capitali. Tale obiettivo richiedeva sovente l’ingaggio di artisti, musici e maestranze artigiane che della progettazione delle feste avevano fatto un personale punto di forza professionale, al punto da essere contesi dalle corti dal gusto teatrale più aggiornato e da permettere, grazie ai loro spostamenti, la circolazione di saperi e forme diverse dello spettacolo. Documenti di tipologia differente attestano la varietà delle celebrazioni organizzate: testimonianze iconografiche, diari privati, cronache cittadine, lettere di ambasciatori e aristocratici invitati, scritti encomiastici commissionati dai principi o offerti ai coniugi da letterati in cerca di notorietà. A partire dal 1475, in occasione del matrimonio tra Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona, alcune descrizioni di feste nuziali iniziarono anche ad essere pubblicate per mezzo della stampa. Letterati, editori e stampatori divennero così i protagonisti di un complesso sistema di propaganda celebrativa affidato alla circolazione massiccia dei resoconti festivi. In primo luogo, questo libro – edito grazie al Premio per la ricerca della Città di Firenze 2020 - si concentra pertanto sulle vicende redazionali dei libretti impressi per gli sposalizi di Costanzo Sforza, signore di Pesaro (1475), di Sigismondo il Danaroso, duca del Tirolo (1484), di Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano (1489), e di Bianca Maria Sforza (1493), futura imperatrice come conserte di Massimiliano I d’Asburgo (capitolo I). Tali vicende dimostrano come la presenza della descrizione a stampa di un matrimonio principesco, nel XV secolo, non si debba alla diretta committenza degli sposi o delle loro famiglie, ma all’azione congiunta di autori, editori e tipografi interessati a legare il loro nome a una casa regnante che gradisse la circolazione del resoconto per accrescere il proprio prestigio. Di questi testi, messi a paragone con le testimonianze manoscritte sui medesimi eventi, ci si serve per ricostruire la serie dei festeggiamenti e degli spettacoli organizzati, e si osserva come la scrittura di tali componimenti, sperimentale nel Quattrocento, vada acquisendo forme e modelli sempre più precisi e ricorrenti, che andarono a costituire un autentico genere letterario nel secolo successivo. La documentazione di differenti tipologie raccolta sulla festa nuziale, comprendente documenti inediti - reperiti presso la Bibliothèque Nationale de France durante un periodo di studio permesso dai fondi di mobilità del dottorato di ricerca in Storia delle arti e dello Spettacolo dell’università di Firenze -, e ordinata cronologicamente, consente poi uno studio delle variazioni delle tipologie celebrative in rapporto ai contesti politici in cui si svolsero gli sposalizi, ovvero delle modifiche dei soggetti degli archi di trionfo, degli apparati effimeri, delle decorazioni floreali, realizzati da artisti di primaria importanza, come Francesco Francia, Giovanni Santi, Francesco Cecca, Donato Bramante e Leonardo da Vinci. Il loro spostamento tra una corte e l’altra permise una migrazione di saperi e forme dello spettacolo da adattare alle esigenze comunicative degli sposi, come nel caso delle sacre rappresentazioni fiorentine allestite a Urbino nelle nozze di Guidubaldo da Montefeltro (1488) e in quelle romane di Lucrezia Borgia (1502), o degli ingegni illuminotecnici e macchinistici messi a punto per le feste d’Oltrarno e rielaborati dal Cecca per il matrimonio di Annibale II Bentivoglio a Bologna (1487). Si comprende dunque l’importanza, per questo studio, del ricorso alle coeve fonti iconografiche che possano contenere traccia della fiorente vita dello spettacolo rinascimentale, ricercate principalmente nelle miniature dei lussuosi codici principeschi, spesso commissionate proprio in occasione di sposalizi e fino ad oggi poco impiegate dagli storici del teatro. Tali fonti documentarie sono impiegate per tracciare un quadro comparativo delle tipologie dei festeggiamenti pubblici dinastici (capitolo II: i viaggi delle spose, i loro ingressi trionfali, le cerimonie sponsali) e successivamente di quelli riservati agli ospiti di maggiore rilievo (capitolo III: i banchetti, le feste danzanti, le rappresentazioni teatrali), pur segnalando come una netta divisione tra i due ambiti celebrativi non fosse tracciata e non fosse quindi invalicabile. La partecipazione pubblica a tutti i momenti della festa era anzi essenziale perché essa potesse conseguire pienamente i propri intenti comunicativi. Particolare attenzione è riservata nella trattazione al ricorrere di due tipologie di spettacolo nelle feste nuziali: le sacre rappresentazioni fiorentine, di cui si percorrono le vie di circolazione oltre le mura della città gigliata, e le recite all’antica delle commedie di Plauto e Terenzio, offerte a Firenze, Roma, Ferrara, Pavia, sia in latino che in volgare, in contesti celebrativi, allestitori e performativi di cui si mettono in risalto le diversità. Infine, in appendice, si pubblicano due documenti inediti relativi alle nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona (Milano 1489): l’anonima Descriptione de l’ordine e feste celebrate in le noze de lo illustrissimo Zoanne Galeaz, duca de Milano e le Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani di Stefano Dolcino. Di quest’ultimo testo, particolarmente caro agli storici dell’arte e dell’architettura perché tramanda un’accurate descrizione dell’aspetto del duomo di Milano all’altezza cronologica del 1489, si fornisce anche la traduzione, offrendo una ulteriore dimostrazione di come gli studi intorno alla cultura della festa rinascimentale possano offrire dati, documenti e analisi utili agli storici di discipline storiche e artistiche differenti. || In the late 15th century, before the definition of the diplomatic balances that led to the birth of regional states, Italian lords, in need of strategies to promote their public image, made their weddings a powerful instrument of political communication. The ceremonies, urban decorations and spectacles in honour of the bride and groom had the task of making the alliances between the principalities explicit and visually expressing the rulers' power over their capitals. This objective often required the engagement of artists, musicians and craftsmen who had made the design of festivals a personal professional strength, to the point of being sought after by courts with the most up-to-date theatrical taste and allowing, thanks to their movements, the circulation of knowledge and different forms of spectacle. Documents of different types attest to the variety of celebrations organised: iconographic testimonies, private diaries, city chronicles, letters from ambassadors and invited aristocrats, encomiastic writings commissioned by princes or offered to the couple by men of letters seeking notoriety. Starting in 1475, on the occasion of the marriage of Costanzo Sforza and Camilla of Aragon, some descriptions of wedding celebrations also began to be published in print. Literati, publishers and printers thus became the protagonists of a complex system of celebratory propaganda entrusted to the massive circulation of festive accounts. Firstly, this book - published thanks to the City of Florence 2020 Research Prize - therefore focuses on the editorial events of the librettos printed for the weddings of Costanzo Sforza, lord of Pesaro (1475), Sigismondo il Danaroso, duke of Tyrol (1484), Gian Galeazzo Sforza, duke of Milan (1489), and Bianca Maria Sforza (1493), the future empress as consort of Maximilian I of Habsburg (Chapter I). These events show how the presence of a printed description of a princely wedding in the 15th century was not due to the direct commission of the bride and groom or their families, but to the joint action of authors, publishers and printers interested in linking their name to a ruling house that liked the circulation of the account to increase its prestige. These texts, compared with the manuscript testimonies on the same events, are used to reconstruct the series of festivities and spectacles organised, and it can be observed how the writing of such compositions, experimental in the 15th century, acquired increasingly precise and recurring forms and models, which went on to constitute an authentic literary genre in the following century. The documentation of different typologies collected on the wedding feast, comprising unpublished documents - found at the Bibliothèque Nationale de France during a period of study permitted by the mobility funds of the PhD programme in History of the Arts and Entertainment at the University of Florence - and ordered chronologically, allows for a study of the variations in the celebratory typologies in relation to the political contexts in which the marriages took place, i.e. the changes in the subjects of the triumphal arches, the ephemeral apparatuses, and the floral decorations, created by leading artists such as Francesco Francia, Giovanni Santi, Francesco Cecca, Donato Bramante and Leonardo da Vinci. Their movement between one court and another allowed a migration of knowledge and forms of spectacle to be adapted to the communicative needs of the bride and groom, as in the case of the Florentine sacred representations staged in Urbino for the wedding of Guidubaldo da Montefeltro (1488) and the Roman wedding of Lucrezia Borgia (1502), or of the lighting and stage engineering developed for the Oltrarno festivities and reworked by Cecca for the wedding of Annibale II Bentivoglio in Bologna (1487). One can therefore understand the importance, for this study, of resorting to coeval iconographic sources that may contain traces of the flourishing life of the Renaissance spectacle, sought mainly in the miniatures of the luxurious princely codices, often commissioned precisely on the occasion of weddings and hitherto little used by theatre historians. These documentary sources are used to draw a comparative picture of the types of public dynastic festivities (Chapter II: the brides' journeys, their triumphal entrances, the marriage ceremonies) and later those reserved for the most important guests (Chapter III: the banquets, the dancing parties, the theatrical performances), while pointing out how a clear division between the two celebratory spheres was not drawn and was therefore not impassable. On the contrary, public participation in all moments of the feast was essential for it to fully achieve its communicative intentions. Particular attention is paid in the treatise to the recurrence of two types of spectacle in the wedding festivities: the Florentine sacred representations, the circulation of which is traced beyond the walls of the lily city, and the all'antica performances of Plautus' and Terence's comedies, offered in Florence, Rome, Ferrara and Pavia, both in Latin and the vernacular, in celebratory, staging and performance contexts whose differences are highlighted. Finally, two unpublished documents relating to the wedding of Gian Galeazzo Sforza to Isabella of Aragon (Milan 1489) are published in the appendix: the anonymous Descriptione de l'ordine e feste celebrate in le noze de lo illustrissimo Zoanne Galeaz, duca de Milano and Stefano Dolcino's Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani. Of the latter text, which is particularly dear to historians of art and architecture because it gives an accurate description of the appearance of the cathedral of Milan at the chronological height of 1489, the translation is also provided, offering a further demonstration of how studies on the culture of Renaissance festivities can offer data, documents and analyses that are useful to historians of different historical and artistic disciplines.
«In questo piccolo libretto». Descrizioni di feste e di spettacoli per le nozze dei signori italiani del Rinascimento / Claudio Passera. - ELETTRONICO. - (2020).
«In questo piccolo libretto». Descrizioni di feste e di spettacoli per le nozze dei signori italiani del Rinascimento
Claudio Passera
2020
Abstract
Nel Secondo Quattrocento, prima del definirsi degli equilibri diplomatici che portarono alla nascita degli stati regionali, i signori italiani, bisognosi di strategie di promozione della propria immagine pubblica, fecero dei propri matrimoni un potente strumento di comunicazione politica. Le cerimonie, gli apparati decorativi urbani e gli spettacoli in onore degli sposi ebbero, infatti, il compito di rendere esplicite le alleanze tra i principati e di esprimere visivamente il potere dei governanti sulle loro capitali. Tale obiettivo richiedeva sovente l’ingaggio di artisti, musici e maestranze artigiane che della progettazione delle feste avevano fatto un personale punto di forza professionale, al punto da essere contesi dalle corti dal gusto teatrale più aggiornato e da permettere, grazie ai loro spostamenti, la circolazione di saperi e forme diverse dello spettacolo. Documenti di tipologia differente attestano la varietà delle celebrazioni organizzate: testimonianze iconografiche, diari privati, cronache cittadine, lettere di ambasciatori e aristocratici invitati, scritti encomiastici commissionati dai principi o offerti ai coniugi da letterati in cerca di notorietà. A partire dal 1475, in occasione del matrimonio tra Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona, alcune descrizioni di feste nuziali iniziarono anche ad essere pubblicate per mezzo della stampa. Letterati, editori e stampatori divennero così i protagonisti di un complesso sistema di propaganda celebrativa affidato alla circolazione massiccia dei resoconti festivi. In primo luogo, questo libro – edito grazie al Premio per la ricerca della Città di Firenze 2020 - si concentra pertanto sulle vicende redazionali dei libretti impressi per gli sposalizi di Costanzo Sforza, signore di Pesaro (1475), di Sigismondo il Danaroso, duca del Tirolo (1484), di Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano (1489), e di Bianca Maria Sforza (1493), futura imperatrice come conserte di Massimiliano I d’Asburgo (capitolo I). Tali vicende dimostrano come la presenza della descrizione a stampa di un matrimonio principesco, nel XV secolo, non si debba alla diretta committenza degli sposi o delle loro famiglie, ma all’azione congiunta di autori, editori e tipografi interessati a legare il loro nome a una casa regnante che gradisse la circolazione del resoconto per accrescere il proprio prestigio. Di questi testi, messi a paragone con le testimonianze manoscritte sui medesimi eventi, ci si serve per ricostruire la serie dei festeggiamenti e degli spettacoli organizzati, e si osserva come la scrittura di tali componimenti, sperimentale nel Quattrocento, vada acquisendo forme e modelli sempre più precisi e ricorrenti, che andarono a costituire un autentico genere letterario nel secolo successivo. La documentazione di differenti tipologie raccolta sulla festa nuziale, comprendente documenti inediti - reperiti presso la Bibliothèque Nationale de France durante un periodo di studio permesso dai fondi di mobilità del dottorato di ricerca in Storia delle arti e dello Spettacolo dell’università di Firenze -, e ordinata cronologicamente, consente poi uno studio delle variazioni delle tipologie celebrative in rapporto ai contesti politici in cui si svolsero gli sposalizi, ovvero delle modifiche dei soggetti degli archi di trionfo, degli apparati effimeri, delle decorazioni floreali, realizzati da artisti di primaria importanza, come Francesco Francia, Giovanni Santi, Francesco Cecca, Donato Bramante e Leonardo da Vinci. Il loro spostamento tra una corte e l’altra permise una migrazione di saperi e forme dello spettacolo da adattare alle esigenze comunicative degli sposi, come nel caso delle sacre rappresentazioni fiorentine allestite a Urbino nelle nozze di Guidubaldo da Montefeltro (1488) e in quelle romane di Lucrezia Borgia (1502), o degli ingegni illuminotecnici e macchinistici messi a punto per le feste d’Oltrarno e rielaborati dal Cecca per il matrimonio di Annibale II Bentivoglio a Bologna (1487). Si comprende dunque l’importanza, per questo studio, del ricorso alle coeve fonti iconografiche che possano contenere traccia della fiorente vita dello spettacolo rinascimentale, ricercate principalmente nelle miniature dei lussuosi codici principeschi, spesso commissionate proprio in occasione di sposalizi e fino ad oggi poco impiegate dagli storici del teatro. Tali fonti documentarie sono impiegate per tracciare un quadro comparativo delle tipologie dei festeggiamenti pubblici dinastici (capitolo II: i viaggi delle spose, i loro ingressi trionfali, le cerimonie sponsali) e successivamente di quelli riservati agli ospiti di maggiore rilievo (capitolo III: i banchetti, le feste danzanti, le rappresentazioni teatrali), pur segnalando come una netta divisione tra i due ambiti celebrativi non fosse tracciata e non fosse quindi invalicabile. La partecipazione pubblica a tutti i momenti della festa era anzi essenziale perché essa potesse conseguire pienamente i propri intenti comunicativi. Particolare attenzione è riservata nella trattazione al ricorrere di due tipologie di spettacolo nelle feste nuziali: le sacre rappresentazioni fiorentine, di cui si percorrono le vie di circolazione oltre le mura della città gigliata, e le recite all’antica delle commedie di Plauto e Terenzio, offerte a Firenze, Roma, Ferrara, Pavia, sia in latino che in volgare, in contesti celebrativi, allestitori e performativi di cui si mettono in risalto le diversità. Infine, in appendice, si pubblicano due documenti inediti relativi alle nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d’Aragona (Milano 1489): l’anonima Descriptione de l’ordine e feste celebrate in le noze de lo illustrissimo Zoanne Galeaz, duca de Milano e le Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani di Stefano Dolcino. Di quest’ultimo testo, particolarmente caro agli storici dell’arte e dell’architettura perché tramanda un’accurate descrizione dell’aspetto del duomo di Milano all’altezza cronologica del 1489, si fornisce anche la traduzione, offrendo una ulteriore dimostrazione di come gli studi intorno alla cultura della festa rinascimentale possano offrire dati, documenti e analisi utili agli storici di discipline storiche e artistiche differenti. || In the late 15th century, before the definition of the diplomatic balances that led to the birth of regional states, Italian lords, in need of strategies to promote their public image, made their weddings a powerful instrument of political communication. The ceremonies, urban decorations and spectacles in honour of the bride and groom had the task of making the alliances between the principalities explicit and visually expressing the rulers' power over their capitals. This objective often required the engagement of artists, musicians and craftsmen who had made the design of festivals a personal professional strength, to the point of being sought after by courts with the most up-to-date theatrical taste and allowing, thanks to their movements, the circulation of knowledge and different forms of spectacle. Documents of different types attest to the variety of celebrations organised: iconographic testimonies, private diaries, city chronicles, letters from ambassadors and invited aristocrats, encomiastic writings commissioned by princes or offered to the couple by men of letters seeking notoriety. Starting in 1475, on the occasion of the marriage of Costanzo Sforza and Camilla of Aragon, some descriptions of wedding celebrations also began to be published in print. Literati, publishers and printers thus became the protagonists of a complex system of celebratory propaganda entrusted to the massive circulation of festive accounts. Firstly, this book - published thanks to the City of Florence 2020 Research Prize - therefore focuses on the editorial events of the librettos printed for the weddings of Costanzo Sforza, lord of Pesaro (1475), Sigismondo il Danaroso, duke of Tyrol (1484), Gian Galeazzo Sforza, duke of Milan (1489), and Bianca Maria Sforza (1493), the future empress as consort of Maximilian I of Habsburg (Chapter I). These events show how the presence of a printed description of a princely wedding in the 15th century was not due to the direct commission of the bride and groom or their families, but to the joint action of authors, publishers and printers interested in linking their name to a ruling house that liked the circulation of the account to increase its prestige. These texts, compared with the manuscript testimonies on the same events, are used to reconstruct the series of festivities and spectacles organised, and it can be observed how the writing of such compositions, experimental in the 15th century, acquired increasingly precise and recurring forms and models, which went on to constitute an authentic literary genre in the following century. The documentation of different typologies collected on the wedding feast, comprising unpublished documents - found at the Bibliothèque Nationale de France during a period of study permitted by the mobility funds of the PhD programme in History of the Arts and Entertainment at the University of Florence - and ordered chronologically, allows for a study of the variations in the celebratory typologies in relation to the political contexts in which the marriages took place, i.e. the changes in the subjects of the triumphal arches, the ephemeral apparatuses, and the floral decorations, created by leading artists such as Francesco Francia, Giovanni Santi, Francesco Cecca, Donato Bramante and Leonardo da Vinci. Their movement between one court and another allowed a migration of knowledge and forms of spectacle to be adapted to the communicative needs of the bride and groom, as in the case of the Florentine sacred representations staged in Urbino for the wedding of Guidubaldo da Montefeltro (1488) and the Roman wedding of Lucrezia Borgia (1502), or of the lighting and stage engineering developed for the Oltrarno festivities and reworked by Cecca for the wedding of Annibale II Bentivoglio in Bologna (1487). One can therefore understand the importance, for this study, of resorting to coeval iconographic sources that may contain traces of the flourishing life of the Renaissance spectacle, sought mainly in the miniatures of the luxurious princely codices, often commissioned precisely on the occasion of weddings and hitherto little used by theatre historians. These documentary sources are used to draw a comparative picture of the types of public dynastic festivities (Chapter II: the brides' journeys, their triumphal entrances, the marriage ceremonies) and later those reserved for the most important guests (Chapter III: the banquets, the dancing parties, the theatrical performances), while pointing out how a clear division between the two celebratory spheres was not drawn and was therefore not impassable. On the contrary, public participation in all moments of the feast was essential for it to fully achieve its communicative intentions. Particular attention is paid in the treatise to the recurrence of two types of spectacle in the wedding festivities: the Florentine sacred representations, the circulation of which is traced beyond the walls of the lily city, and the all'antica performances of Plautus' and Terence's comedies, offered in Florence, Rome, Ferrara and Pavia, both in Latin and the vernacular, in celebratory, staging and performance contexts whose differences are highlighted. Finally, two unpublished documents relating to the wedding of Gian Galeazzo Sforza to Isabella of Aragon (Milan 1489) are published in the appendix: the anonymous Descriptione de l'ordine e feste celebrate in le noze de lo illustrissimo Zoanne Galeaz, duca de Milano and Stefano Dolcino's Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani. Of the latter text, which is particularly dear to historians of art and architecture because it gives an accurate description of the appearance of the cathedral of Milan at the chronological height of 1489, the translation is also provided, offering a further demonstration of how studies on the culture of Renaissance festivities can offer data, documents and analyses that are useful to historians of different historical and artistic disciplines.File | Dimensione | Formato | |
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