L’attività di monitoraggio dei bilanci OIC condotta dal gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Genova nell’ambito dell’Osservatorio dei Bilanci e della Comunicazione Economico-Finanziaria è finalizzata alla rilevazione e all’analisi della frequenza e delle modalità con cui le deroghe alla normativa di bilancio introdotte dal Legislatore nazionale per rispondere alla crisi pandemica sono state applicate dalle aziende italiane che redigono il bilancio secondo il Codice civile e i principi OIC nel 2020. In particolare, l’analisi verte sulle deroghe consentite in tema di valutazione della sussistenza della continuità aziendale nella redazione del bilancio 2020, di conseguenze delle perdite che erodono il capitale al di sotto di certe soglie, di rivalutazione delle immobilizzazioni, di sospensione degli ammortamenti e di mancata svalutazione dei titoli e delle partecipazioni dell’attivo circolante. L’analisi si è concentrata su un campione di 348 aziende, stratificato in base al valore della produzione del 2019 e all’appartenenza a settori colpiti da restrizioni e chiusure nel 2020 per riflettere le caratteristiche della popolazione di riferimento. Tramite una raccolta manuale di dati basata su una griglia di rilevazione appositamente stilata dal gruppo di ricerca, sono state mappate le informazioni sul ricorso alle deroghe e sulla qualità e l’estensione delle informazioni di dettaglio fornite in nota integrativa. I risultati mostrano notevoli differenze tra le aziende in merito all’utilizzo delle deroghe e all’informativa fornita. In particolare, si rileva uno scarso utilizzo delle deroghe sulla continuità aziendale e sulle perdite erosive del capitale, volte a garantire la sopravvivenza di aziende in difficoltà, e un più frequente utilizzo delle deroghe che consentono di rivalutare le immobilizzazioni e di sospendere gli ammortamenti. L’analisi mostra anche poche differenze, con riferimento al ricorso alle deroghe, tra aziende colpite da chiusure e aziende non colpite. Nessuna azienda ha dichiarato di aver usato la deroga sulla valutazione dei titoli dell’attivo circolante, che hanno comunque un peso marginale per le aziende del nostro campione, composto da società non finanziarie. Due motivi possono spiegare il più frequente ricorso alle deroghe ai criteri di valutazione per le immobilizzazioni. In primo luogo, l’utilizzo di queste deroghe non invia segnali negativi agli utilizzatori del bilancio, in quanto non sintomatico di stati di crisi o difficoltà. Al contrario, l’uso delle deroghe sulla continuità e sulle perdite erosive del capitale segnala l’esistenza di situazioni di difficoltà attuale e prospettica. Similmente, anche la mancata svalutazione dei titoli e delle partecipazioni circolanti presupporrebbe una diminuzione del valore di mercato degli stessi. Nel complesso, le aziende potrebbero aver preferito non impiegare le deroghe in grado di enfatizzare una situazione di difficoltà. In secondo luogo, poiché l’uso delle deroghe era consentito a tutte le aziende indipendentemente dalle effettive ricadute subite a causa della crisi pandemica, il ricorso alle deroghe sulle immobilizzazioni potrebbe esser spiegato da ragioni opportunistiche, in primis l’interesse a migliorare i livelli di patrimonializzazione e, con riferimento alla sospensione degli ammortamenti, anche il risultato economico di periodo. Inoltre, la rivalutazione delle immobilizzazioni ha consentito il conseguimento di vantaggi fiscali, in particolare l’affrancamento dei plusvalori tramite imposta sostitutiva. I risultati dello studio condotto hanno molteplici implicazioni per le aziende, gli standard setter e gli enti governativi. L’introduzione di deroghe una tantum ai normali principi di redazione e valutazione del bilancio al fine di supportare l’economia in difficoltà può, infatti, risultare nel complesso poco efficace e lungimirante se il Legislatore non tiene preventivamente conto (i) del possibile utilizzo strumentale da parte delle aziende delle disposizioni introdotte (e dell’associata opacità a danno dei lettori del bilancio) e (ii) di fattori che possono scoraggiare il ricorso alle stesse deroghe (nel caso di specie, i costi associati alla rivelazione di situazioni di difficoltà). I risultati forniti suggeriscono l’importanza di un adeguato coinvolgimento dello standard setter contabile anche con riguardo alla normativa emergenziale, al fine di migliorare l’efficacia della stessa tutelando, al contempo, la capacità informativa del bilancio.
Il ricorso alle deroghe contabili nel contesto pandemico: evidenze dai bilanci OIC 2020 / Alberto Quagli; Francesco Avallone; Paola Ramassa; Costanza Di Fabio; Elisa Roncagliolo; Lorenzo Simoni. - ELETTRONICO. - (2022), pp. 1-49.
Il ricorso alle deroghe contabili nel contesto pandemico: evidenze dai bilanci OIC 2020
Paola Ramassa;Lorenzo Simoni
2022
Abstract
L’attività di monitoraggio dei bilanci OIC condotta dal gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Genova nell’ambito dell’Osservatorio dei Bilanci e della Comunicazione Economico-Finanziaria è finalizzata alla rilevazione e all’analisi della frequenza e delle modalità con cui le deroghe alla normativa di bilancio introdotte dal Legislatore nazionale per rispondere alla crisi pandemica sono state applicate dalle aziende italiane che redigono il bilancio secondo il Codice civile e i principi OIC nel 2020. In particolare, l’analisi verte sulle deroghe consentite in tema di valutazione della sussistenza della continuità aziendale nella redazione del bilancio 2020, di conseguenze delle perdite che erodono il capitale al di sotto di certe soglie, di rivalutazione delle immobilizzazioni, di sospensione degli ammortamenti e di mancata svalutazione dei titoli e delle partecipazioni dell’attivo circolante. L’analisi si è concentrata su un campione di 348 aziende, stratificato in base al valore della produzione del 2019 e all’appartenenza a settori colpiti da restrizioni e chiusure nel 2020 per riflettere le caratteristiche della popolazione di riferimento. Tramite una raccolta manuale di dati basata su una griglia di rilevazione appositamente stilata dal gruppo di ricerca, sono state mappate le informazioni sul ricorso alle deroghe e sulla qualità e l’estensione delle informazioni di dettaglio fornite in nota integrativa. I risultati mostrano notevoli differenze tra le aziende in merito all’utilizzo delle deroghe e all’informativa fornita. In particolare, si rileva uno scarso utilizzo delle deroghe sulla continuità aziendale e sulle perdite erosive del capitale, volte a garantire la sopravvivenza di aziende in difficoltà, e un più frequente utilizzo delle deroghe che consentono di rivalutare le immobilizzazioni e di sospendere gli ammortamenti. L’analisi mostra anche poche differenze, con riferimento al ricorso alle deroghe, tra aziende colpite da chiusure e aziende non colpite. Nessuna azienda ha dichiarato di aver usato la deroga sulla valutazione dei titoli dell’attivo circolante, che hanno comunque un peso marginale per le aziende del nostro campione, composto da società non finanziarie. Due motivi possono spiegare il più frequente ricorso alle deroghe ai criteri di valutazione per le immobilizzazioni. In primo luogo, l’utilizzo di queste deroghe non invia segnali negativi agli utilizzatori del bilancio, in quanto non sintomatico di stati di crisi o difficoltà. Al contrario, l’uso delle deroghe sulla continuità e sulle perdite erosive del capitale segnala l’esistenza di situazioni di difficoltà attuale e prospettica. Similmente, anche la mancata svalutazione dei titoli e delle partecipazioni circolanti presupporrebbe una diminuzione del valore di mercato degli stessi. Nel complesso, le aziende potrebbero aver preferito non impiegare le deroghe in grado di enfatizzare una situazione di difficoltà. In secondo luogo, poiché l’uso delle deroghe era consentito a tutte le aziende indipendentemente dalle effettive ricadute subite a causa della crisi pandemica, il ricorso alle deroghe sulle immobilizzazioni potrebbe esser spiegato da ragioni opportunistiche, in primis l’interesse a migliorare i livelli di patrimonializzazione e, con riferimento alla sospensione degli ammortamenti, anche il risultato economico di periodo. Inoltre, la rivalutazione delle immobilizzazioni ha consentito il conseguimento di vantaggi fiscali, in particolare l’affrancamento dei plusvalori tramite imposta sostitutiva. I risultati dello studio condotto hanno molteplici implicazioni per le aziende, gli standard setter e gli enti governativi. L’introduzione di deroghe una tantum ai normali principi di redazione e valutazione del bilancio al fine di supportare l’economia in difficoltà può, infatti, risultare nel complesso poco efficace e lungimirante se il Legislatore non tiene preventivamente conto (i) del possibile utilizzo strumentale da parte delle aziende delle disposizioni introdotte (e dell’associata opacità a danno dei lettori del bilancio) e (ii) di fattori che possono scoraggiare il ricorso alle stesse deroghe (nel caso di specie, i costi associati alla rivelazione di situazioni di difficoltà). I risultati forniti suggeriscono l’importanza di un adeguato coinvolgimento dello standard setter contabile anche con riguardo alla normativa emergenziale, al fine di migliorare l’efficacia della stessa tutelando, al contempo, la capacità informativa del bilancio.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



