La presente ricerca aspira a fornire un’analisi storica, antropologica, filosofica e soprattutto letteraria del ruolo dei diavoli all’interno dell’immaginario dell’Europa del Rinascimento, contemplando il teatro francese come specimen in cui si articolano i diversi processi di gestazione di un mito che si riverbera secondo proporzioni differenti in tutto il quadro culturale della prima età moderna. Oltre a far emergere la specificità della metafora del theatrum mundi, la parte introduttiva della ricerca è rivolta a tratteggiare la linea interpretativa adottata nel corso della dissertazione, avanzando la possibilità di affrontare la cultura rinascimentale mediante un approccio ermeneutico “in controluce” e per il quale il mito di Satana tende non soltanto a far affiorare le continuità medievali nel mutamento umanistico, ma anche le ambiguità e le tensioni sottese all’intreccio di immagini, idee e discorsi di cui si articola l’immaginario ed il panorama teatrale del secondo Cinquecento francese (1550-1610 circa). Nelle sue molteplici declinazioni onomastiche e figurali, il diavolo costituisce del resto un elemento drammaturgico che distingue il teatro francese sin dalle sue origini medievali. Al pari di quanto si delinea lungo il primo capitolo della ricerca, la profusione dei demoni infernali all’interno dei miracles, dei mystères e degli altri generi teatrali medievali è sorretta da una visione di mondo densamente allegorica, fonte di un inesauribile discorso sull’altro che tende peraltro ad esteriorizzare rispetto alla singola coscienza umana la questione del problema del Male. L’ipertrofia della spiegazione allegorica echeggia e allo stesso tempo si contrae nel successivo periodo umanistico-rinascimentale, di cui nella seconda parte dell’elaborato vengono brevemente indagati alcuni aspetti, ponendo particolare accento sull’avvento delle Riforme religiose e sull’ambigua speculazione intorno alla magia, l’uno e l’altra esempi di come il diavolo aderisca sempre più all’interiorità della singola persona, mentre al contempo continua a rappresentare un’istanza sovrannaturale. Il carattere individuale del problema del Male costituisce d’altra parte il campo di ricerca attorno a cui tende progressivamente a convergere il teatro francese del secondo Cinquecento, a cui viene dedicato il cuore della ricerca. La tragedia, più nello specifico, si caratterizza come un bacino letterario in cui convergono, confliggono e si contaminano tradizioni filosofiche, teologiche ed estetiche spesso divergenti se non contradditorie, declinando il mito di Satana secondo molteplici finzioni sceniche soprattutto nel teatro religioso, ma in parte anche in quello profano. Mediante una prospettiva tematica applicata all’immaginario e al testo teatrale del XVI secolo, il mito di Satana si specifica in tal senso quale elemento empirico che ha storicamente accompagnato l’emergere della modernità occidentale e come il soggetto artistico che ha garantito la rappresentazione delle conflittualità più intime nella coscienza dell’uomo del Cinquecento. Entità imprescindibile per comprendere la complessa fenomenologia della spiritualità medievale e specialmente moderna, paradigma costante nella storia dell’identità culturale occidentale, la figura di Satana riveste infine un ruolo fondamentale nello studio del Rinascimento, nelle sue ombre così come nelle sue luci.

IL MITO DI SATANA NEL TEATRO FRANCESE DEL RINASCIMENTO. PER UN APPROCCIO TEMATICO ALL'IMMAGINARIO DELLA MODERNITA' OCCIDENTALE / GIANLUCA RUGGERI FERRARIS. - (2025).

IL MITO DI SATANA NEL TEATRO FRANCESE DEL RINASCIMENTO. PER UN APPROCCIO TEMATICO ALL'IMMAGINARIO DELLA MODERNITA' OCCIDENTALE

GIANLUCA RUGGERI FERRARIS
2025

Abstract

La presente ricerca aspira a fornire un’analisi storica, antropologica, filosofica e soprattutto letteraria del ruolo dei diavoli all’interno dell’immaginario dell’Europa del Rinascimento, contemplando il teatro francese come specimen in cui si articolano i diversi processi di gestazione di un mito che si riverbera secondo proporzioni differenti in tutto il quadro culturale della prima età moderna. Oltre a far emergere la specificità della metafora del theatrum mundi, la parte introduttiva della ricerca è rivolta a tratteggiare la linea interpretativa adottata nel corso della dissertazione, avanzando la possibilità di affrontare la cultura rinascimentale mediante un approccio ermeneutico “in controluce” e per il quale il mito di Satana tende non soltanto a far affiorare le continuità medievali nel mutamento umanistico, ma anche le ambiguità e le tensioni sottese all’intreccio di immagini, idee e discorsi di cui si articola l’immaginario ed il panorama teatrale del secondo Cinquecento francese (1550-1610 circa). Nelle sue molteplici declinazioni onomastiche e figurali, il diavolo costituisce del resto un elemento drammaturgico che distingue il teatro francese sin dalle sue origini medievali. Al pari di quanto si delinea lungo il primo capitolo della ricerca, la profusione dei demoni infernali all’interno dei miracles, dei mystères e degli altri generi teatrali medievali è sorretta da una visione di mondo densamente allegorica, fonte di un inesauribile discorso sull’altro che tende peraltro ad esteriorizzare rispetto alla singola coscienza umana la questione del problema del Male. L’ipertrofia della spiegazione allegorica echeggia e allo stesso tempo si contrae nel successivo periodo umanistico-rinascimentale, di cui nella seconda parte dell’elaborato vengono brevemente indagati alcuni aspetti, ponendo particolare accento sull’avvento delle Riforme religiose e sull’ambigua speculazione intorno alla magia, l’uno e l’altra esempi di come il diavolo aderisca sempre più all’interiorità della singola persona, mentre al contempo continua a rappresentare un’istanza sovrannaturale. Il carattere individuale del problema del Male costituisce d’altra parte il campo di ricerca attorno a cui tende progressivamente a convergere il teatro francese del secondo Cinquecento, a cui viene dedicato il cuore della ricerca. La tragedia, più nello specifico, si caratterizza come un bacino letterario in cui convergono, confliggono e si contaminano tradizioni filosofiche, teologiche ed estetiche spesso divergenti se non contradditorie, declinando il mito di Satana secondo molteplici finzioni sceniche soprattutto nel teatro religioso, ma in parte anche in quello profano. Mediante una prospettiva tematica applicata all’immaginario e al testo teatrale del XVI secolo, il mito di Satana si specifica in tal senso quale elemento empirico che ha storicamente accompagnato l’emergere della modernità occidentale e come il soggetto artistico che ha garantito la rappresentazione delle conflittualità più intime nella coscienza dell’uomo del Cinquecento. Entità imprescindibile per comprendere la complessa fenomenologia della spiritualità medievale e specialmente moderna, paradigma costante nella storia dell’identità culturale occidentale, la figura di Satana riveste infine un ruolo fondamentale nello studio del Rinascimento, nelle sue ombre così come nelle sue luci.
2025
Barbara Innocenti
GIANLUCA RUGGERI FERRARIS
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