A quasi trent’anni dall’inserimento delle prime considerazioni di carattere ambientale all’interno delle procedure ad evidenza pubblica, il dibattito intorno alla funzionalità degli appalti pubblici quale veicolo di politiche orizzontali – tra cui, principalmente, quelle volte alla tutela dell’ambiente – risulta tutt’altro che sopito. Anzi, l’evoluzione politico-normativa degli ultimi anni lo ha addirittura rinvigorito, tanto a livello macroscopico – in virtù dell’Agenda ONU 2030 e del Green Deal europeo – quanto a livello microscopico, considerata l’adozione del terzo Codice dei contratti pubblici (peraltro già modificato sulla base del Correttivo e del recente d.l. Infrastrutture) e di un nuovo Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione. Ma sono soprattutto le forti tensioni commerciali e la possibile fine della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni a rimettere in discussione il ruolo degli approvvigionamenti pubblici – e, più specificatamente, del Green Public Procurement – nell’immediato futuro. All’interno dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, invero, gli “acquisti verdi” possono svolgere una funzione a dir poco fondamentale nel conseguimento delle priorità strategiche legate all’innovazione, alla competitività e alla decarbonizzazione, senza poi dimenticare la necessità di garantire uno sviluppo sostenibile e quindi la concreta realizzazione dei piani per la transizione industriale e l’economia circolare. La presente ricerca pone dunque le basi per esaminare le modalità con cui gli “appalti pubblici verdi” potrebbero essere perfettamente integrati pure nell’ambito di queste nuove strategie, mediante un’approfondita analisi normativa e giurisprudenziale delle fonti di riferimento. Un lavoro che contribuisce, al tempo stesso, al processo di riforma delle cc.dd. direttive “appalti”, alle quali ora si richiede di veicolare le tre dimensioni della sostenibilità in un’ottica meno concorrenziale e più competitiva. Non si tratta tuttavia di un’indagine fine a sé stessa, né tantomeno orientata a estendere acriticamente l’impiego del GPP, volendo per di più tralasciare la disputa mandatory vs. voluntary che – a fronte di un contesto geopolitico particolarmente complesso e delle iniziative senza precedenti che inevitabilmente ne stanno conseguendo, dal Clean Industrial Deal a Readiness 2030 – pare perdere un po’ mordente. Ma l’urgenza di accelerare il percorso di transizione ecologica ed energetica resta tuttavia ben salda e ferma: oltre al dato giuridico, la ricerca pone quindi particolare attenzione al dato empirico, affrontando così le principali criticità che ancora ostacolano l’effettivo inserimento dei criteri ambientali minimi all’interno dei documenti di gara, fornendo infine spunti di riflessione e possibili soluzioni di compromesso. // Almost thirty years after the first integration of environmental considerations into public procurement, the debate on the functionality of public procurement as an instrument for horizontal policies – including, first and foremost, environmental policies – is far from dying down. On the contrary, it has been revitalised by the political and regulatory developments of recent years, both at the macro level – with the UN 2030 Agenda and the European Green Deal – and at the micro level, with the adoption of the third Public Procurement Code (which had already been revised pursuant to the Correttivo Act and the recent Infrastrutture Decree) and a new National action plan for the environmental sustainability of consumption in the public administration sector. However, it is above all the strong trade tensions and the possible end of globalisation as we have known it in recent decades that call into question the role of public procurement – and, more specifically, Green Public Procurement – in the immediate future. Indeed, within the European Union and its Member States, “green purchasing” can play a fundamental role, to say the least, in achieving strategic priorities related to innovation, competitiveness and decarbonisation, without forgetting the need to ensure sustainable development and thus the concrete implementation of plans for industrial transition and the circular economy. This study therefore lays the groundwork for examining how “green public contracts” could also be perfectly integrated into these new strategies, through an in-depth regulatory and jurisprudential analysis of the reference sources. At the same time, this work contributes to the reform process of the so-called “procurement directives”, which are now required to convey the three dimensions of sustainability in a less competitive and more competitive perspective. Nevertheless, it is not a study for its own sake, nor does it aim to uncritically extend the use of GPP, also seeking to put aside the mandatory vs. voluntary debate, which seems to be losing some of its force in the face of a particularly complex geopolitical context and the unprecedented initiatives that are inevitably emerging, from the Clean Industrial Deal to Readiness 2030. But the urgency of speeding up the process of ecological and energy transition is still present: for this reason, the research pays particular attention to the empirical data, in addition to the legal data, and addresses the main critical points that still prevent the effective inclusion of minimum environmental criteria in tender documents, finally providing food for thought and possible compromise solutions.

Il Green Public Procurement: una leva strategica per la decarbonizzazione, l’economia circolare e la competitività dell’Unione europea / BAISI, ILARIA. - (2025).

Il Green Public Procurement: una leva strategica per la decarbonizzazione, l’economia circolare e la competitività dell’Unione europea

BAISI, ILARIA
2025

Abstract

A quasi trent’anni dall’inserimento delle prime considerazioni di carattere ambientale all’interno delle procedure ad evidenza pubblica, il dibattito intorno alla funzionalità degli appalti pubblici quale veicolo di politiche orizzontali – tra cui, principalmente, quelle volte alla tutela dell’ambiente – risulta tutt’altro che sopito. Anzi, l’evoluzione politico-normativa degli ultimi anni lo ha addirittura rinvigorito, tanto a livello macroscopico – in virtù dell’Agenda ONU 2030 e del Green Deal europeo – quanto a livello microscopico, considerata l’adozione del terzo Codice dei contratti pubblici (peraltro già modificato sulla base del Correttivo e del recente d.l. Infrastrutture) e di un nuovo Piano d’azione nazionale per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione. Ma sono soprattutto le forti tensioni commerciali e la possibile fine della globalizzazione per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi decenni a rimettere in discussione il ruolo degli approvvigionamenti pubblici – e, più specificatamente, del Green Public Procurement – nell’immediato futuro. All’interno dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, invero, gli “acquisti verdi” possono svolgere una funzione a dir poco fondamentale nel conseguimento delle priorità strategiche legate all’innovazione, alla competitività e alla decarbonizzazione, senza poi dimenticare la necessità di garantire uno sviluppo sostenibile e quindi la concreta realizzazione dei piani per la transizione industriale e l’economia circolare. La presente ricerca pone dunque le basi per esaminare le modalità con cui gli “appalti pubblici verdi” potrebbero essere perfettamente integrati pure nell’ambito di queste nuove strategie, mediante un’approfondita analisi normativa e giurisprudenziale delle fonti di riferimento. Un lavoro che contribuisce, al tempo stesso, al processo di riforma delle cc.dd. direttive “appalti”, alle quali ora si richiede di veicolare le tre dimensioni della sostenibilità in un’ottica meno concorrenziale e più competitiva. Non si tratta tuttavia di un’indagine fine a sé stessa, né tantomeno orientata a estendere acriticamente l’impiego del GPP, volendo per di più tralasciare la disputa mandatory vs. voluntary che – a fronte di un contesto geopolitico particolarmente complesso e delle iniziative senza precedenti che inevitabilmente ne stanno conseguendo, dal Clean Industrial Deal a Readiness 2030 – pare perdere un po’ mordente. Ma l’urgenza di accelerare il percorso di transizione ecologica ed energetica resta tuttavia ben salda e ferma: oltre al dato giuridico, la ricerca pone quindi particolare attenzione al dato empirico, affrontando così le principali criticità che ancora ostacolano l’effettivo inserimento dei criteri ambientali minimi all’interno dei documenti di gara, fornendo infine spunti di riflessione e possibili soluzioni di compromesso. // Almost thirty years after the first integration of environmental considerations into public procurement, the debate on the functionality of public procurement as an instrument for horizontal policies – including, first and foremost, environmental policies – is far from dying down. On the contrary, it has been revitalised by the political and regulatory developments of recent years, both at the macro level – with the UN 2030 Agenda and the European Green Deal – and at the micro level, with the adoption of the third Public Procurement Code (which had already been revised pursuant to the Correttivo Act and the recent Infrastrutture Decree) and a new National action plan for the environmental sustainability of consumption in the public administration sector. However, it is above all the strong trade tensions and the possible end of globalisation as we have known it in recent decades that call into question the role of public procurement – and, more specifically, Green Public Procurement – in the immediate future. Indeed, within the European Union and its Member States, “green purchasing” can play a fundamental role, to say the least, in achieving strategic priorities related to innovation, competitiveness and decarbonisation, without forgetting the need to ensure sustainable development and thus the concrete implementation of plans for industrial transition and the circular economy. This study therefore lays the groundwork for examining how “green public contracts” could also be perfectly integrated into these new strategies, through an in-depth regulatory and jurisprudential analysis of the reference sources. At the same time, this work contributes to the reform process of the so-called “procurement directives”, which are now required to convey the three dimensions of sustainability in a less competitive and more competitive perspective. Nevertheless, it is not a study for its own sake, nor does it aim to uncritically extend the use of GPP, also seeking to put aside the mandatory vs. voluntary debate, which seems to be losing some of its force in the face of a particularly complex geopolitical context and the unprecedented initiatives that are inevitably emerging, from the Clean Industrial Deal to Readiness 2030. But the urgency of speeding up the process of ecological and energy transition is still present: for this reason, the research pays particular attention to the empirical data, in addition to the legal data, and addresses the main critical points that still prevent the effective inclusion of minimum environmental criteria in tender documents, finally providing food for thought and possible compromise solutions.
2025
Gian Franco Cartei
Goal 7: Affordable and clean energy
Goal 11: Sustainable cities and communities
Goal 12: Responsible consumption and production
Goal 13: Climate action
BAISI, ILARIA
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Descrizione: Il Green Public Procurement: una leva strategica per la decarbonizzazione, l’economia circolare e la competitività dell’Unione europea
Tipologia: Tesi di dottorato
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