Il saggio ricongiunge le prospettive di due fra gli scrittori piu' rappresentativi del secondo Novecento ungherese: il Premio Nobel Imre Kertesz e chi dei 'giovani', Peter Esterhazy, ha avuto la funzione di condurre la laudatio del Nobel (Budapest 2002). Dicendo che 'la letteratura esiste' Kertesz e Esterhazy tentano, con tutta la loro opera, le vie della “riunificazione” fra passato e presente e, in contamporanea, quelle della soluzione dell’aporia dell’intellettuale (letterato) dell’Europa (dell’Est). Una realtà effettuale divenuta astratta e un intellettuale che si sente “disperatamente estraneo” ad essa: sono gli assunti che nell'analisi letteraria portano a comprendere con Kertesz “la situazione dell’essere umano" ("lo stadio terminale della grande avventura, cui l’uomo europeo è giunto dopo duemila anni di cultura etica e morale”), la sua 'minacciosa' forma mentis e, con Esterhazy, le possibilita' di 'reagire' a tale situazione nella e con l'arte (“l’arte non parla mai del passato, al massimo lo prende come suo tema”). La ricostruzione dell'intima, letteraria interlocuzione dei due scrittori fa emergere l'aspetto essenziale della visione 'ontologico-letteraria' che accomuna i due scrittori (pur nella importante diversità sul piano delle scelte estetiche): la "vera storia” che la letteratura puo' raccontare non sara' dunque ne' passato, ne' futuro, ma operoso giudizio presente. La letteratura come cultura del presente potra', se vorra', “servire” il futuro.

L’area di rispetto della memoria / B. Tottossy. - In: LETTERA INTERNAZIONALE. - ISSN 1592-2898. - STAMPA. - 76:(2003), pp. 58-59.

L’area di rispetto della memoria

TOTTOSSY, BEATRIX
2003

Abstract

Il saggio ricongiunge le prospettive di due fra gli scrittori piu' rappresentativi del secondo Novecento ungherese: il Premio Nobel Imre Kertesz e chi dei 'giovani', Peter Esterhazy, ha avuto la funzione di condurre la laudatio del Nobel (Budapest 2002). Dicendo che 'la letteratura esiste' Kertesz e Esterhazy tentano, con tutta la loro opera, le vie della “riunificazione” fra passato e presente e, in contamporanea, quelle della soluzione dell’aporia dell’intellettuale (letterato) dell’Europa (dell’Est). Una realtà effettuale divenuta astratta e un intellettuale che si sente “disperatamente estraneo” ad essa: sono gli assunti che nell'analisi letteraria portano a comprendere con Kertesz “la situazione dell’essere umano" ("lo stadio terminale della grande avventura, cui l’uomo europeo è giunto dopo duemila anni di cultura etica e morale”), la sua 'minacciosa' forma mentis e, con Esterhazy, le possibilita' di 'reagire' a tale situazione nella e con l'arte (“l’arte non parla mai del passato, al massimo lo prende come suo tema”). La ricostruzione dell'intima, letteraria interlocuzione dei due scrittori fa emergere l'aspetto essenziale della visione 'ontologico-letteraria' che accomuna i due scrittori (pur nella importante diversità sul piano delle scelte estetiche): la "vera storia” che la letteratura puo' raccontare non sara' dunque ne' passato, ne' futuro, ma operoso giudizio presente. La letteratura come cultura del presente potra', se vorra', “servire” il futuro.
2003
76
58
59
B. Tottossy
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