Si tratta della raccolta di otto studi su Torquato Tasso (aggiornati per l’occasione nella bibliografia e adattati alla diversa destinazione) comparsi a stampa nel giro di una dozzina d’anni negli Atti di Convegni e con i saggi dei Cataloghi di mostre d’argomento tassiano, fra i contributi di volumi miscellanei e in rivista. Davanti a essi, mercé la forte connessione reciproca, si è posta, in una versione integrata delle necessarie citazioni epistolari, l’Introduzione alle Lettere poetiche di Tasso, già premessa al volume edito da Guanda (Fondazione Pietro Bembo) nel 1995 e ristampato nel 2008, perché alla realizzazione di quell’edizione commentata (dal prolungato effetto propulsivo) si deve il principale sebbene non esclusivo vertere degli argomenti di tali studi sulla sperimentazione epica tassiana. Buona parte dei saggi qui raccolti riguarda difatti la riflessione epica di Tasso, colta nel suo intrecciarsi alla prassi scrittoria della Gerusalemme liberata e revisoria delle Lettere poetiche e accompagnata lungo la parabola dei diversi testi teorici fino al tardo argomentare del Giudicio e all’approdo della Conquistata, con riguardo al rapporto fondativo tra vero storico e invenzione poetico-filosofica e alla dispositio, anche indagata nei suoi risvolti stilistici e riscrittòri. Particolarmente interessante sotto questo profilo l’ampio e denso saggio sull’«eccesso de la verità», composto nel 2003 per la miscellanea di studi Sul Tasso in onore di Luigi Poma (uscita da Antenore, a cura di Franco Gavazzeni) che propone, dopo gli studi di Claudio Scarpati e Maria Teresa Girardi, un’ulteriore messa a fuoco dell’espressione, divenuta per la sua esclusiva e reiterata attestazione nel tardo e incompiuto Giudicio sovra la ‘Gerusalemme’ riformata, pur se variamente intesa, emblematica dell’approdo finale della meditazione teorica di Tasso sopra la Conquistata. Per cogliere il senso dell’oltranza enunciata e della nozione estetica di cui l’espressione è portatrice, si riesamina infatti l’intero tracciato della riflessione epica tassiana con attenzione specifica al rapporto tra storia e invenzione, individuandolo nei testi ad essa specialmente dedicati (Discorsi dell’arte poetica, Lettere poetiche, Apologia, Discorsi del poema eroico e Giudicio); e se ne sottolineano costanti e varianti, come momenti di una personale parabola e esito della preoccupata reazione del poeta ai pronunciamenti sempre più diffusi sull’eccellenza della poesia fantastica: attenzione infine focalizzata sul nuovo trattamento esemplare e filosofico dei costumi da parte del poeta, che assegna un ruolo particolare al Plutarco morale e pedagogo del De audiendis poetis, aprendo interessanti prospettive alla valutazione dell’ambito teorico in cui opera l’ultimo Tasso riscrittore del poema. Ancora aperte all’ampio raggio della prassi e della teorica tassiane, costantemente intrecciate e reciprocamente implicate dal tempo della revisione romana (e, prima, dei Discorsi dell’arte poetica) a quello estremo della Conquistata e del Giudicio risultano le pagine del saggio Sull’ecfrasi epica tassiana, contributo ai due volumi di studi sull’Ecfrasi. Modelli ed esempi fra Medioevo e Rinascimento raccolti da Gianni Venturi e Monica Farnetti per i tipi di Bulzoni nel 2004 e presentati, l’anno seguente, nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti dal direttore, Carlo Sisi, da Arnaldo Bruni e Lina Bolzoni. Vi si dà spazio all’analisi dell’ecfrasi epica virgiliana, che risulta efficace modello per Tasso, anche a confronto con l’archetipica descriptio omerica dello scudo di Achille, in quanto rispondente a specifiche esigenze narrative e ideologiche, nonché docile all’impiego strutturale di racconto profetico-dinastico e, come tale, esempio intrigante per Tasso di emulazione e di abilità riscrittoria. In un paio di saggi aventi per oggetto le relazioni del poeta con esponenti dei Medici e dei Gonzaga sono invece illustrati aspetti, emergenti in parte anche dagli studi restanti, che pertengono alla complessità del suo rapporto col potere, rivelando il senso della vocazione encomiastica del suo spirito, di uomo per un verso imbevuto dell’idealizzazione cortigiana propria della mitologia politica del suo tempo e per l’altro condizionato dall’irresoluto e spesso conflittuale, ma necessitante, legame coi potenti.

Studi su Tasso / C. Molinari. - STAMPA. - (2007), pp. 1-296.

Studi su Tasso

MOLINARI, CARLA
2007

Abstract

Si tratta della raccolta di otto studi su Torquato Tasso (aggiornati per l’occasione nella bibliografia e adattati alla diversa destinazione) comparsi a stampa nel giro di una dozzina d’anni negli Atti di Convegni e con i saggi dei Cataloghi di mostre d’argomento tassiano, fra i contributi di volumi miscellanei e in rivista. Davanti a essi, mercé la forte connessione reciproca, si è posta, in una versione integrata delle necessarie citazioni epistolari, l’Introduzione alle Lettere poetiche di Tasso, già premessa al volume edito da Guanda (Fondazione Pietro Bembo) nel 1995 e ristampato nel 2008, perché alla realizzazione di quell’edizione commentata (dal prolungato effetto propulsivo) si deve il principale sebbene non esclusivo vertere degli argomenti di tali studi sulla sperimentazione epica tassiana. Buona parte dei saggi qui raccolti riguarda difatti la riflessione epica di Tasso, colta nel suo intrecciarsi alla prassi scrittoria della Gerusalemme liberata e revisoria delle Lettere poetiche e accompagnata lungo la parabola dei diversi testi teorici fino al tardo argomentare del Giudicio e all’approdo della Conquistata, con riguardo al rapporto fondativo tra vero storico e invenzione poetico-filosofica e alla dispositio, anche indagata nei suoi risvolti stilistici e riscrittòri. Particolarmente interessante sotto questo profilo l’ampio e denso saggio sull’«eccesso de la verità», composto nel 2003 per la miscellanea di studi Sul Tasso in onore di Luigi Poma (uscita da Antenore, a cura di Franco Gavazzeni) che propone, dopo gli studi di Claudio Scarpati e Maria Teresa Girardi, un’ulteriore messa a fuoco dell’espressione, divenuta per la sua esclusiva e reiterata attestazione nel tardo e incompiuto Giudicio sovra la ‘Gerusalemme’ riformata, pur se variamente intesa, emblematica dell’approdo finale della meditazione teorica di Tasso sopra la Conquistata. Per cogliere il senso dell’oltranza enunciata e della nozione estetica di cui l’espressione è portatrice, si riesamina infatti l’intero tracciato della riflessione epica tassiana con attenzione specifica al rapporto tra storia e invenzione, individuandolo nei testi ad essa specialmente dedicati (Discorsi dell’arte poetica, Lettere poetiche, Apologia, Discorsi del poema eroico e Giudicio); e se ne sottolineano costanti e varianti, come momenti di una personale parabola e esito della preoccupata reazione del poeta ai pronunciamenti sempre più diffusi sull’eccellenza della poesia fantastica: attenzione infine focalizzata sul nuovo trattamento esemplare e filosofico dei costumi da parte del poeta, che assegna un ruolo particolare al Plutarco morale e pedagogo del De audiendis poetis, aprendo interessanti prospettive alla valutazione dell’ambito teorico in cui opera l’ultimo Tasso riscrittore del poema. Ancora aperte all’ampio raggio della prassi e della teorica tassiane, costantemente intrecciate e reciprocamente implicate dal tempo della revisione romana (e, prima, dei Discorsi dell’arte poetica) a quello estremo della Conquistata e del Giudicio risultano le pagine del saggio Sull’ecfrasi epica tassiana, contributo ai due volumi di studi sull’Ecfrasi. Modelli ed esempi fra Medioevo e Rinascimento raccolti da Gianni Venturi e Monica Farnetti per i tipi di Bulzoni nel 2004 e presentati, l’anno seguente, nella Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti dal direttore, Carlo Sisi, da Arnaldo Bruni e Lina Bolzoni. Vi si dà spazio all’analisi dell’ecfrasi epica virgiliana, che risulta efficace modello per Tasso, anche a confronto con l’archetipica descriptio omerica dello scudo di Achille, in quanto rispondente a specifiche esigenze narrative e ideologiche, nonché docile all’impiego strutturale di racconto profetico-dinastico e, come tale, esempio intrigante per Tasso di emulazione e di abilità riscrittoria. In un paio di saggi aventi per oggetto le relazioni del poeta con esponenti dei Medici e dei Gonzaga sono invece illustrati aspetti, emergenti in parte anche dagli studi restanti, che pertengono alla complessità del suo rapporto col potere, rivelando il senso della vocazione encomiastica del suo spirito, di uomo per un verso imbevuto dell’idealizzazione cortigiana propria della mitologia politica del suo tempo e per l’altro condizionato dall’irresoluto e spesso conflittuale, ma necessitante, legame coi potenti.
2007
9788860320469
1
296
C. Molinari
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