Introduzione

Il saggio che studia la più celebre delle opere goldoniane nonché una delle opere italiane più rappresentate non si limita ad un’analisi del testo ma studia, prendendo l’opera come campione, la sua genesi e, soprattutto, indaga lo stretto rapporto tra la creazione artistica e il meccanismo compositivo che per Goldoni non era separabile dagli stimoli e dalle competenze dei suoi interpreti. Fotogramma di un continuum autoriale legato all’attività professionale per il teatro sant’Angelo, l’opera diventa l’occasione per uno studio della compagnia Medebach per la quale fu scritta, mettendo in luce caratteristiche dei singoli attori che vengono confrontate con l’intero corpus delle creazioni goldoniane di quegli anni, dimostrando come le dichiarazioni dell’autore di essersi ispirato ai suoi attori non siano espressioni di cortesia ma rispondano appieno ad una collaborazione che nasce dalle tavole del palcoscenico. This essay, which studies the most renowned of Goldoni’s plays, as well as one of the most performed of the Italian comedies, is not only an analysis of the text but inquires into its genesis and the deep relation between artistic creation and composing process which, following Goldoni’s poetic, are both strictly linked to the peculiarities and abilities of his actors. Frame of an authorial continuum related to Goldoni’s professional activity at the Sant’Angelo theatre, this play becomes the occasion for a study of the Medebach company for which it was written, thus drawing attention to the characteristics of the actors which are compared to the whole corpus of Goldoni’s creations of those years and demonstrating how the statements of the author about being inspired by his actors are not only a simple expression of courtesy but a real demonstration of that close collaboration which came to life from the stage.