La monografia ripercorre le principali tappe attraverso le quali è stato abbandonato il postulato della inconciliabilità tra responsabilità e potere e si è affermato il principio che la pubblica amministrazione risponde dei danni causati ai cittadini dall’esercizio illecito della funzione pubblica. Le soluzioni storicamente prospettate in Italia vengono comparate con quelle degli ordinamenti giuridici tedesco e spagnolo, evidenziando le ragioni di ordine organizzativo e funzionale che, anche dopo l’affermarsi dello stato di diritto, hanno sorretto forme più o meno gravi di immunità dei soggetti pubblici. In particolare, si esamina criticamente la prospettiva teorica che ha costituito il più significativo e articolato tentativo di dare un fondamento pubblicistico alla responsabilità dello Stato; affiorata nelle elaborazioni di una parte della dottrina italiana tra Ottocento e Novecento, tale prospettiva è stata adottata, in parte, dalla Germania e, più globalmente, dalla Spagna; essa parte dal presupposto della equivalenza/indifferenza della liceità o illiceità della condotta/funzione e si impernia sulla esorbitanza del danno-sacrificio imposto ad un singolo rispetto alla generalità dei consociati. L’indagine mostra la equivocità di un simile approccio e i molti limiti che ha rivelato e ancora rivela nelle sue concrete applicazioni. Espone gli argomenti a sostegno dell’adozione di modelli che fondino la responsabilità dei soggetti pubblici nella violazione di regole positive o negative di condotta, non diversamente da quanto si verifica per i soggetti privati. Benché il presupposto che differenzia l’illecito pubblico da quello dei privati sia l’esercizio della funzione, ciò non obbliga ad optare per una disciplina speciale della responsabilità dell’amministrazione; il risarcimento dei danni provocati da condotte illecite deve essere più opportunamente sottoposto ad una disciplina comune per tutti i soggetti dell’ordinamento, unitaria essendone la causa, ovvero il superamento della soglia del giuridicamente consentito che sia produttivo di danni a terzi. Le forme di compensazione di pregiudizi causati da attività conformi al diritto oggettivo, ma che gravano in modo sproporzionato solo su alcuni soggetti, a vantaggio di altri o della collettività, vengono collocate, invece, su di un piano diverso dalla responsabilità, perché traggono fondamento da altri principi dell’ordinamento, quali quelli di uguaglianza, giustizia e solidarietà; possono convivere, pertanto, con il risarcimento dei danni causati da condotte illecite ed essere sottoposte dal legislatore a specifiche discipline.

L'esercizio illecito della funzione pubblica. Fondamento presupposti e regime / M.CARRA'. - STAMPA. - (2005), pp. 1-158.

L'esercizio illecito della funzione pubblica. Fondamento presupposti e regime.

CARRA', MATILDE
2005

Abstract

La monografia ripercorre le principali tappe attraverso le quali è stato abbandonato il postulato della inconciliabilità tra responsabilità e potere e si è affermato il principio che la pubblica amministrazione risponde dei danni causati ai cittadini dall’esercizio illecito della funzione pubblica. Le soluzioni storicamente prospettate in Italia vengono comparate con quelle degli ordinamenti giuridici tedesco e spagnolo, evidenziando le ragioni di ordine organizzativo e funzionale che, anche dopo l’affermarsi dello stato di diritto, hanno sorretto forme più o meno gravi di immunità dei soggetti pubblici. In particolare, si esamina criticamente la prospettiva teorica che ha costituito il più significativo e articolato tentativo di dare un fondamento pubblicistico alla responsabilità dello Stato; affiorata nelle elaborazioni di una parte della dottrina italiana tra Ottocento e Novecento, tale prospettiva è stata adottata, in parte, dalla Germania e, più globalmente, dalla Spagna; essa parte dal presupposto della equivalenza/indifferenza della liceità o illiceità della condotta/funzione e si impernia sulla esorbitanza del danno-sacrificio imposto ad un singolo rispetto alla generalità dei consociati. L’indagine mostra la equivocità di un simile approccio e i molti limiti che ha rivelato e ancora rivela nelle sue concrete applicazioni. Espone gli argomenti a sostegno dell’adozione di modelli che fondino la responsabilità dei soggetti pubblici nella violazione di regole positive o negative di condotta, non diversamente da quanto si verifica per i soggetti privati. Benché il presupposto che differenzia l’illecito pubblico da quello dei privati sia l’esercizio della funzione, ciò non obbliga ad optare per una disciplina speciale della responsabilità dell’amministrazione; il risarcimento dei danni provocati da condotte illecite deve essere più opportunamente sottoposto ad una disciplina comune per tutti i soggetti dell’ordinamento, unitaria essendone la causa, ovvero il superamento della soglia del giuridicamente consentito che sia produttivo di danni a terzi. Le forme di compensazione di pregiudizi causati da attività conformi al diritto oggettivo, ma che gravano in modo sproporzionato solo su alcuni soggetti, a vantaggio di altri o della collettività, vengono collocate, invece, su di un piano diverso dalla responsabilità, perché traggono fondamento da altri principi dell’ordinamento, quali quelli di uguaglianza, giustizia e solidarietà; possono convivere, pertanto, con il risarcimento dei danni causati da condotte illecite ed essere sottoposte dal legislatore a specifiche discipline.
2005
9788834855683
1
158
M.CARRA'
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/333500
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact