La monografia affronta, con ampi riferimenti alla esperienza giuridica tedesca, la controversa tematica della applicazione alla pubblica amministrazione della fattispecie generale di illecito civile disciplinata dall’art. 2043 c.c. Delimita, in primo luogo, l’ambito di operatività della responsabilità da illecito rispetto alla responsabilità da inadempimento delle obbligazioni e dalla responsabilità precontrattuale. A tale scopo utilizza un parametro unitario, basato sulla diversa struttura e funzione che assumono le regole di condotta, tanto per i soggetti pubblici quanto per quelli privati, a seconda che siano o meno calate in un rapporto giuridico che precede ed è indipendente dall’avverarsi di un danno. Su questa base, all’art. 2043 c.c. viene assegnata, anche nei confronti dell’amministrazione, una portata applicativa residuale, che copre tutte le ipotesi in cui le regole di responsabilità non derivano, almeno anche, da quelle che presidiano un rapporto giuridico già esistente. Il lavoro analizza poi gli elementi soggettivi e oggettivi che integrano la fattispecie di illecito civile, individuando gli specifici profili che devono essere considerati nelle applicazioni all’esercizio illecito della funzione pubblica. Arriva alla conclusione che i caratteri strutturali e funzionali dei soggetti pubblici non possono influenzano l’indagine sulla componente oggettiva della fattispecie aquiliana, per ciò che gli elementi che la integrano – un danno qualificabile come ingiusto e il suo legame causale con la condotta del danneggiante - non presentano tratti differenziali tali da richiedere, per il loro accertamento, parametri dissimili da quelli utilizzati nei giudizi di responsabilità dei privati. Alcune peculiarità vengono rinvenute, invece, con riguardo alla componente soggettiva dell’illecito della funzione, in considerazione della connotazione degli enti pubblici come organizzazioni complesse. Tale connotazione richiede di assumere una accezione di colpa che si affranchi, pur non escludendole, dalle colpe individuali di coloro che agiscono per l’organizzazione, dalle quali, all’opposto, è stata tradizionalmente derivata e resa dipendente. Vengono esposte, più in particolare, le ragioni per cui la verifica della illiceità delle condotte pubbliche deve essere parametrata non soltanto sulle regole di diritto privato – come si è pacificamente ammesso in tempi anche remoti – ma anche sulle regole di diritto pubblico, in passato prevalentemente sottratte ai giudizi di responsabilità e che ancora oggi stentano a trovarvi una chiara collocazione.

L'esercizio illecito della funzione pubblica ex art. 2043 c.c / M.CARRA'. - STAMPA. - (2006), pp. 1-219.

L'esercizio illecito della funzione pubblica ex art. 2043 c.c.

CARRA', MATILDE
2006

Abstract

La monografia affronta, con ampi riferimenti alla esperienza giuridica tedesca, la controversa tematica della applicazione alla pubblica amministrazione della fattispecie generale di illecito civile disciplinata dall’art. 2043 c.c. Delimita, in primo luogo, l’ambito di operatività della responsabilità da illecito rispetto alla responsabilità da inadempimento delle obbligazioni e dalla responsabilità precontrattuale. A tale scopo utilizza un parametro unitario, basato sulla diversa struttura e funzione che assumono le regole di condotta, tanto per i soggetti pubblici quanto per quelli privati, a seconda che siano o meno calate in un rapporto giuridico che precede ed è indipendente dall’avverarsi di un danno. Su questa base, all’art. 2043 c.c. viene assegnata, anche nei confronti dell’amministrazione, una portata applicativa residuale, che copre tutte le ipotesi in cui le regole di responsabilità non derivano, almeno anche, da quelle che presidiano un rapporto giuridico già esistente. Il lavoro analizza poi gli elementi soggettivi e oggettivi che integrano la fattispecie di illecito civile, individuando gli specifici profili che devono essere considerati nelle applicazioni all’esercizio illecito della funzione pubblica. Arriva alla conclusione che i caratteri strutturali e funzionali dei soggetti pubblici non possono influenzano l’indagine sulla componente oggettiva della fattispecie aquiliana, per ciò che gli elementi che la integrano – un danno qualificabile come ingiusto e il suo legame causale con la condotta del danneggiante - non presentano tratti differenziali tali da richiedere, per il loro accertamento, parametri dissimili da quelli utilizzati nei giudizi di responsabilità dei privati. Alcune peculiarità vengono rinvenute, invece, con riguardo alla componente soggettiva dell’illecito della funzione, in considerazione della connotazione degli enti pubblici come organizzazioni complesse. Tale connotazione richiede di assumere una accezione di colpa che si affranchi, pur non escludendole, dalle colpe individuali di coloro che agiscono per l’organizzazione, dalle quali, all’opposto, è stata tradizionalmente derivata e resa dipendente. Vengono esposte, più in particolare, le ragioni per cui la verifica della illiceità delle condotte pubbliche deve essere parametrata non soltanto sulle regole di diritto privato – come si è pacificamente ammesso in tempi anche remoti – ma anche sulle regole di diritto pubblico, in passato prevalentemente sottratte ai giudizi di responsabilità e che ancora oggi stentano a trovarvi una chiara collocazione.
2006
9788814132131
1
219
M.CARRA'
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