Il capitolo propone una riflessione di natura strategica sulle pratiche di gestione delle risorse umane basate sui modelli di competenza partendo dagli approcci di matrice economica al capitale umano ed integrando questi con le recenti evoluzioni dottrinali presenti negli studi strategici. La risorsa umana viene considerata quale detentore di capitale cognitivo e la creazione di “valore cognitivo” generata a partire dalla gestione del portafoglio di conoscenze e competenze specifiche nell’organizzazione. E’ il tema della specificità delle conoscenze e delle competenze degli individui che rappresenta, per l’autore, il punto di ancoraggio e di collegamento tra la teo-ria economica “classica” sul capitale umano, la teoria strategica basata sulle risorse (RBV) ed i modelli di competenza nella gestione delle risorse umane. Secondo la teoria del capitale umano, infatti, è la conoscenza firm specific delle persone che incrementa il valore del capitale umano e che garantisce una maggiore “difendibilità” dello stesso rispetto al mercato. In questa stessa direzione si muove la RBV - almeno in quella parte dove enfatizza il valore delle risorse specifiche interne all’organizzazione nel pro-cesso di generazione di vantaggi competitivi - che diventa così presupposto e fondamento teorico dello Strategic Human Resource Management ed in partico-lare dei modelli di competenza. Questi, infatti, hanno l’obiettivo di catturare il valore cognitivo individuale delle risorse umane e di consentire un adeguato apprendimento e trasfe-rimento nell’organizzazione. Su questo punto nel capitolo si mette in evidenza un problema aperto rilevante dal punto di vista teorico concettuale ed applicativo, se cioè queste pratiche “innovative” rappresentino effettivamente strumenti di flessibilità che tendono anche al superamento delle logiche tayloristiche o se al contrario esse rappresentino standard di rigidità. Il problema, ovviamente non trova soluzione in questo capitolo, ma rimane un importante punto di riflessione sia per gli studiosi dell’organizzazione aziendale sia per gli operatori di gestione e sviluppo delle risorse umane.

Capitale umano, valore cognitivo e pratiche innovative di gestione delle risorse umane / V. Cavaliere. - STAMPA. - (2006), pp. 143-175.

Capitale umano, valore cognitivo e pratiche innovative di gestione delle risorse umane

CAVALIERE, VINCENZO
2006

Abstract

Il capitolo propone una riflessione di natura strategica sulle pratiche di gestione delle risorse umane basate sui modelli di competenza partendo dagli approcci di matrice economica al capitale umano ed integrando questi con le recenti evoluzioni dottrinali presenti negli studi strategici. La risorsa umana viene considerata quale detentore di capitale cognitivo e la creazione di “valore cognitivo” generata a partire dalla gestione del portafoglio di conoscenze e competenze specifiche nell’organizzazione. E’ il tema della specificità delle conoscenze e delle competenze degli individui che rappresenta, per l’autore, il punto di ancoraggio e di collegamento tra la teo-ria economica “classica” sul capitale umano, la teoria strategica basata sulle risorse (RBV) ed i modelli di competenza nella gestione delle risorse umane. Secondo la teoria del capitale umano, infatti, è la conoscenza firm specific delle persone che incrementa il valore del capitale umano e che garantisce una maggiore “difendibilità” dello stesso rispetto al mercato. In questa stessa direzione si muove la RBV - almeno in quella parte dove enfatizza il valore delle risorse specifiche interne all’organizzazione nel pro-cesso di generazione di vantaggi competitivi - che diventa così presupposto e fondamento teorico dello Strategic Human Resource Management ed in partico-lare dei modelli di competenza. Questi, infatti, hanno l’obiettivo di catturare il valore cognitivo individuale delle risorse umane e di consentire un adeguato apprendimento e trasfe-rimento nell’organizzazione. Su questo punto nel capitolo si mette in evidenza un problema aperto rilevante dal punto di vista teorico concettuale ed applicativo, se cioè queste pratiche “innovative” rappresentino effettivamente strumenti di flessibilità che tendono anche al superamento delle logiche tayloristiche o se al contrario esse rappresentino standard di rigidità. Il problema, ovviamente non trova soluzione in questo capitolo, ma rimane un importante punto di riflessione sia per gli studiosi dell’organizzazione aziendale sia per gli operatori di gestione e sviluppo delle risorse umane.
2006
ARACNE EDITRICE
P. Paniccia, R. Cafferata, C. Ciappei, D. Sarti, V.F. Cavaliere, E. Brichieri Colombi, M. Valeri
Creazione e valorizzazione della conoscenza in impresa
143
175
V. Cavaliere
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