Più ci si inoltra nella poesia del Novecento, più si ha l’impressione che le strade del leopardismo (ma si potrebbe dire di tutti gli ismi, specie in presenza di un’ampia diacronia) richiedano tecniche di indagine e strumenti di analisi sempre più sofisticati. Forse perché la frattura operata dal moderno sul piano della fenomenologia fa sì che le sole occorrenze linguistiche - sia pure verificate - non bastino più se non sono sorrette da un confronto di ‘filosofie’ e da una discussione sulle teorie e le interpretazioni critiche. E’ a partire da questa convinzione che questo libro conduce la sua riflessione sulla natura e i modi in cui si declina la modernità di Leopardi nel secolo che gli succede. Un tracciato - per campioni - del leopardismo novecentesco si fonde con lo studio sub specie leopardiana di alcuni autori e momenti esemplari (Ungaretti, Solmi, Montale, l’ermetismo, Zanzotto, l’ultima poesia…). Costante è l’attenzione a mettere in luce la durata e variabilità di un dettato che, come quello leopardiano, è destinato a intrecciarsi, a rivelare, a far emergere in ogni autore le poetiche critiche e le scelte di personale poetica. La nuova sfida dell’intertestualità che questo studio verifica porta alla rilevazione di quanto è occultato nei testi, piuttosto che di quel che si trova alla superficie (il caso esemplare delle letture del “Capitano” di Ungaretti e del “Sogno del prigioniero” di Montale), fa dello studio della memoria letteraria non solo un momento di storia della ricezione ma una modalità forte di ermeneutica del testo. Riconoscere e individuare in un’opera quelle che la precedono (in questo caso Leopardi) e con le quali è continua la discussione, l’allusione, il prelievo, lo stravolgimento, perfino una parziale e inconsapevole mise en abîme (talvolta più probante di forme più tradizionalmente rilevate), implica, oltre alla messa in campo delle due abituali polarità (l’autore di riferimento e quanti gli sono succeduti nel tempo), l’introduzione di un altro agente di memoria, il critico, che alla memoria del lettore (capace di accrescere i rimandi e di arricchire la bibliografia) indirizza una ricerca che, mentre si interroga sulla nostra modernità, intreccia corrispondenze, stabilisce distanze, ridesta memorie, rilegge i classici (il caso degli ultimi, significativi capitoli dedicati alla dialettica improgressiva, alla vista eidetica, al sistema interrogante, alle figure della fatica e del silenzio…), verificando in positivo e negativo l’importanza e l’incidenza del nostro più grande classico moderno e il necessario e vario durare in noi della sua tradizione. Il libro contiene saggi rivisti sensibilmente rispetto alla prima sede di pubblicazione, numerosi testi successivi al 2004 (“Bodini, Leopardi e la dannatio memoriae”; “Leopardi e le declinazioni del moderno”; “Vista eidetica e sistema interrogante; Petrarca Leopardi e Ungaretti”) e un saggio inedito (“Bigongiari e l’ombra rêveuse”).-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------The more you study 20th century poetry, the more you feel that the paths of Leopardism (though of all -isms, especially in the presence of a wide diachrony) call for increasingly sophisticated investigation techniques and tools of analysis. May be because the rift introduced by what is modern at the phenomenology level implies that the sole linguistic occurrences - albeit verified - are no longer sufficient if they are not supported by a comparison of 'philosophies' and by a debate on theories and critical interpretations. It is right from this belief that this book starts to discuss the nature and the ways in which the modernity of Leopardi takes shape in the century that follows him. A sample-based analysis of 20th century Leopardism merges with the sub-Leopardi-specie study of some authors and exemplary moments (Ungaretti, Solmi, Montale, hermetism, Zanzotto, 'l'ultima poesia'…). Attention is constantly paid to the duration and variability of an established scheme which, just like Leopardi's, is bound to intertwine, reveal, disclose in each author his critical poetics and personal poetics choices. The new intertextuality challenge that this study examines, leads to the detection of what is concealed within texts rather than of what is on their surface (the exemplary case of the readings of Capitano by Ungaretti and of Sogno del prigioniero by Montale), and turns the study of literary memory into not only a moment of history of literary diffusion but also into a strong form of textual hermeneutics. To recognize and identify in a work, the works that precede it (in this case, Leopardi) and with which there is a constant discussion, allusion, withdrawal, distortion, even a partial and unconscious mise en abîme (sometimes more persuasive than more traditionally detected forms), means both to apply the two usual polarities (the reference author and all those who come after him in time) and to introduce another memory agent, the critic, who triggers in the reader's memory (capable of increasing the references and enriching the bibliography) a research which, while questioning our modernity, interweaves correspondences, establishes distances, rekindles memories, rereads the classics (the case of the last significant chapters dedicated to improgressive dialectics, to the eidetic view, to the questioning system, to the figures of fatigue and silence…), establishing (both positively and negatively) the importance and impact of our greatest modern classic and the necessary and varying lasting effect of his tradition within us.

LEOPARDI E IL NOVECENTO. SUL LEOPARDISMO DEI POETI / A. DOLFI. - STAMPA. - (2009).

LEOPARDI E IL NOVECENTO. SUL LEOPARDISMO DEI POETI

DOLFI, ANNA
2009

Abstract

Più ci si inoltra nella poesia del Novecento, più si ha l’impressione che le strade del leopardismo (ma si potrebbe dire di tutti gli ismi, specie in presenza di un’ampia diacronia) richiedano tecniche di indagine e strumenti di analisi sempre più sofisticati. Forse perché la frattura operata dal moderno sul piano della fenomenologia fa sì che le sole occorrenze linguistiche - sia pure verificate - non bastino più se non sono sorrette da un confronto di ‘filosofie’ e da una discussione sulle teorie e le interpretazioni critiche. E’ a partire da questa convinzione che questo libro conduce la sua riflessione sulla natura e i modi in cui si declina la modernità di Leopardi nel secolo che gli succede. Un tracciato - per campioni - del leopardismo novecentesco si fonde con lo studio sub specie leopardiana di alcuni autori e momenti esemplari (Ungaretti, Solmi, Montale, l’ermetismo, Zanzotto, l’ultima poesia…). Costante è l’attenzione a mettere in luce la durata e variabilità di un dettato che, come quello leopardiano, è destinato a intrecciarsi, a rivelare, a far emergere in ogni autore le poetiche critiche e le scelte di personale poetica. La nuova sfida dell’intertestualità che questo studio verifica porta alla rilevazione di quanto è occultato nei testi, piuttosto che di quel che si trova alla superficie (il caso esemplare delle letture del “Capitano” di Ungaretti e del “Sogno del prigioniero” di Montale), fa dello studio della memoria letteraria non solo un momento di storia della ricezione ma una modalità forte di ermeneutica del testo. Riconoscere e individuare in un’opera quelle che la precedono (in questo caso Leopardi) e con le quali è continua la discussione, l’allusione, il prelievo, lo stravolgimento, perfino una parziale e inconsapevole mise en abîme (talvolta più probante di forme più tradizionalmente rilevate), implica, oltre alla messa in campo delle due abituali polarità (l’autore di riferimento e quanti gli sono succeduti nel tempo), l’introduzione di un altro agente di memoria, il critico, che alla memoria del lettore (capace di accrescere i rimandi e di arricchire la bibliografia) indirizza una ricerca che, mentre si interroga sulla nostra modernità, intreccia corrispondenze, stabilisce distanze, ridesta memorie, rilegge i classici (il caso degli ultimi, significativi capitoli dedicati alla dialettica improgressiva, alla vista eidetica, al sistema interrogante, alle figure della fatica e del silenzio…), verificando in positivo e negativo l’importanza e l’incidenza del nostro più grande classico moderno e il necessario e vario durare in noi della sua tradizione. Il libro contiene saggi rivisti sensibilmente rispetto alla prima sede di pubblicazione, numerosi testi successivi al 2004 (“Bodini, Leopardi e la dannatio memoriae”; “Leopardi e le declinazioni del moderno”; “Vista eidetica e sistema interrogante; Petrarca Leopardi e Ungaretti”) e un saggio inedito (“Bigongiari e l’ombra rêveuse”).-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------The more you study 20th century poetry, the more you feel that the paths of Leopardism (though of all -isms, especially in the presence of a wide diachrony) call for increasingly sophisticated investigation techniques and tools of analysis. May be because the rift introduced by what is modern at the phenomenology level implies that the sole linguistic occurrences - albeit verified - are no longer sufficient if they are not supported by a comparison of 'philosophies' and by a debate on theories and critical interpretations. It is right from this belief that this book starts to discuss the nature and the ways in which the modernity of Leopardi takes shape in the century that follows him. A sample-based analysis of 20th century Leopardism merges with the sub-Leopardi-specie study of some authors and exemplary moments (Ungaretti, Solmi, Montale, hermetism, Zanzotto, 'l'ultima poesia'…). Attention is constantly paid to the duration and variability of an established scheme which, just like Leopardi's, is bound to intertwine, reveal, disclose in each author his critical poetics and personal poetics choices. The new intertextuality challenge that this study examines, leads to the detection of what is concealed within texts rather than of what is on their surface (the exemplary case of the readings of Capitano by Ungaretti and of Sogno del prigioniero by Montale), and turns the study of literary memory into not only a moment of history of literary diffusion but also into a strong form of textual hermeneutics. To recognize and identify in a work, the works that precede it (in this case, Leopardi) and with which there is a constant discussion, allusion, withdrawal, distortion, even a partial and unconscious mise en abîme (sometimes more persuasive than more traditionally detected forms), means both to apply the two usual polarities (the reference author and all those who come after him in time) and to introduce another memory agent, the critic, who triggers in the reader's memory (capable of increasing the references and enriching the bibliography) a research which, while questioning our modernity, interweaves correspondences, establishes distances, rekindles memories, rereads the classics (the case of the last significant chapters dedicated to improgressive dialectics, to the eidetic view, to the questioning system, to the figures of fatigue and silence…), establishing (both positively and negatively) the importance and impact of our greatest modern classic and the necessary and varying lasting effect of his tradition within us.
2009
8860870496
A. DOLFI
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