La tesi di laurea sul "restauro" della Rocca Albornoziana di Spoleto, diventa l' occasione per riallacciare le trame di quel pensiero architettonico che, nell' astratta dimensione figurativa del piano, puo' parlare dello spazio in termini di ordine, un "pensiero" che e' retaggio di una grande tradizione, oggi troppo spesso ignorata nella convulsa ricerca dell'originalita' fine a se stessa.Il processo di invenzione/variazione delle figure in nuovi esiti formali sottende il ciclo di rigenerazione dell' architettura attraverso l'architettura stessa e pone anche la questione relativa agli strumenti atti a sviluppare la capacita'/possibilita' di trasmettere tale sapere, cioe' investe direttamente il ruolo della scuola. Valorizzare l' insegnamento nella sua dimensione educativa, contro le lusinghe dei "cattivi maestri" mediatici, implica un processo di "alfabetizzazione" del discente, confuso e disorientato nella "Babele" del contemporaneo: cio' non puo' coincidere con grossolane operazioni di imprinting secondo linguaggi specifici o poetiche individuali, ma si configura come riappropriazione di una metodologia da interpretare, piu' che di modelli da imitare. La scelta di costringere al faticoso esercizio di inventare l' idea spaziale entro vincoli figurativi che limitano ed orientano il campo d' azione, la volonta' di non superare quei binari metodologici che disciplinano la dimensione concettuale del progetto oltre i luoghi comuni e i falsi miti creati dalla pubblicistica, non solo misurano la lenta conquista del "mestiere", ma contribuiscono a staccare, senza possibilita' di confusione, la cultura alta del comporre dalla contingente prassi professionale.
Scuola e contemporaneità / A. Ricci. - STAMPA. - (2005), pp. 79-89.
Scuola e contemporaneità
RICCI, ANDREA
2005
Abstract
La tesi di laurea sul "restauro" della Rocca Albornoziana di Spoleto, diventa l' occasione per riallacciare le trame di quel pensiero architettonico che, nell' astratta dimensione figurativa del piano, puo' parlare dello spazio in termini di ordine, un "pensiero" che e' retaggio di una grande tradizione, oggi troppo spesso ignorata nella convulsa ricerca dell'originalita' fine a se stessa.Il processo di invenzione/variazione delle figure in nuovi esiti formali sottende il ciclo di rigenerazione dell' architettura attraverso l'architettura stessa e pone anche la questione relativa agli strumenti atti a sviluppare la capacita'/possibilita' di trasmettere tale sapere, cioe' investe direttamente il ruolo della scuola. Valorizzare l' insegnamento nella sua dimensione educativa, contro le lusinghe dei "cattivi maestri" mediatici, implica un processo di "alfabetizzazione" del discente, confuso e disorientato nella "Babele" del contemporaneo: cio' non puo' coincidere con grossolane operazioni di imprinting secondo linguaggi specifici o poetiche individuali, ma si configura come riappropriazione di una metodologia da interpretare, piu' che di modelli da imitare. La scelta di costringere al faticoso esercizio di inventare l' idea spaziale entro vincoli figurativi che limitano ed orientano il campo d' azione, la volonta' di non superare quei binari metodologici che disciplinano la dimensione concettuale del progetto oltre i luoghi comuni e i falsi miti creati dalla pubblicistica, non solo misurano la lenta conquista del "mestiere", ma contribuiscono a staccare, senza possibilita' di confusione, la cultura alta del comporre dalla contingente prassi professionale.File | Dimensione | Formato | |
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