Nel 1886 è costituita l’Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari cattolici italiani (Anmi, oggi Ansmi), per iniziativa dell’egittologo Ernesto Schiaparelli. Lo statuto che ne fissa le finalità e il modo di finanziamento dichiara esplicitamente nei primi due articoli che l’associazione persegue fini religiosi e umanitari ma anche patriottici e nazionali, impegnandosi nella “fondazione di nuove scuole” e nella “diffusione della lingua italiana specialmente in Oriente e nell’Africa” per mantenere vivo, insieme con la Fede, l’amore per la patria nei numerosi italiani che si trovano in lontane regioni”. In un momento storico caratterizzato dai rapporti tesi tra stato e chiesa, l’Anmi intende costituire un ponte tra le due entità e la sua costituzione è appoggiata significativamente dal generale Carlo Nicolis di Robilant, allora ministro degli affari esteri, e dal cardinale Guglielmo Massaia, che dal 1846 aveva accumulato una considerevole esperienza dell’Africa Orientale. Operando in una fase iniziale con le donazioni dei ricchi industriali che avevano aderito al progetto dell’associazione e quindi avvalendosi dei contributi del governo (che le affiderà tra l’altro la gestione dei fondi dati dalla Cina all’Italia come indennizzo dei danni provocati alle missioni italiane dalla rivolta dei boxer), l’Anmi diverrà il principale promotore italiano di attività edilizie nel Medio Oriente, nell’Africa settentrionale e orientale, impegnandosi nella costruzione di scuole, ospedali, conventi e seminari, ricoveri per anziani e per pellegrini, ma anche in investimenti speculativi (acquisto di terre coltivabili, costruzione di immobili residenziali con appartamenti da affittare, ecc.) per fare fruttare i capitali affidati alla sua gestione. La accresciuta attività nel settore delle costruzioni le imporrà di aprire due uffici tecnici, uno stabilito a Torino (e duretto dal 1923 dall’ingegnere Carlo Buscaglione), l’altro aperto a Rodi nel 1925 dove, in accordo con il governatore Mario Lago, l’Anmi svolge una intensa attività costruttiva e patrocina importanti progetti destinati a rimanere sulla carta, come quello della creazione di una Università italiana per il Mediterraneo che ambiva a competere con quella americana di Beirut. Fino alla morte di Schiaparelli, pur fruendo di finanziamenti governativi, l’Anmi conserverà una relativa autonomia d’azione, prestandosi tuttavia a fornire una copertura al governo italiano in quei paesi dove non era concesso a stati stranieri avere proprietà immobiliari.. Dopo la sua morte, sotto la gestione di Pietro Parini, commissario straordinario dal 1933 al 1935, quindi vicepresidente e infine presidente (dal 1941 al 1944), l’Anmi diverrà uno degli organi utilizzati dal governo fascista a favore delle comunità italiane all’estero. Il libro è basato sullo studio dei disegni di architettura e dei documenti dell’archivio romano dell’Anmi, la cui consultazione è stata consentita, per la prima volta, ai due autori. La parte scritta da Godoli riguarda in particolare l’attività dell’Anmi nella regione balcanica (Albania, Grecia, Dodecaneso, Turchia).
L'Associazione Nazionale per Soccorrere i missionari italiani e i suoi ingegneri / E. Godoli; A. Nuzzaci. - STAMPA. - (2009), pp. 1-239.
L'Associazione Nazionale per Soccorrere i missionari italiani e i suoi ingegneri
GODOLI, EZIO;
2009
Abstract
Nel 1886 è costituita l’Associazione Nazionale per soccorrere i Missionari cattolici italiani (Anmi, oggi Ansmi), per iniziativa dell’egittologo Ernesto Schiaparelli. Lo statuto che ne fissa le finalità e il modo di finanziamento dichiara esplicitamente nei primi due articoli che l’associazione persegue fini religiosi e umanitari ma anche patriottici e nazionali, impegnandosi nella “fondazione di nuove scuole” e nella “diffusione della lingua italiana specialmente in Oriente e nell’Africa” per mantenere vivo, insieme con la Fede, l’amore per la patria nei numerosi italiani che si trovano in lontane regioni”. In un momento storico caratterizzato dai rapporti tesi tra stato e chiesa, l’Anmi intende costituire un ponte tra le due entità e la sua costituzione è appoggiata significativamente dal generale Carlo Nicolis di Robilant, allora ministro degli affari esteri, e dal cardinale Guglielmo Massaia, che dal 1846 aveva accumulato una considerevole esperienza dell’Africa Orientale. Operando in una fase iniziale con le donazioni dei ricchi industriali che avevano aderito al progetto dell’associazione e quindi avvalendosi dei contributi del governo (che le affiderà tra l’altro la gestione dei fondi dati dalla Cina all’Italia come indennizzo dei danni provocati alle missioni italiane dalla rivolta dei boxer), l’Anmi diverrà il principale promotore italiano di attività edilizie nel Medio Oriente, nell’Africa settentrionale e orientale, impegnandosi nella costruzione di scuole, ospedali, conventi e seminari, ricoveri per anziani e per pellegrini, ma anche in investimenti speculativi (acquisto di terre coltivabili, costruzione di immobili residenziali con appartamenti da affittare, ecc.) per fare fruttare i capitali affidati alla sua gestione. La accresciuta attività nel settore delle costruzioni le imporrà di aprire due uffici tecnici, uno stabilito a Torino (e duretto dal 1923 dall’ingegnere Carlo Buscaglione), l’altro aperto a Rodi nel 1925 dove, in accordo con il governatore Mario Lago, l’Anmi svolge una intensa attività costruttiva e patrocina importanti progetti destinati a rimanere sulla carta, come quello della creazione di una Università italiana per il Mediterraneo che ambiva a competere con quella americana di Beirut. Fino alla morte di Schiaparelli, pur fruendo di finanziamenti governativi, l’Anmi conserverà una relativa autonomia d’azione, prestandosi tuttavia a fornire una copertura al governo italiano in quei paesi dove non era concesso a stati stranieri avere proprietà immobiliari.. Dopo la sua morte, sotto la gestione di Pietro Parini, commissario straordinario dal 1933 al 1935, quindi vicepresidente e infine presidente (dal 1941 al 1944), l’Anmi diverrà uno degli organi utilizzati dal governo fascista a favore delle comunità italiane all’estero. Il libro è basato sullo studio dei disegni di architettura e dei documenti dell’archivio romano dell’Anmi, la cui consultazione è stata consentita, per la prima volta, ai due autori. La parte scritta da Godoli riguarda in particolare l’attività dell’Anmi nella regione balcanica (Albania, Grecia, Dodecaneso, Turchia).File | Dimensione | Formato | |
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