Nel quadro della letteratura politologica e giuridica, da un ventennio a questa parte, si è assistito ad una vera e propria riscoperta della figura di Carl Schmitt. In questa sorta di renouveau schmittiano si è dato grande risalto a tematiche quali lo stato di eccezione e il concetto di sovranità, la dicotomia amico/nemico, la questione della teologia politica, il problema del decisionismo. Ci si è invece soffermati con minore attenzione sullo Schmitt filosofo del diritto internazionale e, in particolare, sulla sua Großraumtheorie. Pertanto, questo studio intende soffermarsi su uno snodo teorico che oltre ad essere ricco di suggestioni, risulta assolutamente centrale nel disegno schmittiano. Sintesi di ordnung e ortung e fortemente ispirata all’esempio storico della dottrina Monroe, la nozione di ‘grande spazio’ è l’architrave del modello schmittiano di ordine internazionale. Si tratta di un indirizzo di pensiero radicalmente avverso a qualsiasi ipotesi cosmopolita ma, al tempo stesso, cosciente delle forti scosse cui è sottoposta la sovranità statale. Su di un altro piano la Großraumtheorie si interfaccia con il problema del rapporto tra nomos e topos, approfondendo il tema della ‘fisicità’ del diritto. L’esperienza giuridica, agli occhi di Schmitt, è intrinsecamente connessa con la dimensione tellurica: la terra con la sua partibilità, la sua misurabilità, consente il radicamento spaziale dell’ordinamento. Il nomos, in altri termini, non è neutrale rispetto al topos ma ne è condizionato, talora perfino vincolato. Questo Raumordnunbegriff, le cui radici ultime affondano nella filosofia presocratica, a sua volta si trova in dialettica con un ordinamento spaziale radicalmente alternativo: quello talassico. Il mare, infatti, con la sua intrinseca dinamicità, con la sua indivisibilità, si presenta come qualcosa di ‘altro’, incommensurabile alle tradizionali categorie telluriche. Per Schmitt l’esperienza dello jus publicum Europaeum è caratterizzata dalla frizione tra questi due ordinamenti spaziali e la sua importanza storica si misura proprio nell’aver raggiunto un delicato equilibrio -- ancorché fortemente conflittuale -- tra terra e mare. Al contempo la sua crisi, frutto di quel progresso tecnologico che ha determinato l’“Età del Fuoco”, causa lo smarrimento di ogni possibile bilanciamento e determina l’ordine ‘liquido’ del tempo presente.

El Nomos del mar. Espacio, derecho y hegemonía en Carl Schmitt / Filippo Ruschi. - STAMPA. - (2009).

El Nomos del mar. Espacio, derecho y hegemonía en Carl Schmitt

RUSCHI, FILIPPO
2009

Abstract

Nel quadro della letteratura politologica e giuridica, da un ventennio a questa parte, si è assistito ad una vera e propria riscoperta della figura di Carl Schmitt. In questa sorta di renouveau schmittiano si è dato grande risalto a tematiche quali lo stato di eccezione e il concetto di sovranità, la dicotomia amico/nemico, la questione della teologia politica, il problema del decisionismo. Ci si è invece soffermati con minore attenzione sullo Schmitt filosofo del diritto internazionale e, in particolare, sulla sua Großraumtheorie. Pertanto, questo studio intende soffermarsi su uno snodo teorico che oltre ad essere ricco di suggestioni, risulta assolutamente centrale nel disegno schmittiano. Sintesi di ordnung e ortung e fortemente ispirata all’esempio storico della dottrina Monroe, la nozione di ‘grande spazio’ è l’architrave del modello schmittiano di ordine internazionale. Si tratta di un indirizzo di pensiero radicalmente avverso a qualsiasi ipotesi cosmopolita ma, al tempo stesso, cosciente delle forti scosse cui è sottoposta la sovranità statale. Su di un altro piano la Großraumtheorie si interfaccia con il problema del rapporto tra nomos e topos, approfondendo il tema della ‘fisicità’ del diritto. L’esperienza giuridica, agli occhi di Schmitt, è intrinsecamente connessa con la dimensione tellurica: la terra con la sua partibilità, la sua misurabilità, consente il radicamento spaziale dell’ordinamento. Il nomos, in altri termini, non è neutrale rispetto al topos ma ne è condizionato, talora perfino vincolato. Questo Raumordnunbegriff, le cui radici ultime affondano nella filosofia presocratica, a sua volta si trova in dialettica con un ordinamento spaziale radicalmente alternativo: quello talassico. Il mare, infatti, con la sua intrinseca dinamicità, con la sua indivisibilità, si presenta come qualcosa di ‘altro’, incommensurabile alle tradizionali categorie telluriche. Per Schmitt l’esperienza dello jus publicum Europaeum è caratterizzata dalla frizione tra questi due ordinamenti spaziali e la sua importanza storica si misura proprio nell’aver raggiunto un delicato equilibrio -- ancorché fortemente conflittuale -- tra terra e mare. Al contempo la sua crisi, frutto di quel progresso tecnologico che ha determinato l’“Età del Fuoco”, causa lo smarrimento di ogni possibile bilanciamento e determina l’ordine ‘liquido’ del tempo presente.
2009
9789508947437
Filippo Ruschi
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Ruschi - El nomos del mar.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Altro
Licenza: Tutti i diritti riservati
Dimensione 769.2 kB
Formato Adobe PDF
769.2 kB Adobe PDF   Richiedi una copia

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/375351
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact