Gli strumenti con cui l’Inghilterra cerca di soddisfare il bisogno di accesso alla giustizia e soprattutto la loro evoluzione, nella difficile opera di bilanciamento tra quello che in tutti i paesi europei viene ormai considerato come un diritto fondamentale e le esigenze di contenimento della spesa pubblica che attualmente rappresentano la principale preoccupazione di tutti i governi, costituiscono l’oggetto di questo lavoro. La scelta di concentrare l’attenzione sull’Inghilterra nasce dalla constatazione della seria e risalente attenzione nei confronti del bisogno di accesso alla giustizia che caratterizza tale ordinamento, rendendolo un punto di osservazione privilegiato per lo studio delle trasformazioni dell’approccio a questo tema. Quello dell’accesso alla giustizia, tuttavia, è un argomento comparatistico par excellence e quindi, per una piena comprensione e valutazione di queste trasformazioni, nonché per l’individuazione di possibili tendenze evolutive, le soluzioni inglesi sono state poste a confronto con quelle elaborate in altri paesi che si sono ugualmente contraddistinti per l’importanza e l’originalità delle soluzioni. Una particolare attenzione è stata dedicata all’Italia, non per la rilevanza che nel nostro ordinamento ha rivestito e riveste il tema dell’accesso alla giustizia, né per l’originalità delle soluzioni qui elaborate, quanto piuttosto per evidenziare i limiti e le carenze dell’approccio del nostro paese con riferimento ad alcuni punti-chiave della questione accesso alla giustizia. L’assistenza legale ha rappresentato il momento iniziale di questa indagine, ma anche il costante punto di riferimento allorché, nella consapevolezza dei limiti intrinseci di tale istituto, è stata avvertita la necessità di un ampliamento degli orizzonti della ricerca verso altri aspetti del vasto tema dell’accesso alla giustizia. Una simile prospettiva ha fatto sì che il filo conduttore dell’intero lavoro fosse la dimensione individuale dell’accesso alla giustizia e, all’interno di questo ambito, ha orientato la scelta degli ulteriori profili da esaminare, inducendo a privilegiare quegli istituti che si presentavano come possibili alternative all’assistenza legale. Dopo un capitolo introduttivo volto a definire l’oggetto del lavoro delimitandone i confini e facendo emergere le linee di indagine seguite, oltre che a tentare di illustrare alcune possibili ragioni di interesse di un tema che, a prima vista, potrebbe apparire un po’ superato, il lavoro si articola in tre ulteriori capitoli. Il secondo si propone di ripercorrere l’evoluzione del sistema inglese di assistenza legale cercando di collocarla nell’ambito delle trasformazioni politiche e sociali che hanno caratterizzato questo ordinamento e di porla in relazione con le più significative esperienze straniere. Prendendo le mosse dalle origini del legal aid, istituito nel 1949 nel contesto dell’edificazione di una delle forme più avanzate di stato sociale mai realizzate e largamente imitato dagli altri paesi che successivamente hanno avvertito la necessità di riformare la propria disciplina in materia, si ricostruisce il processo che, nel contesto della crisi del welfare state e del suo smantellamento da parte dei governi Thatcher e Major, ha condotto alla soppressione del legal aid e alla sua sostituzione con il Community Legal Service. Viene quindi illustrato il sistema di assistenza legale vigente, incentrato sulla ricerca delle modalità di impiego più efficace di una quantità limitata di risorse e non più sull’attribuzione del diritto all’assistenza a spese dello stato a tutti coloro che risultino in possesso di determinati requisiti fissati dalla legge, evidenziando gli elementi di novità. Il terzo capitolo è invece dedicato agli strumenti di finanziamento delle spese legali che in Inghilterra si sono affiancati all’assistenza a spese dello stato. Nel contesto emerso dalla crisi del welfare stare, infatti, si è reso necessario un ampliamento della prospettiva per trovare strumenti alternativi in grado di garantire l’accesso alla giustizia (rectius alle corti) senza gravare sulle finanze pubbliche. L’attenzione si concentra principalmente sui conditional fee agreements, descrivendo la loro non facile affermazione e le difficoltà da essi generati, e sull’assicurazione di difesa legale. L’analisi cerca di far emergere i tratti distintivi e le possibili tendenze evolutive del nuovo e complesso sistema che si è venuto delineando nell’ordinamento inglese per cercare di superare la barriera economica all’accesso alla giustizia. Il quarto capitolo, infine, è dedicato ad ulteriori strumenti accomunati dallo scopo di ampliare l’accesso alla giustizia intervenendo su profili diversi dalla barriera economica. A questa accezione più ampia - che corrisponde grosso modo alla “terza ondata” descritta da Cappelletti e Garth - possono essere ricondotti molteplici aspetti, ma il lavoro si concentra su quelli con riferimento ai quali l’apporto dell’ordinamento inglese si è manifestato con maggiore ricchezza ed originalità: le riforme operate sulla scorta dei rapporti di Lord Woolf con l’obiettivo di operare una semplificazione del processo civile inglese e una riduzione dei tempi e dei costi dei giudizi; il rito dedicato alle controversie di modesta entità economica, concepito per essere utilizzato dalle parti personalmente; l’espansione degli ADR.

L'accesso alla giustizia in Inghilterra fra stato e mercato / De Luca Alessandra. - STAMPA. - (2007).

L'accesso alla giustizia in Inghilterra fra stato e mercato

DE LUCA, ALESSANDRA
2007

Abstract

Gli strumenti con cui l’Inghilterra cerca di soddisfare il bisogno di accesso alla giustizia e soprattutto la loro evoluzione, nella difficile opera di bilanciamento tra quello che in tutti i paesi europei viene ormai considerato come un diritto fondamentale e le esigenze di contenimento della spesa pubblica che attualmente rappresentano la principale preoccupazione di tutti i governi, costituiscono l’oggetto di questo lavoro. La scelta di concentrare l’attenzione sull’Inghilterra nasce dalla constatazione della seria e risalente attenzione nei confronti del bisogno di accesso alla giustizia che caratterizza tale ordinamento, rendendolo un punto di osservazione privilegiato per lo studio delle trasformazioni dell’approccio a questo tema. Quello dell’accesso alla giustizia, tuttavia, è un argomento comparatistico par excellence e quindi, per una piena comprensione e valutazione di queste trasformazioni, nonché per l’individuazione di possibili tendenze evolutive, le soluzioni inglesi sono state poste a confronto con quelle elaborate in altri paesi che si sono ugualmente contraddistinti per l’importanza e l’originalità delle soluzioni. Una particolare attenzione è stata dedicata all’Italia, non per la rilevanza che nel nostro ordinamento ha rivestito e riveste il tema dell’accesso alla giustizia, né per l’originalità delle soluzioni qui elaborate, quanto piuttosto per evidenziare i limiti e le carenze dell’approccio del nostro paese con riferimento ad alcuni punti-chiave della questione accesso alla giustizia. L’assistenza legale ha rappresentato il momento iniziale di questa indagine, ma anche il costante punto di riferimento allorché, nella consapevolezza dei limiti intrinseci di tale istituto, è stata avvertita la necessità di un ampliamento degli orizzonti della ricerca verso altri aspetti del vasto tema dell’accesso alla giustizia. Una simile prospettiva ha fatto sì che il filo conduttore dell’intero lavoro fosse la dimensione individuale dell’accesso alla giustizia e, all’interno di questo ambito, ha orientato la scelta degli ulteriori profili da esaminare, inducendo a privilegiare quegli istituti che si presentavano come possibili alternative all’assistenza legale. Dopo un capitolo introduttivo volto a definire l’oggetto del lavoro delimitandone i confini e facendo emergere le linee di indagine seguite, oltre che a tentare di illustrare alcune possibili ragioni di interesse di un tema che, a prima vista, potrebbe apparire un po’ superato, il lavoro si articola in tre ulteriori capitoli. Il secondo si propone di ripercorrere l’evoluzione del sistema inglese di assistenza legale cercando di collocarla nell’ambito delle trasformazioni politiche e sociali che hanno caratterizzato questo ordinamento e di porla in relazione con le più significative esperienze straniere. Prendendo le mosse dalle origini del legal aid, istituito nel 1949 nel contesto dell’edificazione di una delle forme più avanzate di stato sociale mai realizzate e largamente imitato dagli altri paesi che successivamente hanno avvertito la necessità di riformare la propria disciplina in materia, si ricostruisce il processo che, nel contesto della crisi del welfare state e del suo smantellamento da parte dei governi Thatcher e Major, ha condotto alla soppressione del legal aid e alla sua sostituzione con il Community Legal Service. Viene quindi illustrato il sistema di assistenza legale vigente, incentrato sulla ricerca delle modalità di impiego più efficace di una quantità limitata di risorse e non più sull’attribuzione del diritto all’assistenza a spese dello stato a tutti coloro che risultino in possesso di determinati requisiti fissati dalla legge, evidenziando gli elementi di novità. Il terzo capitolo è invece dedicato agli strumenti di finanziamento delle spese legali che in Inghilterra si sono affiancati all’assistenza a spese dello stato. Nel contesto emerso dalla crisi del welfare stare, infatti, si è reso necessario un ampliamento della prospettiva per trovare strumenti alternativi in grado di garantire l’accesso alla giustizia (rectius alle corti) senza gravare sulle finanze pubbliche. L’attenzione si concentra principalmente sui conditional fee agreements, descrivendo la loro non facile affermazione e le difficoltà da essi generati, e sull’assicurazione di difesa legale. L’analisi cerca di far emergere i tratti distintivi e le possibili tendenze evolutive del nuovo e complesso sistema che si è venuto delineando nell’ordinamento inglese per cercare di superare la barriera economica all’accesso alla giustizia. Il quarto capitolo, infine, è dedicato ad ulteriori strumenti accomunati dallo scopo di ampliare l’accesso alla giustizia intervenendo su profili diversi dalla barriera economica. A questa accezione più ampia - che corrisponde grosso modo alla “terza ondata” descritta da Cappelletti e Garth - possono essere ricondotti molteplici aspetti, ma il lavoro si concentra su quelli con riferimento ai quali l’apporto dell’ordinamento inglese si è manifestato con maggiore ricchezza ed originalità: le riforme operate sulla scorta dei rapporti di Lord Woolf con l’obiettivo di operare una semplificazione del processo civile inglese e una riduzione dei tempi e dei costi dei giudizi; il rito dedicato alle controversie di modesta entità economica, concepito per essere utilizzato dalle parti personalmente; l’espansione degli ADR.
2007
9788834875254
De Luca Alessandra
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