Abstract La misurazione e la comunicazione dei risultati in chiave di soste-nibilità rivestono un’importanza fondamentale nell’ambito di una ge-stione aziendale socialmente responsabile. In questa ottica, il testo approfondisce tali modalità di misurazione con particolare attenzione agli impatti sugli stakeholder delle attività svolte, proponendosi di condurre una trattazione critica dei «maggio-ri» modelli di rendicontazione sociale. Il percorso narrativo, fatta propria la ormai raggiunta consapevo-lezza in merito alla necessità di implementare comportamenti so-cialmente responsabili, anche attraverso la considerazione dei princi-pali standard di responsabilità sociale quali Gri, Sa8000 e AA1000, presenta una distinzione nella misurazione dei risultati tra «profit», «pubblico» e «non profit», e richiama, ove opportuno, alcuni casi reali maturati nel contesto di riferimento. Prefazione Il dibattito culturale e politico intorno al concetto di responsabilità sociale ha ormai assunto i contorni di un confronto permanente. Temi quali la sostenibilità ambientale, il rispetto e la tutela del lavoro, l’attenzione agli stakeholder nella distribuzione del valore creato, rientrano nella ordinaria programmazione delle politiche aziendali con riferimento ai diversi settori (pubblico, profit, non profit) e ai diversi livelli decisionali (strategico, tattico, operativo). Sotto il profilo economico-aziendale questo ha implicato – a parere di chi scrive – una nuova e diversa attenzione alla responsabilità sociale. Negli ultimi anni non si è più trattato di decidere se seguire certe logiche gestionali e comportamentali, ma di come seguirle. E, soprattutto, per quanto di rilievo rispetto alle finalità di questo con-tributo, come misurare i risultati e le conseguenze – gli impatti – delle attività svolte sugli stakeholder. Si tratta di un tema ampiamente indagato, basta pensare al fermen-to culturale degli anni settanta-ottanta del secolo scorso e al connesso fiorire di pubblicazioni sul tema della rendicontazione e del bilancio sociale. Tra questi, molti e nell’impossibilità di citarli tutti, si ricor-dano quelli che consideriamo il nostro Maestro (Terzani) o indubbi punti di riferimento sul tema (Matacena, Rusconi). Però, rispetto a questi scritti si ritiene vi sia attualmente una diffe-renza fondamentale. Il ricercatore, seppur ancora impegnato nella ri-cerca delle migliori modalità di misurazione, si trova oggi di fronte a una molteplicità di modelli «definiti» di rendicontazione sociale, frutto degli studi passati, della traduzione di questi in termini opera-tivi e della successiva sistematizzazione in apposite «linee guida». Da qua la decisione di impegnarsi sul tema attraverso una tratta-zione critica dell’insieme dei modelli di rendicontazione, ovvero di misurazione dei risultati in chiave sociale. In un precedente contributo (2004) si era ritenuto di trattare i di-versi riferimenti standard esistenti, e, alla luce di quanto indagato, ci era parso opportuno intitolarlo «Quale responsabilità sociale per l’impresa?», nel senso di interrogativo sui diversi possibili modelli di responsabilità sociale adottabili. Le personali esperienze di ricerca e di collaborazione accademica svolte durante gli anni successivi hanno reso possibile una evoluzione attraverso la focalizzazione, come accennato, su alcuni modelli di misurazione separando profit, pubblico e non profit. Per ciascun set-tore si è ritenuto di poter fare riferimento ad casi concreti, sviluppati nell’ambito di collaborazioni accademiche o comunque maturati nel contesto territoriale di riferimento. Dopo aver sinteticamente trattato i principali aspetti teorico-dottrinali in tema di responsabilità sociale (cap. 1) e i relativi riferi-menti standard (cap. 2), l’attenzione è andata alla concreta misura-zione dei risultati. Nel terzo capitolo si affronta tale aspetto con riferimento al settore profit, e in particolare alle piccole medie imprese. Dopo aver analiz-zato il ruolo dell’Unione Europea e i possibili adeguamenti di quanto statuito dallo standard setter Gri, quale caso applicativo si presentano le linee guida per la responsabilità sociale elaborate dalla Regione Toscana. Successivamente (cap. 4), si passa alla misurazione dei possibili risultati con riferimento al settore pubblico. Pur nell’ampia varietà di possibili casistiche – dalla direttiva della Funzione Pubblica all’Osservatorio per la Finanza e la Contabilità degli Enti Locali - si è ritenuto che quanto emanato dal Gbs potesse rappresentare un otti-male modello di riferimento. Quale esperienza pratica si presenta la rendicontazione sociale posta in essere dall’Azienda Sanitaria Firen-ze. Infine (cap. 5), l’attenzione va al settore non profit e in particolare, vista l’estrema indeterminatezza di tale aggregato, agli enti che sviluppano imprenditorialità sociale. I modelli sono molteplici e pro-vengono da istituzioni particolarmente rappresentanti (Gbs e Agenzia per le Onlus e dal livello governativo (linee guida per l’impresa so-ciale). Di sicuro interesse risulta anche la sperimentazione portata avanti dal credito cooperativo, la quale ha visto un approfondimento in merito ad alcune grandezze tipicamente economico-aziendali quali il valore aggiunto e il cost-income ratio, riletti in chiave sociale.

Responsabilità sociale e modelli di misurazione / l. bagnoli. - STAMPA. - (2010), pp. 1-171.

Responsabilità sociale e modelli di misurazione

BAGNOLI, LUCA
2010

Abstract

Abstract La misurazione e la comunicazione dei risultati in chiave di soste-nibilità rivestono un’importanza fondamentale nell’ambito di una ge-stione aziendale socialmente responsabile. In questa ottica, il testo approfondisce tali modalità di misurazione con particolare attenzione agli impatti sugli stakeholder delle attività svolte, proponendosi di condurre una trattazione critica dei «maggio-ri» modelli di rendicontazione sociale. Il percorso narrativo, fatta propria la ormai raggiunta consapevo-lezza in merito alla necessità di implementare comportamenti so-cialmente responsabili, anche attraverso la considerazione dei princi-pali standard di responsabilità sociale quali Gri, Sa8000 e AA1000, presenta una distinzione nella misurazione dei risultati tra «profit», «pubblico» e «non profit», e richiama, ove opportuno, alcuni casi reali maturati nel contesto di riferimento. Prefazione Il dibattito culturale e politico intorno al concetto di responsabilità sociale ha ormai assunto i contorni di un confronto permanente. Temi quali la sostenibilità ambientale, il rispetto e la tutela del lavoro, l’attenzione agli stakeholder nella distribuzione del valore creato, rientrano nella ordinaria programmazione delle politiche aziendali con riferimento ai diversi settori (pubblico, profit, non profit) e ai diversi livelli decisionali (strategico, tattico, operativo). Sotto il profilo economico-aziendale questo ha implicato – a parere di chi scrive – una nuova e diversa attenzione alla responsabilità sociale. Negli ultimi anni non si è più trattato di decidere se seguire certe logiche gestionali e comportamentali, ma di come seguirle. E, soprattutto, per quanto di rilievo rispetto alle finalità di questo con-tributo, come misurare i risultati e le conseguenze – gli impatti – delle attività svolte sugli stakeholder. Si tratta di un tema ampiamente indagato, basta pensare al fermen-to culturale degli anni settanta-ottanta del secolo scorso e al connesso fiorire di pubblicazioni sul tema della rendicontazione e del bilancio sociale. Tra questi, molti e nell’impossibilità di citarli tutti, si ricor-dano quelli che consideriamo il nostro Maestro (Terzani) o indubbi punti di riferimento sul tema (Matacena, Rusconi). Però, rispetto a questi scritti si ritiene vi sia attualmente una diffe-renza fondamentale. Il ricercatore, seppur ancora impegnato nella ri-cerca delle migliori modalità di misurazione, si trova oggi di fronte a una molteplicità di modelli «definiti» di rendicontazione sociale, frutto degli studi passati, della traduzione di questi in termini opera-tivi e della successiva sistematizzazione in apposite «linee guida». Da qua la decisione di impegnarsi sul tema attraverso una tratta-zione critica dell’insieme dei modelli di rendicontazione, ovvero di misurazione dei risultati in chiave sociale. In un precedente contributo (2004) si era ritenuto di trattare i di-versi riferimenti standard esistenti, e, alla luce di quanto indagato, ci era parso opportuno intitolarlo «Quale responsabilità sociale per l’impresa?», nel senso di interrogativo sui diversi possibili modelli di responsabilità sociale adottabili. Le personali esperienze di ricerca e di collaborazione accademica svolte durante gli anni successivi hanno reso possibile una evoluzione attraverso la focalizzazione, come accennato, su alcuni modelli di misurazione separando profit, pubblico e non profit. Per ciascun set-tore si è ritenuto di poter fare riferimento ad casi concreti, sviluppati nell’ambito di collaborazioni accademiche o comunque maturati nel contesto territoriale di riferimento. Dopo aver sinteticamente trattato i principali aspetti teorico-dottrinali in tema di responsabilità sociale (cap. 1) e i relativi riferi-menti standard (cap. 2), l’attenzione è andata alla concreta misura-zione dei risultati. Nel terzo capitolo si affronta tale aspetto con riferimento al settore profit, e in particolare alle piccole medie imprese. Dopo aver analiz-zato il ruolo dell’Unione Europea e i possibili adeguamenti di quanto statuito dallo standard setter Gri, quale caso applicativo si presentano le linee guida per la responsabilità sociale elaborate dalla Regione Toscana. Successivamente (cap. 4), si passa alla misurazione dei possibili risultati con riferimento al settore pubblico. Pur nell’ampia varietà di possibili casistiche – dalla direttiva della Funzione Pubblica all’Osservatorio per la Finanza e la Contabilità degli Enti Locali - si è ritenuto che quanto emanato dal Gbs potesse rappresentare un otti-male modello di riferimento. Quale esperienza pratica si presenta la rendicontazione sociale posta in essere dall’Azienda Sanitaria Firen-ze. Infine (cap. 5), l’attenzione va al settore non profit e in particolare, vista l’estrema indeterminatezza di tale aggregato, agli enti che sviluppano imprenditorialità sociale. I modelli sono molteplici e pro-vengono da istituzioni particolarmente rappresentanti (Gbs e Agenzia per le Onlus e dal livello governativo (linee guida per l’impresa so-ciale). Di sicuro interesse risulta anche la sperimentazione portata avanti dal credito cooperativo, la quale ha visto un approfondimento in merito ad alcune grandezze tipicamente economico-aziendali quali il valore aggiunto e il cost-income ratio, riletti in chiave sociale.
2010
9788856833577
1
171
l. bagnoli
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