Il volume costituisce la rielaborazione della conferenza tenuta al Centre International pour la ville, l’architecture e le paysage (CIVA) di Bruxelles nel 2004 e degli interventi ai convegni “Identità dell’architettura italiana” di Firenze dal 2003 al 2009. L’architettura contemporanea è imprigionata dal muro di gomma di immagini sorde ad ogni relazione con il mondo reale. Nel paesaggio dilaniato, l’architettura, che è sempre ricostruzione, deve cercare, al contrario, una nuova consapevolezza critica. Perché ancora e solo le misure vere possono dare alimento al sacro fuoco dell’arte, che si manifesta esclusivamente – tra il darsi e il ritrarsi della fiamma – quando il proprio apparire è regolato. In sette brevi testi Paolo Zermani traccia una intensa testimonianza, che ha il valore di invettiva contro l’oblio del ruolo disciplinare. La rivoluzione del modo di vedere indotta dalla crisi della prospettiva, maturata oltre un secolo fa, giustificherebbe ancora oggi, secondo alcuni, la progressiva dismisura delle manifestazioni architettoniche e l’affollamento incongruo di immagini e di volumi privi di un ordine. Ma altro è il punto. L’architettura, di per sé generata dalla materia e dalla luce nello spazio, regolata dall’etica delle misure, può essere tale, per sua stessa costituzione, soltanto albergando dentro le cose reali. E, come nell’ordine interno dell’icona, anche la sua immagine, componendosi in un percorso di salita e un percorso di discesa tra spirito e realtà, tra mondo invisibile e mondo visibile, deve illuminare sobriamente quest’ultimo e il suo dramma, elevandone la dimensione materiale.
Oltre il muro di gomma / P. Zermani. - STAMPA. - (2010), pp. 1-66.
Oltre il muro di gomma
ZERMANI, PAOLO
2010
Abstract
Il volume costituisce la rielaborazione della conferenza tenuta al Centre International pour la ville, l’architecture e le paysage (CIVA) di Bruxelles nel 2004 e degli interventi ai convegni “Identità dell’architettura italiana” di Firenze dal 2003 al 2009. L’architettura contemporanea è imprigionata dal muro di gomma di immagini sorde ad ogni relazione con il mondo reale. Nel paesaggio dilaniato, l’architettura, che è sempre ricostruzione, deve cercare, al contrario, una nuova consapevolezza critica. Perché ancora e solo le misure vere possono dare alimento al sacro fuoco dell’arte, che si manifesta esclusivamente – tra il darsi e il ritrarsi della fiamma – quando il proprio apparire è regolato. In sette brevi testi Paolo Zermani traccia una intensa testimonianza, che ha il valore di invettiva contro l’oblio del ruolo disciplinare. La rivoluzione del modo di vedere indotta dalla crisi della prospettiva, maturata oltre un secolo fa, giustificherebbe ancora oggi, secondo alcuni, la progressiva dismisura delle manifestazioni architettoniche e l’affollamento incongruo di immagini e di volumi privi di un ordine. Ma altro è il punto. L’architettura, di per sé generata dalla materia e dalla luce nello spazio, regolata dall’etica delle misure, può essere tale, per sua stessa costituzione, soltanto albergando dentro le cose reali. E, come nell’ordine interno dell’icona, anche la sua immagine, componendosi in un percorso di salita e un percorso di discesa tra spirito e realtà, tra mondo invisibile e mondo visibile, deve illuminare sobriamente quest’ultimo e il suo dramma, elevandone la dimensione materiale.File | Dimensione | Formato | |
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