Musei, archivi, libri, cabine telefoniche, scompartimenti e lampade azzurrine dei treni, gatti, pesci, la vita vissuta, l’estate soffocante, i luoghi alti del mondo, il fado, lo champagne francese, le voci dei morti, i vecchi dischi, le lettere, la colpa, il rimorso, i nomi, le canzoni d’antan... È dal loro riflesso che nasce - ricorrente nella narrativa di Tabucchi - ciò che fa di qualcosa di tangibile, di un luogo, di un suono o di un immagine, uno spazio sfuggente, eminentemente doloroso. Senza che niente, all’inizio o alla fine del percorso, corrisponda veramente a un oggetto, se la saudade, il cui ritmo lento si spande, è una nostalgia senza oggetto: la malinconia di un futuro, piuttosto, che si riversa sul presente, confondendo i tempi e mescidando abilmente i rêves e il revers. Esattamente come avviene con le immagini riflesse negli specchi o con le figure di fondo dei quadri (Bosch, Velázquez…), che adombrano quanto sta dietro le cose permettendo l’intesa tra i pochi che sono capaci di sentire l’effimero e di capire e portarsi dentro la morte. In questo libro, analizzando romanzi, saggi e racconti che parlano di quanto sembra trovarsi dall’altra parte del fuoco che genera ombre nella caverna platonica, ci si sofferma su un mondo fatto di oggetti fluttuanti, ontologicamente sfumati eppure proprio per questo straordinariamente veri. Oggetti e spazi disforici - per personaggi inesistenti e paradossali che si muovono in storie abbozzate e mai finite - si rincorrono e intrecciano in pagine tese a rileggere con Leopardi, Hemingway, Beckett… l’ultimo testamento di Tristano, e ad interrogare, anche sulla scorta dei testi abilmente occultati dallo scrittore, il ‘terzo genere’ a cui alludono le sinopie del vissuto, i tradimenti della storia, le costruzioni della fantasia. Là dove tutto è sogno di sogno (o per meglio dire allucinazione), ma col risultato paradossale di stare più vicino all’anima che si trova nel luogo del silenzio, della voce fioca, della notte. Il libro si è costruito negli ultimi anni, dal 2006 al 2010, e alcuni capitoli, poi variati sono stati anticipati su rivista e su volumi miscellanei.------------------------------------------------------------------------------------------- Museums, archives, books, phone booths, train compartments and bluish lamps, cats, fish, experienced life, sultry summers, the high places of the world, the fado, French champagne, the voices of the dead, old discs, letters, guilt, remorse, names, songs of bygone times... It is from their reflection that there arises - as it often happens in Tabucchi's fiction - what turns something tangible, a place, a sound or an image into a fleeting and eminently painful space. Without anything, at the beginning or at the end of the path, truly corresponding to an object, where the saudade, whose slow rhythm spreads out, is a subject-free nostalgia: rather, a melancholy that has its effects on the present, confusing times and cleverly mingling rêves and revers. Just like it happens with images reflected in the mirror or with figures lying in the background of paintings (Bosch, Velazquez…) that foreshadow what is behind things, allowing for a special understanding between those few who are able to feel the ephemeral and to understand death and carry it within themselves. In this book, by analysing novels, essays and short stories that deal with what seems to be on the other side of the fire that generates shadows in the platonic cave, we focus on a world of floating objects, ontologically blurred yet, precisely for this reason, incredibly real. Dysphoric objects and spaces - for non-existent and paradoxical characters that move between scribbled and unfinished stories - chase each other and intertwine in pages that are intended to reread with Leopardi, Hemingway, Beckett… the last testament of Tristan, and to interrogate, also on the basis of texts skilfully concealed by the writer, the 'third gender' to which the sinopias of life, the betrayals of history, the constructions of fantasy, allude. Where everything is a dream of a dream (or, rather, a hallucination), though with the paradoxical result of keeping closer to the soul that is found in the place of silence, of hoarse voices, of the night.
Gli oggetti e il tempo della saudade. Le storie inafferrabili di Antonio Tabucchi / A. Dolfi. - STAMPA. - (2010).
Gli oggetti e il tempo della saudade. Le storie inafferrabili di Antonio Tabucchi
DOLFI, ANNA
2010
Abstract
Musei, archivi, libri, cabine telefoniche, scompartimenti e lampade azzurrine dei treni, gatti, pesci, la vita vissuta, l’estate soffocante, i luoghi alti del mondo, il fado, lo champagne francese, le voci dei morti, i vecchi dischi, le lettere, la colpa, il rimorso, i nomi, le canzoni d’antan... È dal loro riflesso che nasce - ricorrente nella narrativa di Tabucchi - ciò che fa di qualcosa di tangibile, di un luogo, di un suono o di un immagine, uno spazio sfuggente, eminentemente doloroso. Senza che niente, all’inizio o alla fine del percorso, corrisponda veramente a un oggetto, se la saudade, il cui ritmo lento si spande, è una nostalgia senza oggetto: la malinconia di un futuro, piuttosto, che si riversa sul presente, confondendo i tempi e mescidando abilmente i rêves e il revers. Esattamente come avviene con le immagini riflesse negli specchi o con le figure di fondo dei quadri (Bosch, Velázquez…), che adombrano quanto sta dietro le cose permettendo l’intesa tra i pochi che sono capaci di sentire l’effimero e di capire e portarsi dentro la morte. In questo libro, analizzando romanzi, saggi e racconti che parlano di quanto sembra trovarsi dall’altra parte del fuoco che genera ombre nella caverna platonica, ci si sofferma su un mondo fatto di oggetti fluttuanti, ontologicamente sfumati eppure proprio per questo straordinariamente veri. Oggetti e spazi disforici - per personaggi inesistenti e paradossali che si muovono in storie abbozzate e mai finite - si rincorrono e intrecciano in pagine tese a rileggere con Leopardi, Hemingway, Beckett… l’ultimo testamento di Tristano, e ad interrogare, anche sulla scorta dei testi abilmente occultati dallo scrittore, il ‘terzo genere’ a cui alludono le sinopie del vissuto, i tradimenti della storia, le costruzioni della fantasia. Là dove tutto è sogno di sogno (o per meglio dire allucinazione), ma col risultato paradossale di stare più vicino all’anima che si trova nel luogo del silenzio, della voce fioca, della notte. Il libro si è costruito negli ultimi anni, dal 2006 al 2010, e alcuni capitoli, poi variati sono stati anticipati su rivista e su volumi miscellanei.------------------------------------------------------------------------------------------- Museums, archives, books, phone booths, train compartments and bluish lamps, cats, fish, experienced life, sultry summers, the high places of the world, the fado, French champagne, the voices of the dead, old discs, letters, guilt, remorse, names, songs of bygone times... It is from their reflection that there arises - as it often happens in Tabucchi's fiction - what turns something tangible, a place, a sound or an image into a fleeting and eminently painful space. Without anything, at the beginning or at the end of the path, truly corresponding to an object, where the saudade, whose slow rhythm spreads out, is a subject-free nostalgia: rather, a melancholy that has its effects on the present, confusing times and cleverly mingling rêves and revers. Just like it happens with images reflected in the mirror or with figures lying in the background of paintings (Bosch, Velazquez…) that foreshadow what is behind things, allowing for a special understanding between those few who are able to feel the ephemeral and to understand death and carry it within themselves. In this book, by analysing novels, essays and short stories that deal with what seems to be on the other side of the fire that generates shadows in the platonic cave, we focus on a world of floating objects, ontologically blurred yet, precisely for this reason, incredibly real. Dysphoric objects and spaces - for non-existent and paradoxical characters that move between scribbled and unfinished stories - chase each other and intertwine in pages that are intended to reread with Leopardi, Hemingway, Beckett… the last testament of Tristan, and to interrogate, also on the basis of texts skilfully concealed by the writer, the 'third gender' to which the sinopias of life, the betrayals of history, the constructions of fantasy, allude. Where everything is a dream of a dream (or, rather, a hallucination), though with the paradoxical result of keeping closer to the soul that is found in the place of silence, of hoarse voices, of the night.File | Dimensione | Formato | |
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