Gloria Giusti, André Antoine tra mito e prassi della scena. La tesi affronta l’attività registica di André Antoine durante la direzione del Théâtre Libre e del Théâtre Antoine riconsiderata alla luce di una prospettiva critica tendente da un lato a evidenziare il fissarsi di un’immagine mitica di Antoine ancora vivente l’artista e replicata quasi automaticamente da gran parte della storiografia; dall’altro a ricollocare nel contesto della prassi dello spettacolo contemporaneo episodi ancorati ad una dimensione leggendaria, mediante l’analisi di alcuni degli allestimenti più significativi. Alla prima questione Gloria Giusti dedica il capitolo di apertura della tesi. Partendo da documenti originati dallo stesso contesto produttivo del Théâtre Libre (come le famose Brochures destinate al pubblico degli abbonati, utili all’individuazione delle linee programmatiche del teatro e alla ricostruzione delle prime stagioni) e analizzando i volumi dei Souvenirs dello stesso Antoine dedicati al Théâtre Libre, al Théâtre Antoine e alla duplice direzione dell’Odéon, viene definito un percorso storiografico che dal pioneristico studio di Adolphe Thalasso del 1909 arriva ai saggi degli ultimi trent’anni, nei quali si è assistito ad un progressivo allontanamento dall’automatica assimilazione del regista francese alla scuola naturalista e alla considerazione delle sue messe in scena come di oggetti dotati di piena autonomia estetica, come emerge anche da un noto contributo del figlio di Antoine, André Paul (Le naturalisme de Antoine. Une légende). Già a partire dagli studi di Francis Pruner e James B. Sanders si sviluppa un crescente interesse per l’analisi degli allestimenti, con una particolare attenzione ai décors. Il capitolo evidenzia inoltre come la rilettura critica dei testi di Zola e di Jullien abbia portato a un ridimensionamento della polemica naturalista nei confronti delle convenzioni teatrali ottocentesche e come, più recentemente, alcuni studiosi francesi (Naugrette-Christophe, Sarrazac, De Rougement, Marcerou) abbiano tentato di rivalutare gran parte dei materiali relativi alle mises en scène, superando così quella visione mitica, cristallizzatasi soprattutto con lo studio di Thalasso e con la biografia ad opera di Matei Roussou, che ha condizionato, ancora negli anni Settanta, perfino studiosi accorti come Denis Bablet. Le più recenti prospettive critiche hanno costituito il punto di partenza per la definizione dei restanti due capitoli della tesi, rispettivamente dedicati al Théâtre Libre e al Théâtre Antoine, mentre le vicende della duplice direzione dell’Odéon sono state affrontate solo occasionalmente e comunque al fine di sottolineare aspetti già individuati nelle fasi precedenti. In termini generali l’obiettivo dei due capitoli è stato quello di evidenziare, attraverso gli allestimenti più significativi delle prime due fasi, la progressiva autonomia di Antoine dagli autori drammatici, ridimensionando così l’immagine di Antoine regista testocentrico comunemente sostenuta dalla critica. Inoltre è stata evidenziata, già dagli esordi del Théâtre Antoine, una vera e propria estetica del ‘riuso’ degli apparati scenografici, modificando così sensibilmente la concezione del milieu. Nel secondo capitolo, oltre che sul materiale documentario già prodotto da Sanders e Pruner, l’analisi degli allestimenti si è fondata prevalentemente sugli eterogenei materiali contenuti nei Fonds Antoine e Mévisto della Bibliothèque de l’Arsenal, nel Recueil Mosnier della Bibliothèque Nationale de France, su copioni (come quello di Spettri di Ibsen), sulle cronache di Francisque Sarcey raccolte in Quarante ans de Théâtre, e sui numerosi articoli comparsi nei principali quotidiani e periodici dell’epoca, tra cui si distinguono in particolare gli «Annales du Théâtre et de la Musique» che coprono il periodo dell’attività artistica di Antoine dal 1887 al 1915 e nei quali, oltre alle consuete valutazioni della drammaturgia, non mancano frequenti note sulla recitazione e sugli allestimenti. L’indagine si rivolge all’attività del Théâtre Libre, passata in rassegna attraverso alcuni degli allestimenti più rappresentativi, da Jacques Damour a En Famille e La nuit bergamasque, soffermandosi anche sul ruolo della drammaturgia straniera, segnatamente quella ibseniana, e analizzando le messe in scena di Spettri e dell’Anatra selvatica, nel tentativo di individuare le linee di sviluppo della concezione estetica di Antoine in relazione alle riprese di un medesimo spettacolo. In questa prospettiva assume una particolare importanza il copione impiegato per l’allestimento di Spettri nella determinazione dell’impianto registico complessivo, dell’organizzazione dello spazio scenico, nonché degli interventi di natura più squisitamente drammaturgica. Nel terzo capitolo della tesi, attraverso lo studio dell’attività del Théâtre Antoine, vengono ridiscusse le tradizionali linee storiografiche che hanno dato luogo a un’immagine cristallizzata della funzione registica, fino a quel momento sovrapponibile a quella del direttore di scena, ridefinendo il percorso artistico di Antoine alla luce del suo graduale affrancamento dalla ‘dittatura’ del testo drammatico. Col Théâtre Antoine si assiste inoltre alla nascita di una nuova attività non più legata alla cerchia elitaria degli abbonati ma con intenti dichiaratamente commerciali e con spettacoli appositamente destinati ad un pubblico pagante e quindi perfettamente inserita nel circuito teatrale parigino. Questo radicale mutamento nella gestione economica dell’impresa prevede una vera e propria strategia di mercato, a partire dalla definitiva collocazione del Théâtre Antoine nella sala dei Menus-Plaisirs nel Boulevard de Strasbourg. La stabilizzazione sulla rive droite, in una zona ad alta concentrazione di teatri, conclude ddefinitivamente le esperienze legate ai circoli privati e concorre ad incentivare un nuovo progetto spettacolare, il cosiddetto «Théâtre à bon marché», con l’obiettivo comunque di imporre un repertorio di qualità, rappresentando autori quali Georges Courteline, Maurice Donnay, Octave Mirbeau, Georges Ancey, Pierre Wolff, già conosciuti al pubblico del Théâtre Libre. Questi aspetti, che si pongono al crocevia di scelte organizzative, gestionali, drammaturgiche ed estetiche, sono stati ricostruiti non solo a partire dalla documentazione di carattere amministrativo, ma anche sulla base del Journal di Jules Renard e dei feuilletons dell’attore Georges Saverne (Dix ans à l’école d’Antoine) apparsi sulla rivista «Comoedia». Uno degli esiti più significativi della ricerca condotta da Gloria Giusti è il reperimento di una cospicua documentazione fotografica, contenuta nel Recueil Mosnier facente parte del Fonds Antoine della Bibliothèque Nationale de France e presso le Archives Nationales. Il Recueil Mosnier, insieme di materiali eterogenei raccolti da Charles Mosnier, attore della troupe di Antoine, costituisce il fondo documentario di maggior rilievo, specie dal punto di vista iconografico. La raccolta consiste di sette volumi miscellanei contenenti programmi di sala, ritagli di stampa, annotazioni dell’autore e, soprattutto, fotografie che documentano in prevalenza le scenografie utilizzate nel corso di diverse stagioni. L’elevata quantità delle immagini costituisce il punto di forza del Recueil Mosnier: si tratta di un vero e proprio archivio iconografico, contenente anche immagini tratte dai numeri speciali delle riviste «Le Théâtre» e «L’Illustration Théâtrale» dedicati alle stagioni del Théâtre Antoine e del Théâtre de l’Odéon. Il Recueil Mosnier contiene anche un ampio numero di recensioni tratte principalmente dalla «Revue Théâtrale» (dove compaiono sotto forma di dispense i primi studi di Thalasso sul Théâtre Libre), da «Le Temps», «Gils Blas» e da «Le Figaro Illustré». Il Recueil contiene integralmente, suddivisa in fascicoli, Le Théâtre Libre Illustré di Rodolphe Darzens, con disegni di Lucien Métivet. Alle Archives Nationales sono invece conservate fotografie relative alla seconda direzione del Théâtre de l’Odéon da parte di Antoine. Questi materiali hanno costituito uno dei vettori documentari nell’analisi di alcuni degli episodi spettacolari più rappresentativi dell’attività del Théâtre Antoine, quali La parisienne, La terre e Roi Lear.

André Antoine: tra mito e prassi della scena / G. Giusti. - (2006).

André Antoine: tra mito e prassi della scena

GIUSTI, GLORIA
2006

Abstract

Gloria Giusti, André Antoine tra mito e prassi della scena. La tesi affronta l’attività registica di André Antoine durante la direzione del Théâtre Libre e del Théâtre Antoine riconsiderata alla luce di una prospettiva critica tendente da un lato a evidenziare il fissarsi di un’immagine mitica di Antoine ancora vivente l’artista e replicata quasi automaticamente da gran parte della storiografia; dall’altro a ricollocare nel contesto della prassi dello spettacolo contemporaneo episodi ancorati ad una dimensione leggendaria, mediante l’analisi di alcuni degli allestimenti più significativi. Alla prima questione Gloria Giusti dedica il capitolo di apertura della tesi. Partendo da documenti originati dallo stesso contesto produttivo del Théâtre Libre (come le famose Brochures destinate al pubblico degli abbonati, utili all’individuazione delle linee programmatiche del teatro e alla ricostruzione delle prime stagioni) e analizzando i volumi dei Souvenirs dello stesso Antoine dedicati al Théâtre Libre, al Théâtre Antoine e alla duplice direzione dell’Odéon, viene definito un percorso storiografico che dal pioneristico studio di Adolphe Thalasso del 1909 arriva ai saggi degli ultimi trent’anni, nei quali si è assistito ad un progressivo allontanamento dall’automatica assimilazione del regista francese alla scuola naturalista e alla considerazione delle sue messe in scena come di oggetti dotati di piena autonomia estetica, come emerge anche da un noto contributo del figlio di Antoine, André Paul (Le naturalisme de Antoine. Une légende). Già a partire dagli studi di Francis Pruner e James B. Sanders si sviluppa un crescente interesse per l’analisi degli allestimenti, con una particolare attenzione ai décors. Il capitolo evidenzia inoltre come la rilettura critica dei testi di Zola e di Jullien abbia portato a un ridimensionamento della polemica naturalista nei confronti delle convenzioni teatrali ottocentesche e come, più recentemente, alcuni studiosi francesi (Naugrette-Christophe, Sarrazac, De Rougement, Marcerou) abbiano tentato di rivalutare gran parte dei materiali relativi alle mises en scène, superando così quella visione mitica, cristallizzatasi soprattutto con lo studio di Thalasso e con la biografia ad opera di Matei Roussou, che ha condizionato, ancora negli anni Settanta, perfino studiosi accorti come Denis Bablet. Le più recenti prospettive critiche hanno costituito il punto di partenza per la definizione dei restanti due capitoli della tesi, rispettivamente dedicati al Théâtre Libre e al Théâtre Antoine, mentre le vicende della duplice direzione dell’Odéon sono state affrontate solo occasionalmente e comunque al fine di sottolineare aspetti già individuati nelle fasi precedenti. In termini generali l’obiettivo dei due capitoli è stato quello di evidenziare, attraverso gli allestimenti più significativi delle prime due fasi, la progressiva autonomia di Antoine dagli autori drammatici, ridimensionando così l’immagine di Antoine regista testocentrico comunemente sostenuta dalla critica. Inoltre è stata evidenziata, già dagli esordi del Théâtre Antoine, una vera e propria estetica del ‘riuso’ degli apparati scenografici, modificando così sensibilmente la concezione del milieu. Nel secondo capitolo, oltre che sul materiale documentario già prodotto da Sanders e Pruner, l’analisi degli allestimenti si è fondata prevalentemente sugli eterogenei materiali contenuti nei Fonds Antoine e Mévisto della Bibliothèque de l’Arsenal, nel Recueil Mosnier della Bibliothèque Nationale de France, su copioni (come quello di Spettri di Ibsen), sulle cronache di Francisque Sarcey raccolte in Quarante ans de Théâtre, e sui numerosi articoli comparsi nei principali quotidiani e periodici dell’epoca, tra cui si distinguono in particolare gli «Annales du Théâtre et de la Musique» che coprono il periodo dell’attività artistica di Antoine dal 1887 al 1915 e nei quali, oltre alle consuete valutazioni della drammaturgia, non mancano frequenti note sulla recitazione e sugli allestimenti. L’indagine si rivolge all’attività del Théâtre Libre, passata in rassegna attraverso alcuni degli allestimenti più rappresentativi, da Jacques Damour a En Famille e La nuit bergamasque, soffermandosi anche sul ruolo della drammaturgia straniera, segnatamente quella ibseniana, e analizzando le messe in scena di Spettri e dell’Anatra selvatica, nel tentativo di individuare le linee di sviluppo della concezione estetica di Antoine in relazione alle riprese di un medesimo spettacolo. In questa prospettiva assume una particolare importanza il copione impiegato per l’allestimento di Spettri nella determinazione dell’impianto registico complessivo, dell’organizzazione dello spazio scenico, nonché degli interventi di natura più squisitamente drammaturgica. Nel terzo capitolo della tesi, attraverso lo studio dell’attività del Théâtre Antoine, vengono ridiscusse le tradizionali linee storiografiche che hanno dato luogo a un’immagine cristallizzata della funzione registica, fino a quel momento sovrapponibile a quella del direttore di scena, ridefinendo il percorso artistico di Antoine alla luce del suo graduale affrancamento dalla ‘dittatura’ del testo drammatico. Col Théâtre Antoine si assiste inoltre alla nascita di una nuova attività non più legata alla cerchia elitaria degli abbonati ma con intenti dichiaratamente commerciali e con spettacoli appositamente destinati ad un pubblico pagante e quindi perfettamente inserita nel circuito teatrale parigino. Questo radicale mutamento nella gestione economica dell’impresa prevede una vera e propria strategia di mercato, a partire dalla definitiva collocazione del Théâtre Antoine nella sala dei Menus-Plaisirs nel Boulevard de Strasbourg. La stabilizzazione sulla rive droite, in una zona ad alta concentrazione di teatri, conclude ddefinitivamente le esperienze legate ai circoli privati e concorre ad incentivare un nuovo progetto spettacolare, il cosiddetto «Théâtre à bon marché», con l’obiettivo comunque di imporre un repertorio di qualità, rappresentando autori quali Georges Courteline, Maurice Donnay, Octave Mirbeau, Georges Ancey, Pierre Wolff, già conosciuti al pubblico del Théâtre Libre. Questi aspetti, che si pongono al crocevia di scelte organizzative, gestionali, drammaturgiche ed estetiche, sono stati ricostruiti non solo a partire dalla documentazione di carattere amministrativo, ma anche sulla base del Journal di Jules Renard e dei feuilletons dell’attore Georges Saverne (Dix ans à l’école d’Antoine) apparsi sulla rivista «Comoedia». Uno degli esiti più significativi della ricerca condotta da Gloria Giusti è il reperimento di una cospicua documentazione fotografica, contenuta nel Recueil Mosnier facente parte del Fonds Antoine della Bibliothèque Nationale de France e presso le Archives Nationales. Il Recueil Mosnier, insieme di materiali eterogenei raccolti da Charles Mosnier, attore della troupe di Antoine, costituisce il fondo documentario di maggior rilievo, specie dal punto di vista iconografico. La raccolta consiste di sette volumi miscellanei contenenti programmi di sala, ritagli di stampa, annotazioni dell’autore e, soprattutto, fotografie che documentano in prevalenza le scenografie utilizzate nel corso di diverse stagioni. L’elevata quantità delle immagini costituisce il punto di forza del Recueil Mosnier: si tratta di un vero e proprio archivio iconografico, contenente anche immagini tratte dai numeri speciali delle riviste «Le Théâtre» e «L’Illustration Théâtrale» dedicati alle stagioni del Théâtre Antoine e del Théâtre de l’Odéon. Il Recueil Mosnier contiene anche un ampio numero di recensioni tratte principalmente dalla «Revue Théâtrale» (dove compaiono sotto forma di dispense i primi studi di Thalasso sul Théâtre Libre), da «Le Temps», «Gils Blas» e da «Le Figaro Illustré». Il Recueil contiene integralmente, suddivisa in fascicoli, Le Théâtre Libre Illustré di Rodolphe Darzens, con disegni di Lucien Métivet. Alle Archives Nationales sono invece conservate fotografie relative alla seconda direzione del Théâtre de l’Odéon da parte di Antoine. Questi materiali hanno costituito uno dei vettori documentari nell’analisi di alcuni degli episodi spettacolari più rappresentativi dell’attività del Théâtre Antoine, quali La parisienne, La terre e Roi Lear.
2006
R. Guardenti
ITALIA
G. Giusti
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