Negli anni a cavallo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, Juan Gelman sviluppa la visione dell'esilio come condizione centrale della propria esperienza: «la visione esiliare (exiliar) della vita». A essa lo portano vicende personali molto dolorose. In quel periodo incontrerà tuttavia diverse forme culturali che agiranno come strumenti per alleggerire il dolore dell’esilio: la cabala, la poesia mistica, la poesia sefardita, lo spagnolo antico. Ognuna di queste forme si rifà però a un unico tema portante che è l’asse su cui si muove tutta l’opera scritta durante i suoi tredici anni d’esilio: l’Argentina. Tutti questi temi sono presenti nell’opera analizzata: dibaxu
Juan Gelman: la lingua dell'esilio / S.Lafuente. - In: COLLETTIVO R ATAHUALPA. - ISSN 2279-6967. - STAMPA. - 7:(2008), pp. 53-63.
Juan Gelman: la lingua dell'esilio
LAFUENTE, SILVIA DEL VALLE
2008
Abstract
Negli anni a cavallo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, Juan Gelman sviluppa la visione dell'esilio come condizione centrale della propria esperienza: «la visione esiliare (exiliar) della vita». A essa lo portano vicende personali molto dolorose. In quel periodo incontrerà tuttavia diverse forme culturali che agiranno come strumenti per alleggerire il dolore dell’esilio: la cabala, la poesia mistica, la poesia sefardita, lo spagnolo antico. Ognuna di queste forme si rifà però a un unico tema portante che è l’asse su cui si muove tutta l’opera scritta durante i suoi tredici anni d’esilio: l’Argentina. Tutti questi temi sono presenti nell’opera analizzata: dibaxuFile | Dimensione | Formato | |
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