La responsabilità sociale d’impresa è un tema al centro del dibattito scientifico nelle discipline aziendali da almeno mezzo secolo. Se il primato temporale sugli studi di business ethics appartiene indiscutibilmente alle Università statunitensi, il tema si è sviluppato già dalla fine degli anni sessanta anche nell’Europa continentale e negli altri Paesi anglosassoni (Regno Unito e Australia in primis) con caratteristiche del tutto peculiari. Negli Stati Uniti la business ethics è stata approfondita sia come materia autonoma, sia come ambito di ricerca di discipline di più ampio respiro quali l’economia politica, la filosofia e l’epistemologia. Anche quando non è stato riconosciuto un ruolo autonomo alla materia, gli studiosi di pianificazione e controllo hanno posto l’accento sull’importanza della strategia sociale a livello corporate, intesa come ricerca del consenso dalle diverse categorie di stakeholder. Pur nella consapevolezza del rischio di eccessive generalizzazioni, si può affermare che nel contesto europeo l’attenzione si è focalizzata maggiormente sugli strumenti di management accounting (è il caso del tradizionale bilancio sociale) e di controllo di gestione che permettono la verifica del rispetto dei vincoli etici (business ethics management). Nonostante affondino le radici in un passato non proprio recente, gli studi sull’etica e sulla responsabilità socio-ambientale d’impresa sono tuttora in una fase evolutiva poiché nel corso degli ultimi due decenni si sono manifestate nuove tematiche che hanno mutato radicalmente lo scenario di riferimento, fra le quali: il processo di globalizzazione economica e sociale, l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile, l’evoluzione della stakeholder theory ed il discutibile affermarsi di «nuovi» ideali imprenditoriali come la creazione di valore per gli azionisti o la cittadinanza d’impresa. A partire dai primi anni novanta, accanto agli studi teorici si sono inseriti i contributi di imprese, associazioni di categoria, enti di ricerca privati e pubblici, governi ed organizzazioni sopranazionali di rappresentanza politica (Onu, Ocse, UE), concretizzatisi nell’emanazione di nuovi principi e linee guida internazionali. Tale processo di standardizzazione ha riguardato sia i sistemi di gestione della responsabilità socio-ambientale (in particolare, codici etici e certificazioni di qualità) sia i tipici strumenti di social accounting (contabilità, rendicontazione e revisione socio-ambientale). Il problema della codificazione di principi e linee guida generalmente accettati investe direttamente le valutazioni degli analisti, degli intermediari finanziari e delle agenzie di rating. Nell’esprimere un giudizio sull’affidabilità complessiva di un titolo o di un’azienda, l’utilizzo dell’informativa sulla sostenibilità è oggi imprescindibile ai fini di una corretta valutazione. Tuttavia, tale inderogabile esigenza si scontra con alcune problematiche di fondo, quali la carenza di standard generalmente accettati per il reporting, la scarsa applicazione di linee guida per la governance e, soprattutto, l’inesistenza di validi strumenti per la misurazione del patrimonio intangibile. Come noto, infatti, le risorse immateriali contribuiscono significativamente alla creazione del divario tra valore di borsa (price value) e valore contabile (book value) del capitale e la valutazione dei risultati economici, sociali e ambientali potrebbe contribuire in maniera determinante all’individuazione delle leve del valore. In questo scenario complesso e mutevole, il presente lavoro mira ad indagare le corrette prassi di rendicontazione e revisione della performance integrata d’impresa in ottica triple bottom line in considerazione delle best practices esistenti e degli standard internazionali emergenti. In particolare, la prima parte si apre con un’introduzione generale alla business ethics e alla teoria degli stakeholder, cercando di inquadrare le principali conseguenze connesse al processo di globalizzazione economica in atto, agli obiettivi di uno sviluppo sostenibile dell’impresa ed alla conseguente valutazione della performance complessiva in ottica triple bottom line. Un’attenzione particolare viene dedicata ai caratteri distintivi della business ethics nel contesto europeo (e italiano in particolare) rispetto a quello nord-americano. Successivamente, sono presentati i principali strumenti di business ethics management con specifico riferimento al social accounting, reporting e auditing. Rispetto a quest’ultimo punto, sono analizzate criticamente le recenti evoluzioni della materia e le tendenze emergenti a livello internazionale. Nella trattazione dei sistemi di gestione della responsabilità etico-sociale, si approfondiscono i sistemi di governance necessari per garantire la piena democraticità della struttura di governo, la correttezza etica e la trasparenza delle decisioni manageriali e la reale inclusione delle aspettative degli stakeholder nella gestione aziendale. Questa prima sezione del testo si conclude con una sintetica descrizione dei principali standard internazionali di responsabilità socio-ambientale dell’impresa diffusi a livello internazionali, legati o meno a procedure di certificazione di qualità del sottostante sistema di gestione. Nella prospettiva di approfondire il tema della comunicazione integrata d’impresa in ottica triple bottom line, i capitoli successivi si focalizzano sul reporting di sostenibilità, inteso come processo e come prodotto. In particolare, viene presentato in maniera critica lo standard AccountAbility1000 (emesso nel 1999 da The Institute of Social and Ethical Accountability) quale quadro sistematico di riferimento per una corretta conduzione del processo di raccolta, elaborazione e comunicazione delle informazioni sulla propria performance integrata. In seguito, si analizzano le linee guida del Global Reporting Initiative quale standard di riferimento a livello mondiale per la concreta redazione dei report di sostenibilità. Oltre alla descrizione del documento e all’evidenziazione dei suoi punti di forza e di debolezza, si illustrano le possibili evoluzioni future dello standard e dei documenti allegati per giungere ad un principio completo ed esaustivo che sia un punto di riferimento per aziende e stakeholder. Infine, nell’ultima parte si introduce un tema particolarmente delicato, legato alla necessità di colmare il gap di credibilità che caratterizza oggi il reporting di sostenibilità: i servizi di assurance dei report socio-ambientali. In questa prospettiva, sono analizzate le principali linee guida emanate da alcuni enti di ricerca (ISEA e GRI) e dalla prassi contabile internazionale (FEE e IFAC) in tema di verifiche esterne indipendenti dei report non economico-finanziari. Le indicazioni generali sul processo di revisione sono completate dai contenuti minimi della relazione finale (assurance statement) e dalla caratteristiche dei soggetti verificatori (assurance provider). Il lavoro si conclude con l’esposizione dei risultati di alcune indagine empiriche condotte da Università ed enti di ricerca sugli assurance statement pubblicati negli ultimi anni da società di revisione e singoli revisori. L’evidenziazione di un gap procedurale legato all’assenza di standard generalmente accettati per il reporting e l’assurance di sostenibilità sulla falsariga dei Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) e dei Generally Accepted Assurance Standards (GAAS), rappresenta lo stimolo per alcune considerazioni critiche sulle possibili evoluzioni future della comunicazione integrata d’impresa e delle correlate procedure di verifica.

Business ethics e comunicazione d'impresa : il ruolo degli standard internazionali / G.Manetti. - (2005).

Business ethics e comunicazione d'impresa : il ruolo degli standard internazionali

MANETTI, GIACOMO
2005

Abstract

La responsabilità sociale d’impresa è un tema al centro del dibattito scientifico nelle discipline aziendali da almeno mezzo secolo. Se il primato temporale sugli studi di business ethics appartiene indiscutibilmente alle Università statunitensi, il tema si è sviluppato già dalla fine degli anni sessanta anche nell’Europa continentale e negli altri Paesi anglosassoni (Regno Unito e Australia in primis) con caratteristiche del tutto peculiari. Negli Stati Uniti la business ethics è stata approfondita sia come materia autonoma, sia come ambito di ricerca di discipline di più ampio respiro quali l’economia politica, la filosofia e l’epistemologia. Anche quando non è stato riconosciuto un ruolo autonomo alla materia, gli studiosi di pianificazione e controllo hanno posto l’accento sull’importanza della strategia sociale a livello corporate, intesa come ricerca del consenso dalle diverse categorie di stakeholder. Pur nella consapevolezza del rischio di eccessive generalizzazioni, si può affermare che nel contesto europeo l’attenzione si è focalizzata maggiormente sugli strumenti di management accounting (è il caso del tradizionale bilancio sociale) e di controllo di gestione che permettono la verifica del rispetto dei vincoli etici (business ethics management). Nonostante affondino le radici in un passato non proprio recente, gli studi sull’etica e sulla responsabilità socio-ambientale d’impresa sono tuttora in una fase evolutiva poiché nel corso degli ultimi due decenni si sono manifestate nuove tematiche che hanno mutato radicalmente lo scenario di riferimento, fra le quali: il processo di globalizzazione economica e sociale, l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile, l’evoluzione della stakeholder theory ed il discutibile affermarsi di «nuovi» ideali imprenditoriali come la creazione di valore per gli azionisti o la cittadinanza d’impresa. A partire dai primi anni novanta, accanto agli studi teorici si sono inseriti i contributi di imprese, associazioni di categoria, enti di ricerca privati e pubblici, governi ed organizzazioni sopranazionali di rappresentanza politica (Onu, Ocse, UE), concretizzatisi nell’emanazione di nuovi principi e linee guida internazionali. Tale processo di standardizzazione ha riguardato sia i sistemi di gestione della responsabilità socio-ambientale (in particolare, codici etici e certificazioni di qualità) sia i tipici strumenti di social accounting (contabilità, rendicontazione e revisione socio-ambientale). Il problema della codificazione di principi e linee guida generalmente accettati investe direttamente le valutazioni degli analisti, degli intermediari finanziari e delle agenzie di rating. Nell’esprimere un giudizio sull’affidabilità complessiva di un titolo o di un’azienda, l’utilizzo dell’informativa sulla sostenibilità è oggi imprescindibile ai fini di una corretta valutazione. Tuttavia, tale inderogabile esigenza si scontra con alcune problematiche di fondo, quali la carenza di standard generalmente accettati per il reporting, la scarsa applicazione di linee guida per la governance e, soprattutto, l’inesistenza di validi strumenti per la misurazione del patrimonio intangibile. Come noto, infatti, le risorse immateriali contribuiscono significativamente alla creazione del divario tra valore di borsa (price value) e valore contabile (book value) del capitale e la valutazione dei risultati economici, sociali e ambientali potrebbe contribuire in maniera determinante all’individuazione delle leve del valore. In questo scenario complesso e mutevole, il presente lavoro mira ad indagare le corrette prassi di rendicontazione e revisione della performance integrata d’impresa in ottica triple bottom line in considerazione delle best practices esistenti e degli standard internazionali emergenti. In particolare, la prima parte si apre con un’introduzione generale alla business ethics e alla teoria degli stakeholder, cercando di inquadrare le principali conseguenze connesse al processo di globalizzazione economica in atto, agli obiettivi di uno sviluppo sostenibile dell’impresa ed alla conseguente valutazione della performance complessiva in ottica triple bottom line. Un’attenzione particolare viene dedicata ai caratteri distintivi della business ethics nel contesto europeo (e italiano in particolare) rispetto a quello nord-americano. Successivamente, sono presentati i principali strumenti di business ethics management con specifico riferimento al social accounting, reporting e auditing. Rispetto a quest’ultimo punto, sono analizzate criticamente le recenti evoluzioni della materia e le tendenze emergenti a livello internazionale. Nella trattazione dei sistemi di gestione della responsabilità etico-sociale, si approfondiscono i sistemi di governance necessari per garantire la piena democraticità della struttura di governo, la correttezza etica e la trasparenza delle decisioni manageriali e la reale inclusione delle aspettative degli stakeholder nella gestione aziendale. Questa prima sezione del testo si conclude con una sintetica descrizione dei principali standard internazionali di responsabilità socio-ambientale dell’impresa diffusi a livello internazionali, legati o meno a procedure di certificazione di qualità del sottostante sistema di gestione. Nella prospettiva di approfondire il tema della comunicazione integrata d’impresa in ottica triple bottom line, i capitoli successivi si focalizzano sul reporting di sostenibilità, inteso come processo e come prodotto. In particolare, viene presentato in maniera critica lo standard AccountAbility1000 (emesso nel 1999 da The Institute of Social and Ethical Accountability) quale quadro sistematico di riferimento per una corretta conduzione del processo di raccolta, elaborazione e comunicazione delle informazioni sulla propria performance integrata. In seguito, si analizzano le linee guida del Global Reporting Initiative quale standard di riferimento a livello mondiale per la concreta redazione dei report di sostenibilità. Oltre alla descrizione del documento e all’evidenziazione dei suoi punti di forza e di debolezza, si illustrano le possibili evoluzioni future dello standard e dei documenti allegati per giungere ad un principio completo ed esaustivo che sia un punto di riferimento per aziende e stakeholder. Infine, nell’ultima parte si introduce un tema particolarmente delicato, legato alla necessità di colmare il gap di credibilità che caratterizza oggi il reporting di sostenibilità: i servizi di assurance dei report socio-ambientali. In questa prospettiva, sono analizzate le principali linee guida emanate da alcuni enti di ricerca (ISEA e GRI) e dalla prassi contabile internazionale (FEE e IFAC) in tema di verifiche esterne indipendenti dei report non economico-finanziari. Le indicazioni generali sul processo di revisione sono completate dai contenuti minimi della relazione finale (assurance statement) e dalla caratteristiche dei soggetti verificatori (assurance provider). Il lavoro si conclude con l’esposizione dei risultati di alcune indagine empiriche condotte da Università ed enti di ricerca sugli assurance statement pubblicati negli ultimi anni da società di revisione e singoli revisori. L’evidenziazione di un gap procedurale legato all’assenza di standard generalmente accettati per il reporting e l’assurance di sostenibilità sulla falsariga dei Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) e dei Generally Accepted Assurance Standards (GAAS), rappresenta lo stimolo per alcune considerazioni critiche sulle possibili evoluzioni future della comunicazione integrata d’impresa e delle correlate procedure di verifica.
2005
Anna Maria Nati
G.Manetti
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