“Voi sempre havete il Pastor fido in mano”. Così viene ritratto all’inizio del dialogo L’Alessandro, overo Della pastorale (1613) il personaggio portavoce dell’autore Ludovico Zuccolo, identificato dalla vera e propria condivisione di vita con quella sorta di breviario poetico che la tragicommedia di Guarini ben presto era diventata: un moderno enchiridio sempre pronto alla consultazione e al godimento intellettuale. Ma chi leggeva i versi sovente vedeva impresso su quelle pagine un apparato iconografico, che non era un semplice ornamento, bensì un vero e proprio intermediario della poesia e dell’azione con forte ed immediata caratura esegetica. Nel contesto editoriale del tempo l’immaginario arcadico aveva saputo costruirsi rapidamente, a partire dall’Aminta aldina del 1583 e sull’onda di una fortuna che portò Angelo Ingegneri, già nel 1598, a perdere il conto di “ben mille pastorali”, un proprio orizzonte e una specifica identità: il moderno ‘terzo genere’, non aristotelicamente normato, inventò se stesso non solo in scena ma anche in pagina, e dal punto di vista figurativo i libri di pastorali, soprattutto dopo il Pastor fido Ciotti del 1602, furono presto identificabili attraverso l’osservanza di un modello imposto dall’industria tipografica veneziana, all’epoca egemonica ed instancabile produttrice di capolavori letterari. Si delinearono in tal modo, prologo dopo prologo, atto dopo atto, le arcadie di carta di Tasso, Guarini, Bonarelli e di tanti autori meno noti che sperarono di conseguire la fama percorrendo i sentieri delle selve e che, se non la raggiunsero, contribuirono però a consolidare un exemplum di libro pastorale specchio per l’Europa intera che il terzo genere importò ed imitò, mentre accanto ai libri, e talvolta in simbiosi con essi, la pittura e l’arazzeria quelle stesse favole andavano riproponendo e amplificando. Non a caso il punto d’arrivo della ricerca è costituito dall’intrapresa del 1678 dell’olandese Daniel Elsevier, che pubblica le tre pastorali cosiddette ‘maggiori’ nel corpo di una preziosa collanina di cinque classici italiani, tutti illustrati dal medesimo artista francese Sebastien Leclerc. Compaiono insieme ai tre drammi la Liberata del Tasso e l’Adone del Marino: in sintesi sono accostate in edizione istoriata le opere che per la cultura del tempo erano i simboli della manière italiana, a coronamento di un percorso che, dal punto di vista di questo studio fra parola e immagine, costituisce per Aminta, Pastor fido e Filli di Sciro il traguardo di una selezione che le aveva progressivamente inserite, nel corso del Seicento, nel canone poetico italiano ed europeo.

L'arcadia "in mano". Illustrazioni editoriali della favola pastorale (1583-1678): vol. I, Itinerari; vol. II, Album / L. Ricco'. - STAMPA. - (2012), pp. vol. I: 1-vol. II: 1-vol. I: 321-vol. II: 422.

L'arcadia "in mano". Illustrazioni editoriali della favola pastorale (1583-1678): vol. I, Itinerari; vol. II, Album.

RICCO', LAURA
2012

Abstract

“Voi sempre havete il Pastor fido in mano”. Così viene ritratto all’inizio del dialogo L’Alessandro, overo Della pastorale (1613) il personaggio portavoce dell’autore Ludovico Zuccolo, identificato dalla vera e propria condivisione di vita con quella sorta di breviario poetico che la tragicommedia di Guarini ben presto era diventata: un moderno enchiridio sempre pronto alla consultazione e al godimento intellettuale. Ma chi leggeva i versi sovente vedeva impresso su quelle pagine un apparato iconografico, che non era un semplice ornamento, bensì un vero e proprio intermediario della poesia e dell’azione con forte ed immediata caratura esegetica. Nel contesto editoriale del tempo l’immaginario arcadico aveva saputo costruirsi rapidamente, a partire dall’Aminta aldina del 1583 e sull’onda di una fortuna che portò Angelo Ingegneri, già nel 1598, a perdere il conto di “ben mille pastorali”, un proprio orizzonte e una specifica identità: il moderno ‘terzo genere’, non aristotelicamente normato, inventò se stesso non solo in scena ma anche in pagina, e dal punto di vista figurativo i libri di pastorali, soprattutto dopo il Pastor fido Ciotti del 1602, furono presto identificabili attraverso l’osservanza di un modello imposto dall’industria tipografica veneziana, all’epoca egemonica ed instancabile produttrice di capolavori letterari. Si delinearono in tal modo, prologo dopo prologo, atto dopo atto, le arcadie di carta di Tasso, Guarini, Bonarelli e di tanti autori meno noti che sperarono di conseguire la fama percorrendo i sentieri delle selve e che, se non la raggiunsero, contribuirono però a consolidare un exemplum di libro pastorale specchio per l’Europa intera che il terzo genere importò ed imitò, mentre accanto ai libri, e talvolta in simbiosi con essi, la pittura e l’arazzeria quelle stesse favole andavano riproponendo e amplificando. Non a caso il punto d’arrivo della ricerca è costituito dall’intrapresa del 1678 dell’olandese Daniel Elsevier, che pubblica le tre pastorali cosiddette ‘maggiori’ nel corpo di una preziosa collanina di cinque classici italiani, tutti illustrati dal medesimo artista francese Sebastien Leclerc. Compaiono insieme ai tre drammi la Liberata del Tasso e l’Adone del Marino: in sintesi sono accostate in edizione istoriata le opere che per la cultura del tempo erano i simboli della manière italiana, a coronamento di un percorso che, dal punto di vista di questo studio fra parola e immagine, costituisce per Aminta, Pastor fido e Filli di Sciro il traguardo di una selezione che le aveva progressivamente inserite, nel corso del Seicento, nel canone poetico italiano ed europeo.
2012
9788878706446
vol. I: 1-vol. II: 1
vol. I: 321-vol. II: 422
L. Ricco'
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