La tesi si propone di affrontare l’ampia letteratura sulla cultura di massa e sulla cultura dei media che nel corso del Novecento, secondo la distinzione tracciata da Umberto Eco, è stata definita “apocalittica”. Ovvero, un ventaglio di autori che hanno letto in modo critico, e spesso radicalmente critico, la struttura e le funzioni della comunicazione mediatica. Anche se lo stesso Eco ha criticato le stesse etichette di “apocalittici” e di “integrati”, confessando di essersene servito per trattare in modo più accattivante il tema, nel corso della seconda metà del Novecento – e fino ad oggi – la fortuna dei due termini è stata molto significativa. Le idee dei cosiddetti “apocalittici” hanno prima indotto una “demonizzazione” dei media, denunciati per il loro ruolo autoritario e omologante e criticati per il basso valore culturale dei loro prodotti; negli anni successivi – e in parte fino ad oggi – tali teorie sono state giudicate tanto superate da essere ritenute obsolete, parziali e ideologiche e quindi sono state accantonate per porre l’accento piuttosto sul carattere democratizzante dei media e sulle potenzialità che essi offrono ai soggetti. Una “vittoria” degli integrati che ha liquidato forse troppo frettolosamente molte di quelle riflessioni che tutt’oggi rivelano caratteristiche delle quali occorre essere consapevoli. Il presente lavoro intende affrontare una rilettura dei cosiddetti apocalittici, di ieri e di oggi, per valutare se e in che misura il loro contributo – una volta evidenziata la sua parzialità, la sua “storicità” e i suoi limiti – possa risultare ancora utile ad un campo in espansione e in evoluzione come è quello della Media Education. Dopo aver tracciato una sintetica storia del “pensiero apocalittico” sulla cultura di massa, e in particolare attraverso i testi e le idee di tre “apocalittici” (o, almeno, di tre autori definiti tali) come Adorno, Pasolini e Baudrillard – ma anche attraverso le critiche più attuali alle Information and Communication Technologie –, scopo di questa ricerca è mettere a fuoco un modello di educazione ai media che tenga viva la carica dialettica (“negativa”, come suggeriva proprio Adorno) tra le enormi possibilità offerte dalla tecnologia e tra le insidie che essa talvolta nasconde, sia per i soggetti che per la società. Rilette alla luce dell’evoluzione del concetto di cultura, delle più evolute ricerche sui media e delle trasformazioni subite dai media stessi negli ultimi decenni, sono ancora attuali le idee di questi autori? Forse proprio le idee espresse dagli stessi apocalittici – oggi come ieri –, più che “demonizzare”, sostengono la necessità di un lavoro semiologico, sociologico-critico e pedagogico, che problematizzi i media, che trasmetta e formi nei soggetti competenze critiche di analisi, di interpretazione e di uso (ma uso critico) dei media stessi. Aspirando sì all’alfabetizzazione di tutti rispetto a vecchi e nuovi “linguaggi del sapere”, ma soprattutto alla formazione di “teste ben fatte”, critiche e riflessivo, libere e creative.

Per una metacritica degli apocalittici. Un modello utile ancora per una Media Education "matura"? / C. Di Bari. - (2011).

Per una metacritica degli apocalittici. Un modello utile ancora per una Media Education "matura"?

DI BARI, COSIMO
2011

Abstract

La tesi si propone di affrontare l’ampia letteratura sulla cultura di massa e sulla cultura dei media che nel corso del Novecento, secondo la distinzione tracciata da Umberto Eco, è stata definita “apocalittica”. Ovvero, un ventaglio di autori che hanno letto in modo critico, e spesso radicalmente critico, la struttura e le funzioni della comunicazione mediatica. Anche se lo stesso Eco ha criticato le stesse etichette di “apocalittici” e di “integrati”, confessando di essersene servito per trattare in modo più accattivante il tema, nel corso della seconda metà del Novecento – e fino ad oggi – la fortuna dei due termini è stata molto significativa. Le idee dei cosiddetti “apocalittici” hanno prima indotto una “demonizzazione” dei media, denunciati per il loro ruolo autoritario e omologante e criticati per il basso valore culturale dei loro prodotti; negli anni successivi – e in parte fino ad oggi – tali teorie sono state giudicate tanto superate da essere ritenute obsolete, parziali e ideologiche e quindi sono state accantonate per porre l’accento piuttosto sul carattere democratizzante dei media e sulle potenzialità che essi offrono ai soggetti. Una “vittoria” degli integrati che ha liquidato forse troppo frettolosamente molte di quelle riflessioni che tutt’oggi rivelano caratteristiche delle quali occorre essere consapevoli. Il presente lavoro intende affrontare una rilettura dei cosiddetti apocalittici, di ieri e di oggi, per valutare se e in che misura il loro contributo – una volta evidenziata la sua parzialità, la sua “storicità” e i suoi limiti – possa risultare ancora utile ad un campo in espansione e in evoluzione come è quello della Media Education. Dopo aver tracciato una sintetica storia del “pensiero apocalittico” sulla cultura di massa, e in particolare attraverso i testi e le idee di tre “apocalittici” (o, almeno, di tre autori definiti tali) come Adorno, Pasolini e Baudrillard – ma anche attraverso le critiche più attuali alle Information and Communication Technologie –, scopo di questa ricerca è mettere a fuoco un modello di educazione ai media che tenga viva la carica dialettica (“negativa”, come suggeriva proprio Adorno) tra le enormi possibilità offerte dalla tecnologia e tra le insidie che essa talvolta nasconde, sia per i soggetti che per la società. Rilette alla luce dell’evoluzione del concetto di cultura, delle più evolute ricerche sui media e delle trasformazioni subite dai media stessi negli ultimi decenni, sono ancora attuali le idee di questi autori? Forse proprio le idee espresse dagli stessi apocalittici – oggi come ieri –, più che “demonizzare”, sostengono la necessità di un lavoro semiologico, sociologico-critico e pedagogico, che problematizzi i media, che trasmetta e formi nei soggetti competenze critiche di analisi, di interpretazione e di uso (ma uso critico) dei media stessi. Aspirando sì all’alfabetizzazione di tutti rispetto a vecchi e nuovi “linguaggi del sapere”, ma soprattutto alla formazione di “teste ben fatte”, critiche e riflessivo, libere e creative.
2011
Franco Cambi
ITALIA
C. Di Bari
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/654231
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact