Introduzione Gli eventi di vita hanno un’importanza rilevante in psichiatria per la imprescindibile relazione con la patologia psichiatrica. E’ riconosciuta in letteratura la relazione fra evento e malattia sia come rapporto con significato gruppale che individuale. Tale risultati sono frutto di numerosi studi finalizzati ad effettuare una valutazione metodologicamente appropriata dei life event. Si è pertanto fatto riferimento ai metodi biografico interpretativi (Spance) e soprattutto a quelli empirici riproducibili, fra cui il metodo contestuale (Brown) e quello normativo (Holmes-Rahe). Tali strumenti hanno permesso di studiare in modo empirico i life event in campioni di popolazione generale e realizzare studi epidemiologici con valutazioni di prevalenza e delle misure di associazione fra life event e malattia mentale. Metodologia Abbiamo condotto un’indagine epidemiologica sulla popolazione generale di Sesto Fiorentino (comune limitrofo a Firenze) attraverso un procedimento con 2 fasi successive. Nella prima fase sono stati selezionati in modo random 2363 soggetti di cui 2500 sono stati valutati con la Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI DSM IV). Successivamente i positivi e parte dei negativi sono stati rivalutati da intervistatori clinici attraverso la Florence Psychiatric Interview (FPI) con l’individuazione di 559 soggetti con diagnosi di disturbo psichiatrico, 50 falsi positivi, 123 veri negativi. Nella seconda fase sono stati rivalutati con la Florence Psychiatric Interview i soggetti risultati precedentemente positivi, con particolare attenzione agli eventi e agli episodi di malattia eventualmente intercorsi. La Florence Psychiatric Interview è una intervista semi-strutturata che consta di una parte generale e di una scheda episodi. Nella parte generale vengono raccolti, oltre ai dati socio-demografici, la storia clinica, i tratti di personalità, le caratteristiche dell’esordio di malattia, i principali eventi biografici della vita e gli early life event. La scheda episodio prevede invece un’attenta valutazione sintomatologia dell’episodio considerato e gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad esso. Per eliminare il bias inevitabilmente legato ad una raccolta delle informazioni di tipo retrospettivo, abbiamo preso in considerazione, come eventi verificatisi nel corso di tutta la vita, quelli che presentassero una gravità così rilevante da non poter essere dimenticati dai soggetti intervistati. Gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad ogni episodio di malattia sono stati rilevati attraverso la Camberwell interview, modificata. Complessivamente, gli eventi studiati sono: morte di un genitore, morte o malattia di una persona cara, incidente o malattia personale, divorzio o rottura sentimentale, licenziamento o problemi a lavoro, separazione importante. Risultati La prevalenza degli eventi nella popolazione studiata è risultata pari a 0,054 eventi/anno e il numero di eventi/anno nei positivi è risultato di 0,066. Confrontando il numero di eventi/anno nei positivi rispetto alla popolazione generale, si ha un rischio relativo di 1,21. Questo dato conferma quanto riportato in letteratura che la presenza di eventi aumenta la frequenza della patologia psichiatrica. Considerando il rischio di esordio del disturbo psichiatrico per anno nella popolazione generale, si ha un valore pari a 0,019 ed una associazione attesa fra evento e malattia nella popolazione generale pari a 0,0011 a fronte di una associazione osservata evento-malattia di 0,0042. L’incidenza di malattia per anno con evento è risultata pari a 0,083, con un rischio relativo di 4,38 rispetto all’incidenza di malattia per anno nella popolazione generale. Si evidenzia quindi che la presenza di eventi traumatici aumenta il rischio di insorgenza di un disturbo psichiatrico di oltre 4 volte. Considerando i casi psichiatrici, si ha un’incidenza di malattia per anno con evento pari a 0,541 ed un corrispettivo rischio relativo di 9,60. Nei soggetti con vulnerabilità psichiatrica gli eventi biografici negativi importanti sembrano aumentare di circa 10 volte il rischio di esordio di un disturbo psichiatrico nell’anno successivo. Poiché questi risultati sono comprensivi di eventi indipendenti e dipendenti, cioè eventi secondari a fenomeni subclinici che potrebbero essere responsabili di comportamenti patologici, i dati sono stati analizzati considerando i soli eventi indipendenti (morte genitore, morte o malattia di una persona cara, incidente o malattia personale). Nella popolazione generale è risultata un’incidenza degli eventi indipendenti pari a 0,035 mentre fra i casi psichiatrici era di 0,0327. Valutando il rischio di esordio del disturbo psichiatrico per anno con evento nella popolazione generale, si ha un rischio relativo di 12,84 rispetto all’incidenza di malattia per anno. Gli eventi sembrano quindi avere un reale valore causativo per i disturbi psichiatrici e non essere semplicemente secondari a comportamenti alterati. Considerando poi gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad ogni episodio di malattia, il rischio di malattia dopo un evento è risultato aumentato, indipendentemente dalla diagnosi formulata. Sembra pertanto che il rischio sia maggiore in modo assolutamente aspecifico e trans-nosografico. Questa osservazione è valida sia considerando grandi raggruppamenti diagnostici (disturbi di ansia, disturbi dell’umore) che valutando le singole diagnosi. Ne risulta che, in linea di massima, gli eventi traumatici costituiscono un fattore di rischio per la maggior parte delle patologie psichiatriche, con peso differente e con qualche possibile eccezione (per esempio, l’anoressia nercvosa). Valutando poi i singoli episodi di malattia e quanto gli eventi possano avere un peso diverso su di essi è risultato che, ricaduta dopo ricaduta, sono sufficienti eventi sempre meno gravi per fare da trigger ad episodi ugualmente severi. Infine, considerando i sintomi psichiatrici, gli eventi aumentano il rischio di esordio di un numero limitato di essi (depressione, anedonia, ridotta concentrazione, ansia, insonnia, astenia, rallentamento psichico, apatia, dimagrimento, pensieri di morte, indecisione, riduzione del desiderio sessuale, abulia, sentimenti di colpa, iporessia) e in modo aspecifico, si tratta cioè di sintomi presenti in molte patologie in via trans-nosografica. Conclusioni Sulla base di quanto osservato risulta che esiste una relazione significativa fra eventi di vita recenti e patologia psichiatrica. Inoltre, i risultati riportati suggeriscono che gli studi epidemiologici possono essere utilizzati per identificare, attraverso un approccio trans-nosografico, nuovi cluster sintomatologici e creare nuovi modelli di malattia mentale per superare i limiti evidenti dell’attuale sistematizzazione nosografica.

Eventi e malattia mentale / F. Cosci; C. Cecchi; L. Cimminiello; M.A. Scarpato; D. Bartolozzi; M. Ciampelli; B. Lo Iacono; G. Pacini; D. D'Adamo; C. Ravaldi; S. Rosi; E. Truglia; L. Abrardi; M.C. Di Meo; C. Di Primio; S. Valgiusti; C. Faravelli. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOPATOLOGIA. - ISSN 1592-1107. - STAMPA. - 9:(2003), pp. 50-50.

Eventi e malattia mentale

COSCI, FIAMMETTA;C. Ravaldi;FARAVELLI, CARLO
2003

Abstract

Introduzione Gli eventi di vita hanno un’importanza rilevante in psichiatria per la imprescindibile relazione con la patologia psichiatrica. E’ riconosciuta in letteratura la relazione fra evento e malattia sia come rapporto con significato gruppale che individuale. Tale risultati sono frutto di numerosi studi finalizzati ad effettuare una valutazione metodologicamente appropriata dei life event. Si è pertanto fatto riferimento ai metodi biografico interpretativi (Spance) e soprattutto a quelli empirici riproducibili, fra cui il metodo contestuale (Brown) e quello normativo (Holmes-Rahe). Tali strumenti hanno permesso di studiare in modo empirico i life event in campioni di popolazione generale e realizzare studi epidemiologici con valutazioni di prevalenza e delle misure di associazione fra life event e malattia mentale. Metodologia Abbiamo condotto un’indagine epidemiologica sulla popolazione generale di Sesto Fiorentino (comune limitrofo a Firenze) attraverso un procedimento con 2 fasi successive. Nella prima fase sono stati selezionati in modo random 2363 soggetti di cui 2500 sono stati valutati con la Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI DSM IV). Successivamente i positivi e parte dei negativi sono stati rivalutati da intervistatori clinici attraverso la Florence Psychiatric Interview (FPI) con l’individuazione di 559 soggetti con diagnosi di disturbo psichiatrico, 50 falsi positivi, 123 veri negativi. Nella seconda fase sono stati rivalutati con la Florence Psychiatric Interview i soggetti risultati precedentemente positivi, con particolare attenzione agli eventi e agli episodi di malattia eventualmente intercorsi. La Florence Psychiatric Interview è una intervista semi-strutturata che consta di una parte generale e di una scheda episodi. Nella parte generale vengono raccolti, oltre ai dati socio-demografici, la storia clinica, i tratti di personalità, le caratteristiche dell’esordio di malattia, i principali eventi biografici della vita e gli early life event. La scheda episodio prevede invece un’attenta valutazione sintomatologia dell’episodio considerato e gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad esso. Per eliminare il bias inevitabilmente legato ad una raccolta delle informazioni di tipo retrospettivo, abbiamo preso in considerazione, come eventi verificatisi nel corso di tutta la vita, quelli che presentassero una gravità così rilevante da non poter essere dimenticati dai soggetti intervistati. Gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad ogni episodio di malattia sono stati rilevati attraverso la Camberwell interview, modificata. Complessivamente, gli eventi studiati sono: morte di un genitore, morte o malattia di una persona cara, incidente o malattia personale, divorzio o rottura sentimentale, licenziamento o problemi a lavoro, separazione importante. Risultati La prevalenza degli eventi nella popolazione studiata è risultata pari a 0,054 eventi/anno e il numero di eventi/anno nei positivi è risultato di 0,066. Confrontando il numero di eventi/anno nei positivi rispetto alla popolazione generale, si ha un rischio relativo di 1,21. Questo dato conferma quanto riportato in letteratura che la presenza di eventi aumenta la frequenza della patologia psichiatrica. Considerando il rischio di esordio del disturbo psichiatrico per anno nella popolazione generale, si ha un valore pari a 0,019 ed una associazione attesa fra evento e malattia nella popolazione generale pari a 0,0011 a fronte di una associazione osservata evento-malattia di 0,0042. L’incidenza di malattia per anno con evento è risultata pari a 0,083, con un rischio relativo di 4,38 rispetto all’incidenza di malattia per anno nella popolazione generale. Si evidenzia quindi che la presenza di eventi traumatici aumenta il rischio di insorgenza di un disturbo psichiatrico di oltre 4 volte. Considerando i casi psichiatrici, si ha un’incidenza di malattia per anno con evento pari a 0,541 ed un corrispettivo rischio relativo di 9,60. Nei soggetti con vulnerabilità psichiatrica gli eventi biografici negativi importanti sembrano aumentare di circa 10 volte il rischio di esordio di un disturbo psichiatrico nell’anno successivo. Poiché questi risultati sono comprensivi di eventi indipendenti e dipendenti, cioè eventi secondari a fenomeni subclinici che potrebbero essere responsabili di comportamenti patologici, i dati sono stati analizzati considerando i soli eventi indipendenti (morte genitore, morte o malattia di una persona cara, incidente o malattia personale). Nella popolazione generale è risultata un’incidenza degli eventi indipendenti pari a 0,035 mentre fra i casi psichiatrici era di 0,0327. Valutando il rischio di esordio del disturbo psichiatrico per anno con evento nella popolazione generale, si ha un rischio relativo di 12,84 rispetto all’incidenza di malattia per anno. Gli eventi sembrano quindi avere un reale valore causativo per i disturbi psichiatrici e non essere semplicemente secondari a comportamenti alterati. Considerando poi gli eventi verificatisi nell’anno precedente ad ogni episodio di malattia, il rischio di malattia dopo un evento è risultato aumentato, indipendentemente dalla diagnosi formulata. Sembra pertanto che il rischio sia maggiore in modo assolutamente aspecifico e trans-nosografico. Questa osservazione è valida sia considerando grandi raggruppamenti diagnostici (disturbi di ansia, disturbi dell’umore) che valutando le singole diagnosi. Ne risulta che, in linea di massima, gli eventi traumatici costituiscono un fattore di rischio per la maggior parte delle patologie psichiatriche, con peso differente e con qualche possibile eccezione (per esempio, l’anoressia nercvosa). Valutando poi i singoli episodi di malattia e quanto gli eventi possano avere un peso diverso su di essi è risultato che, ricaduta dopo ricaduta, sono sufficienti eventi sempre meno gravi per fare da trigger ad episodi ugualmente severi. Infine, considerando i sintomi psichiatrici, gli eventi aumentano il rischio di esordio di un numero limitato di essi (depressione, anedonia, ridotta concentrazione, ansia, insonnia, astenia, rallentamento psichico, apatia, dimagrimento, pensieri di morte, indecisione, riduzione del desiderio sessuale, abulia, sentimenti di colpa, iporessia) e in modo aspecifico, si tratta cioè di sintomi presenti in molte patologie in via trans-nosografica. Conclusioni Sulla base di quanto osservato risulta che esiste una relazione significativa fra eventi di vita recenti e patologia psichiatrica. Inoltre, i risultati riportati suggeriscono che gli studi epidemiologici possono essere utilizzati per identificare, attraverso un approccio trans-nosografico, nuovi cluster sintomatologici e creare nuovi modelli di malattia mentale per superare i limiti evidenti dell’attuale sistematizzazione nosografica.
2003
F. Cosci; C. Cecchi; L. Cimminiello; M.A. Scarpato; D. Bartolozzi; M. Ciampelli; B. Lo Iacono; G. Pacini; D. D'Adamo; C. Ravaldi; S. Rosi; E. Truglia; L. Abrardi; M.C. Di Meo; C. Di Primio; S. Valgiusti; C. Faravelli
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