Se la ricerca sul postmoderno ungherese si proponeva di rinvenire l'episteme di tale specifica cultura letteraria (e quindi di operare la dis-chiusura dell'immanenza testuale con l'individuazione delle categorie poetiche fondanti la postmodernità letteraria ungherese), il lavoro sulla dimensione letteraria (che nell'ottica di questa categoria rielabora il capitolo «Letteratura in Ungheria dal 1945 al 2002» proposto nell'ambito del volume collegiale di Storia della letteratura ungherese, Lindau 2004, vol. 2), anzitutto intende dare atto del fatto che nel 2002, al momento dell'assegnazione del Premio Nobel a Imre Kertész, l'Ungheria è weltliterarisch per motivi «di sistema»: il processo storico – che ha visto gli scrittori ungheresi lavorare fin dagli anni Settanta per l'autonomia ontologica del proprio campo, per una scrittura dalla lingua non mendace, per il superamento del «moderno» del socialismo reale in un «postmoderno» dove la realtà viene, non «descritta», ma «impiegata» e ciò a fini antropici – nel 2002 è giunto a un punto fermo che viene accolto all'estero come patrimonio comune. ---- La ricerca sulla dimensione letteraria assume l'obiettivo di rivisitare la storia letteraria ungherese del secondo Novecento con l'intento di proporre una linea storiografica nuova e con un impianto diverso da quello che si è andato affermando in Ungheria dopo il 1989: viene dunque proposta una interpretazione della realtà letteraria ungherese del periodo 1945-2002 che ne traccia una costante, articolata e estesa vitalità, con forti analogie con la situaziona italiana ed europea (ad es. la lotta poetica contro la natura mendace, manipolativa, del linguaggio sociale perde il carattere di «specificità locale» o in certa misura «regionale»); viene svolta una rilettura anzitutto dell'autodefinizione dell'essere sociale del letterato (si introduce la distinzione tra la figura del vate e la figura del flâneur), dei rapporti con le tradizioni poetiche (con forte attenzione alla questione dell'autonomia dell'arte e alle sue molteplici forme manifeste e celate nel quarantennio del socialismo sovietico ungherese) e dell'impegno nella (ri)costruzione della memoria letteraria «collettiva» e «pubblica»; si effettuano scavi nella densa stratificazione dei concetti della critica ungherese (in cui tale stratificazione resta momento implicito del discorso), che implica un costante chiarimento rispetto alla terminologia autoctona (népi, urbánus, szekértábor, hallgató író, társutas író, sematizmus, ecc.); si conduce il duplice esame dei ruoli assunti dagli scrittori nel sistema culturale eterodiretto per un verso e, per l'altro, dei cambiamenti intervenuti nella funzione sociale assegnata dal potere politico agli scrittori, esame che, tra l'altro, produce l'evidenza del bisogno – in senso ermeneutico e in linea con la ripresa del dibattito sui «realismi» in Italia e altrove – di ricollegare l'analisi delle opere con l'indagine sul loro contesto storico (comprendendovi la storia delle istituzioni e delle idee, la sociologia della lettura, ecc.) e, allo stesso tempo, sul loro versante soggettivo (a partire dagli aspetti biografici e autobiografici, a quelli dei diari e dei carteggi letterari, ecc.).

Ungheria 1945-2002. La dimensione letteraria / Tottossy, Beatrix. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 1-221.

Ungheria 1945-2002. La dimensione letteraria

TOTTOSSY, BEATRIX
2012

Abstract

Se la ricerca sul postmoderno ungherese si proponeva di rinvenire l'episteme di tale specifica cultura letteraria (e quindi di operare la dis-chiusura dell'immanenza testuale con l'individuazione delle categorie poetiche fondanti la postmodernità letteraria ungherese), il lavoro sulla dimensione letteraria (che nell'ottica di questa categoria rielabora il capitolo «Letteratura in Ungheria dal 1945 al 2002» proposto nell'ambito del volume collegiale di Storia della letteratura ungherese, Lindau 2004, vol. 2), anzitutto intende dare atto del fatto che nel 2002, al momento dell'assegnazione del Premio Nobel a Imre Kertész, l'Ungheria è weltliterarisch per motivi «di sistema»: il processo storico – che ha visto gli scrittori ungheresi lavorare fin dagli anni Settanta per l'autonomia ontologica del proprio campo, per una scrittura dalla lingua non mendace, per il superamento del «moderno» del socialismo reale in un «postmoderno» dove la realtà viene, non «descritta», ma «impiegata» e ciò a fini antropici – nel 2002 è giunto a un punto fermo che viene accolto all'estero come patrimonio comune. ---- La ricerca sulla dimensione letteraria assume l'obiettivo di rivisitare la storia letteraria ungherese del secondo Novecento con l'intento di proporre una linea storiografica nuova e con un impianto diverso da quello che si è andato affermando in Ungheria dopo il 1989: viene dunque proposta una interpretazione della realtà letteraria ungherese del periodo 1945-2002 che ne traccia una costante, articolata e estesa vitalità, con forti analogie con la situaziona italiana ed europea (ad es. la lotta poetica contro la natura mendace, manipolativa, del linguaggio sociale perde il carattere di «specificità locale» o in certa misura «regionale»); viene svolta una rilettura anzitutto dell'autodefinizione dell'essere sociale del letterato (si introduce la distinzione tra la figura del vate e la figura del flâneur), dei rapporti con le tradizioni poetiche (con forte attenzione alla questione dell'autonomia dell'arte e alle sue molteplici forme manifeste e celate nel quarantennio del socialismo sovietico ungherese) e dell'impegno nella (ri)costruzione della memoria letteraria «collettiva» e «pubblica»; si effettuano scavi nella densa stratificazione dei concetti della critica ungherese (in cui tale stratificazione resta momento implicito del discorso), che implica un costante chiarimento rispetto alla terminologia autoctona (népi, urbánus, szekértábor, hallgató író, társutas író, sematizmus, ecc.); si conduce il duplice esame dei ruoli assunti dagli scrittori nel sistema culturale eterodiretto per un verso e, per l'altro, dei cambiamenti intervenuti nella funzione sociale assegnata dal potere politico agli scrittori, esame che, tra l'altro, produce l'evidenza del bisogno – in senso ermeneutico e in linea con la ripresa del dibattito sui «realismi» in Italia e altrove – di ricollegare l'analisi delle opere con l'indagine sul loro contesto storico (comprendendovi la storia delle istituzioni e delle idee, la sociologia della lettura, ecc.) e, allo stesso tempo, sul loro versante soggettivo (a partire dagli aspetti biografici e autobiografici, a quelli dei diari e dei carteggi letterari, ecc.).
2012
9788866553113
1
221
Tottossy, Beatrix
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