La tradizione culturale della prevenzione, negli ultimi anni, si è espressa prevalentemente come cultura dell’informazione/comunicazione sugli effetti e le conseguenze delle malattie (campagne pubblicitarie, diffusione di materiale informativo, incontri con esperti, ecc.). Questo modello di azione, che riflette un paradigma biomedico di tipo quantitativo-statistico, risulta oggi in crisi, dal momento che non ha saputo produrre cambiamenti significativi degli stili di vita individuali. La matrice educativa della prevenzione -che non cade nel tentativo di isolare e categorizzare le cause degli eventi, in modo da poterli spiegare secondo un rigido ed “oggettivo” meccanismo di causa ed effetto - pone, dunque, la necessità di rivedere l’intervento come modello di formazione alla pratica riflessiva, nel quale sia il professionista che l’utente siano intesi come costruttori attivi e “vigili” del processo di conoscenza professionale e di tras-formazione di modelli di vita. La prospettiva epistemologica che abbiamo scelto, inoltre, si delinea come necessità di affrontare un nuovo modello formativo all’interno del quale si muovono tutte le figure sanitarie che riconoscono come identità di fondo “l’interazione con l’altro” e l’”aver cura dell’altro” , quindi gli aspetti di apprendimento del soggetto ed il riconoscimento della valenza educativa delle azioni di prevenzione e cura. Entro tale scenario, pertanto, si fa urgente una riflessione sugli aspetti impliciti che riguardano le epistemologie professionali degli operatori della cura e configurano -assieme agli aspetti codificati e tecnici- un’identità professionale.
Un modello educativo di prevenzione. La formazione di professionisti della salute / Ferro Allodola V.. - (2009).
Un modello educativo di prevenzione. La formazione di professionisti della salute.
FERRO ALLODOLA, VALERIO
2009
Abstract
La tradizione culturale della prevenzione, negli ultimi anni, si è espressa prevalentemente come cultura dell’informazione/comunicazione sugli effetti e le conseguenze delle malattie (campagne pubblicitarie, diffusione di materiale informativo, incontri con esperti, ecc.). Questo modello di azione, che riflette un paradigma biomedico di tipo quantitativo-statistico, risulta oggi in crisi, dal momento che non ha saputo produrre cambiamenti significativi degli stili di vita individuali. La matrice educativa della prevenzione -che non cade nel tentativo di isolare e categorizzare le cause degli eventi, in modo da poterli spiegare secondo un rigido ed “oggettivo” meccanismo di causa ed effetto - pone, dunque, la necessità di rivedere l’intervento come modello di formazione alla pratica riflessiva, nel quale sia il professionista che l’utente siano intesi come costruttori attivi e “vigili” del processo di conoscenza professionale e di tras-formazione di modelli di vita. La prospettiva epistemologica che abbiamo scelto, inoltre, si delinea come necessità di affrontare un nuovo modello formativo all’interno del quale si muovono tutte le figure sanitarie che riconoscono come identità di fondo “l’interazione con l’altro” e l’”aver cura dell’altro” , quindi gli aspetti di apprendimento del soggetto ed il riconoscimento della valenza educativa delle azioni di prevenzione e cura. Entro tale scenario, pertanto, si fa urgente una riflessione sugli aspetti impliciti che riguardano le epistemologie professionali degli operatori della cura e configurano -assieme agli aspetti codificati e tecnici- un’identità professionale.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.