Partendo dal confronto delle serie di livellazione geometrica di alta precisione, eseguite dall’Istituto Geografico Militare ad intervalli di tempo di alcuni decenni, previa elaborazione e selezione dei dati stessi, è stata determinata l’entità degli spostamenti verticali differenziali in alcuni settori dell’Appennino Centro-Settentrionale, della Pianura Padana e dell’Arco Alpino. In particolare le aree in cui sono state individuate anomalie nelle variazioni temporali delle quote dei capisaldi di livellazione sono state messe in relazione con dati già disponibili: carte geologiche, dati strutturali, morfologici, sismici, geofisici, etc.. Quanto riscontrato ha mostrato fenomeni che avvengono a varie scale. Ad una scala regionale (alcune decine-poche centinaia di km), è stato evidenziato che la catena appenninica è tuttora in sollevamento, presentando dei massimi nei settori più esterni rispetto alla linea di spartiacque. Nella Pianura Padana invece è presente un consistente abbassamento caratterizzato da velocità a volte molto elevate (alcuni cm/a), con variazioni legate allo spessore dei depositi sedimentari, in particolare quelli più superficiali e sede di acquiferi, particolarmente accentuate dall’azione antropica. Per quanto riguarda l’Arco Alpino è stato evidenziato un consistente sollevamento nel settore orientale, mentre sostanziale stabilità in quello occidentale. Ad una scala locale (pochi km-poche decine di km) si è rilevato particolari coincidenze fra settori con anomalie nell’andamento delle variazioni di quota e la presenza di strutture sismicamente attive o considerate tali, ma anche con aree che, pur non essendo considerate sede di particolari strutture, sono comunque caratterizzate da attività sismica storica e/o recente. Fra le cause delle anomalie a questa scala si sono individuate anche l’attività dell’azione vulcanica, geotermica e della deglaciazione, oltre a ragioni di natura antropica legate all’estrazione di fluidi dal sottosuolo (acque di falda, idrocarburi gassosi, vapore endogeno). Ad una scala puntuale (centinaia di metri) si è riscontrato che una buona parte dei capisaldi che mostrano un abbassamento anomalo rispetto a quelli adiacenti ricadono in corrispondenza o in vicinanza di aree soggette a movimenti di versante di vario tipo (frane, cedimenti strutturali, etc..). Allo scopo di poter meglio confrontare i dati a disposizione è stato realizzato un database geografico. In generale il lavoro svolto ha fornito un quadro analitico da usare come riferimento e consultazione. L’uso della grande quantità di dati disponibili e lo studio dell’andamento delle variazioni altimetriche ha infatti costituito sia una conferma di fenomeni già noti e ben studiati, ma ha anche focalizzato l’attenzione su aree nelle quali le conoscenze in campo geologico sono ridotte. Per queste ragioni questo lavoro può anche essere considerato come il punto di partenza per futuri obiettivi di ricerca relativi ad una serie di aree ancora poco studiate ma potenzialmente interessanti a causa della loro situazione di mobilità verticale.

Valutazione e stima quantitativa dei movimenti verticali di alcune aree dell’Appennino Centro-Settentrionale sulla base dei dati di livellazione geometrica di alta precisione e relazioni con alcune aree dell’Arco Alpino / Mario Corsi. - STAMPA. - (2013).

Valutazione e stima quantitativa dei movimenti verticali di alcune aree dell’Appennino Centro-Settentrionale sulla base dei dati di livellazione geometrica di alta precisione e relazioni con alcune aree dell’Arco Alpino

CORSI, MARIO
2013

Abstract

Partendo dal confronto delle serie di livellazione geometrica di alta precisione, eseguite dall’Istituto Geografico Militare ad intervalli di tempo di alcuni decenni, previa elaborazione e selezione dei dati stessi, è stata determinata l’entità degli spostamenti verticali differenziali in alcuni settori dell’Appennino Centro-Settentrionale, della Pianura Padana e dell’Arco Alpino. In particolare le aree in cui sono state individuate anomalie nelle variazioni temporali delle quote dei capisaldi di livellazione sono state messe in relazione con dati già disponibili: carte geologiche, dati strutturali, morfologici, sismici, geofisici, etc.. Quanto riscontrato ha mostrato fenomeni che avvengono a varie scale. Ad una scala regionale (alcune decine-poche centinaia di km), è stato evidenziato che la catena appenninica è tuttora in sollevamento, presentando dei massimi nei settori più esterni rispetto alla linea di spartiacque. Nella Pianura Padana invece è presente un consistente abbassamento caratterizzato da velocità a volte molto elevate (alcuni cm/a), con variazioni legate allo spessore dei depositi sedimentari, in particolare quelli più superficiali e sede di acquiferi, particolarmente accentuate dall’azione antropica. Per quanto riguarda l’Arco Alpino è stato evidenziato un consistente sollevamento nel settore orientale, mentre sostanziale stabilità in quello occidentale. Ad una scala locale (pochi km-poche decine di km) si è rilevato particolari coincidenze fra settori con anomalie nell’andamento delle variazioni di quota e la presenza di strutture sismicamente attive o considerate tali, ma anche con aree che, pur non essendo considerate sede di particolari strutture, sono comunque caratterizzate da attività sismica storica e/o recente. Fra le cause delle anomalie a questa scala si sono individuate anche l’attività dell’azione vulcanica, geotermica e della deglaciazione, oltre a ragioni di natura antropica legate all’estrazione di fluidi dal sottosuolo (acque di falda, idrocarburi gassosi, vapore endogeno). Ad una scala puntuale (centinaia di metri) si è riscontrato che una buona parte dei capisaldi che mostrano un abbassamento anomalo rispetto a quelli adiacenti ricadono in corrispondenza o in vicinanza di aree soggette a movimenti di versante di vario tipo (frane, cedimenti strutturali, etc..). Allo scopo di poter meglio confrontare i dati a disposizione è stato realizzato un database geografico. In generale il lavoro svolto ha fornito un quadro analitico da usare come riferimento e consultazione. L’uso della grande quantità di dati disponibili e lo studio dell’andamento delle variazioni altimetriche ha infatti costituito sia una conferma di fenomeni già noti e ben studiati, ma ha anche focalizzato l’attenzione su aree nelle quali le conoscenze in campo geologico sono ridotte. Per queste ragioni questo lavoro può anche essere considerato come il punto di partenza per futuri obiettivi di ricerca relativi ad una serie di aree ancora poco studiate ma potenzialmente interessanti a causa della loro situazione di mobilità verticale.
2013
Federico Sani
Mario Corsi
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Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Open Access
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