La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è una tecnica di neuromodulazione e neurostimolazione, basata sul principio dell’induzione elettromagnetica di un campo elettrico a livello cerebrale. Tale campo, se di magnitudo ed intensità sufficienti, è in grado di depolarizzare i neuroni corticali. Gli impulsi TMS applicati in modo ripetitivo possono modulare l’eccitabilità corticale aumentandola o diminuendola a seconda dei parametri di stimolazione utilizzati. Tale effetto persiste oltre la durata della stimolazione con conseguenze comportamentali e potenziali terapeutici. La Stimolazione Magnetica Transacranica ripetitiva (rTMS) si è dimostrata essere un trattamento promettente per una grande varietà di condizioni neuropsichiatriche. Nel 2008 la Food and Drug Administration negli Stati Uniti ha approvato l’utilizzo del rTMS nel trattamento delle depressione unipolare farmaco-resistente, ovvero per quei pazienti che non hanno risposto al trattamento con un antidepressivo (ma non più di uno) assunto in un dosaggio adeguato e per un periodo di tempo adeguato. L'evidenza dell'efficacia clinica della TMS nel trattamento della depressione farmaco-resistente è sostenuta ad oggi da oltre 30 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto oltre 2000 pazienti. Tali studi controllati fornisco indubbiamente dati importanti a favore dell’efficacia della TMS, ma sappiamo che dall’applicazione di tale metodica nella pratica clinica potrebbero emergere risultati diversi. Gli studi naturalistici hanno lo scopo di colmare questa lacuna, in quanto valutano l’efficacia di un trattamento anche sui soggetti che sono solitamente esclusi dagli studi controllati come pazienti con comorbilità sia mediche sia psichiatriche che sembrano essere quelli più comuni in ambito clinico. Da 4 anni presso l’istituto di Neuroscienze di Firenze la TMS viene utilizzata quotidianamente nella terapia dei disturbi psichiatrici in particolare per la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo farmaco-resistenti. Tale esperienza ci ha portato a preferire, nel trattamento della depressione, protocolli di stimolazione ugualmente efficaci ma più tollerabili come la stimolazione a bassa frequenza (1 HZ) a livello della corteccia prefrontale dorso-laterale (DLPFC) di destra. La stimolazione a bassa frequenza, rispetto a quella ad alta frequenza, sembra infatti essere più sicura grazie ad un minor rischio di induzione di crisi epilettiche e più tollerabile perché associata ad una minor incidenza di effetti collaterali (cefalea, dolore/bruciore a livello dello scalpo, ansia, vertigini e sintomi cognitivi soggettivi). L'uso naturalistico della Stimolazione Magnetica Transcranica ci ha permesso di valutarne gli effetti su particolari gruppi di soggetti solitamente esclusi dagli studi controllati. Un primo gruppo di pazienti è stato quello dei soggetti anziani. La depressione nell'età avanzata può peggiorare il decorso delle patologie croniche e incrementare la disabilità del soggetto. L'utilizzo della TMS in questi pazienti potrebbe essere particolarmente vantaggioso in quanto essi tollerano male gli antidepressivi a causa delle numerose comorbilità, delle interazioni con altre terapie e delle modificazioni farmaco-cinetiche e farmaco-dinamiche correlate all'età. In uno studio pubblicato nel 20121 ci siamo proposti di rivalutare l'efficacia e la sicurezza di un ciclo di 3 settimane di rTMS a bassa frequenza su pazienti con depressione farmaco-resistente valutando il ruolo dell'età nella risposta al trattamento. Un secondo gruppo di pazienti spesso escluso dagli studi controllati sono i pazienti con Disturbo Bipolare. Sappiamo che i pazienti con Disturbo Bipolare trascorrono più di metà della loro vita in fase depressiva, ma l'utilizzo degli antidepressivi nei pazienti bipolari rimane controverso per il rischio di switch maniacale e per la tendenza a peggiorare il decorso longitudinale della malattia con un maggior tasso di rapida ciclicità e di episodi cronici. Considerando l'efficacia dimostrata nel trattamento della depressione unipolare, la Stimolazione Magnetica Transcranica potrebbe rappresentare una valida alternativa alla terapia farmacologica per pazienti affetti da disturbo bipolare. In letteratura sono però presenti pochi studi volti a valutare l'efficacia e la sicurezza della rTMS nel trattamento della depressione bipolare. Come altri trattamenti antidepressivi efficaci anche la rTMS presenta un rischio di switch maniacale. In questa tesi verranno presentati 4 di casi di switch maniacale verificatisi in corso di trattamento rTMS a bassa frequenza a livello della DLPFC di destra.

L'USO NATURALISTICO DELLA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA NEI DISTURBI DELL'UMORE FARMACO-RESISTENTI / CECCHELLI CHIARA. - STAMPA. - (2013).

L'USO NATURALISTICO DELLA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA NEI DISTURBI DELL'UMORE FARMACO-RESISTENTI

CECCHELLI, CHIARA
2013

Abstract

La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è una tecnica di neuromodulazione e neurostimolazione, basata sul principio dell’induzione elettromagnetica di un campo elettrico a livello cerebrale. Tale campo, se di magnitudo ed intensità sufficienti, è in grado di depolarizzare i neuroni corticali. Gli impulsi TMS applicati in modo ripetitivo possono modulare l’eccitabilità corticale aumentandola o diminuendola a seconda dei parametri di stimolazione utilizzati. Tale effetto persiste oltre la durata della stimolazione con conseguenze comportamentali e potenziali terapeutici. La Stimolazione Magnetica Transacranica ripetitiva (rTMS) si è dimostrata essere un trattamento promettente per una grande varietà di condizioni neuropsichiatriche. Nel 2008 la Food and Drug Administration negli Stati Uniti ha approvato l’utilizzo del rTMS nel trattamento delle depressione unipolare farmaco-resistente, ovvero per quei pazienti che non hanno risposto al trattamento con un antidepressivo (ma non più di uno) assunto in un dosaggio adeguato e per un periodo di tempo adeguato. L'evidenza dell'efficacia clinica della TMS nel trattamento della depressione farmaco-resistente è sostenuta ad oggi da oltre 30 studi randomizzati controllati che hanno coinvolto oltre 2000 pazienti. Tali studi controllati fornisco indubbiamente dati importanti a favore dell’efficacia della TMS, ma sappiamo che dall’applicazione di tale metodica nella pratica clinica potrebbero emergere risultati diversi. Gli studi naturalistici hanno lo scopo di colmare questa lacuna, in quanto valutano l’efficacia di un trattamento anche sui soggetti che sono solitamente esclusi dagli studi controllati come pazienti con comorbilità sia mediche sia psichiatriche che sembrano essere quelli più comuni in ambito clinico. Da 4 anni presso l’istituto di Neuroscienze di Firenze la TMS viene utilizzata quotidianamente nella terapia dei disturbi psichiatrici in particolare per la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo farmaco-resistenti. Tale esperienza ci ha portato a preferire, nel trattamento della depressione, protocolli di stimolazione ugualmente efficaci ma più tollerabili come la stimolazione a bassa frequenza (1 HZ) a livello della corteccia prefrontale dorso-laterale (DLPFC) di destra. La stimolazione a bassa frequenza, rispetto a quella ad alta frequenza, sembra infatti essere più sicura grazie ad un minor rischio di induzione di crisi epilettiche e più tollerabile perché associata ad una minor incidenza di effetti collaterali (cefalea, dolore/bruciore a livello dello scalpo, ansia, vertigini e sintomi cognitivi soggettivi). L'uso naturalistico della Stimolazione Magnetica Transcranica ci ha permesso di valutarne gli effetti su particolari gruppi di soggetti solitamente esclusi dagli studi controllati. Un primo gruppo di pazienti è stato quello dei soggetti anziani. La depressione nell'età avanzata può peggiorare il decorso delle patologie croniche e incrementare la disabilità del soggetto. L'utilizzo della TMS in questi pazienti potrebbe essere particolarmente vantaggioso in quanto essi tollerano male gli antidepressivi a causa delle numerose comorbilità, delle interazioni con altre terapie e delle modificazioni farmaco-cinetiche e farmaco-dinamiche correlate all'età. In uno studio pubblicato nel 20121 ci siamo proposti di rivalutare l'efficacia e la sicurezza di un ciclo di 3 settimane di rTMS a bassa frequenza su pazienti con depressione farmaco-resistente valutando il ruolo dell'età nella risposta al trattamento. Un secondo gruppo di pazienti spesso escluso dagli studi controllati sono i pazienti con Disturbo Bipolare. Sappiamo che i pazienti con Disturbo Bipolare trascorrono più di metà della loro vita in fase depressiva, ma l'utilizzo degli antidepressivi nei pazienti bipolari rimane controverso per il rischio di switch maniacale e per la tendenza a peggiorare il decorso longitudinale della malattia con un maggior tasso di rapida ciclicità e di episodi cronici. Considerando l'efficacia dimostrata nel trattamento della depressione unipolare, la Stimolazione Magnetica Transcranica potrebbe rappresentare una valida alternativa alla terapia farmacologica per pazienti affetti da disturbo bipolare. In letteratura sono però presenti pochi studi volti a valutare l'efficacia e la sicurezza della rTMS nel trattamento della depressione bipolare. Come altri trattamenti antidepressivi efficaci anche la rTMS presenta un rischio di switch maniacale. In questa tesi verranno presentati 4 di casi di switch maniacale verificatisi in corso di trattamento rTMS a bassa frequenza a livello della DLPFC di destra.
2013
PALLANTI STEFANO
CECCHELLI CHIARA
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