La tesi tratta del potere disciplinare degli ordini professionali. L’obiettivo è individuare i punti critici che il fenomeno disciplinare pone, specie in relazione agli aspetti che incidono sulle posizioni di libertà dell’individuo. Dopo una introduzione, volta a illustrare i termini del problema e il conseguente percorso di ricerca, la tesi si articola in due parti, dedicate, rispettivamente, al potere disciplinare in generale (esercitato sia da soggetti pubblici sia da soggetti privati) e al potere disciplinare degli ordini professionali. Nella prima parte si delineano i tratti caratterizzanti della potestà disciplinare relativi ai presupposti logico-giuridici che ne giustificano l’esistenza e all’area giuridica rispetto alla quale è possibile rintracciare i principi a essa applicabili. L’indagine involge profili di teoria generale ma viene altresì condotta con riferimento a specifici ambiti dell’ordinamento in cui tradizionalmente il fenomeno disciplinare si manifesta: quello lavoristico e quello associativo. Attraverso tale analisi affiorano le criticità che il potere disciplinare presenta in relazione alle sue fonti, ai principi di legalità e di tipicità, alla tutela giurisdizionale dei soggetti che ne subiscono gli effetti. La riprova di queste criticità emerge nella seconda parte, che ha a oggetto il sistema disciplinare interno agli ordini professionali. In questo contesto risalta la inadeguatezza del meccanismo sanzionatorio disciplinare sia sotto il profilo sostanziale, con riguardo al fondamento del potere, alla configurazione dell’illecito, all’azione disciplinare e al relativo procedimento, sia sotto il profilo processuale, attinente al sindacato giurisdizionale e alle forme di tutela delle libertà individuali. La conclusione cui l’indagine conduce (e di cui si dà conto nelle osservazioni finali) è che l’esercizio del potere disciplinare degli ordini professionali è ancora racchiuso in un modello di “specialità” che male si concilia con l’ordine costituzionale. La tensione con i principi costituzionali, in special modo quelli di eguaglianza e di legalità, emerge in relazione al fondamento del potere disciplinare, alla atipicità delle fattispecie illecite, alla natura dell’autorità che emette la sanzione, alla specialità del giudice di prima istanza e ai limiti al controllo sul potere della Cassazione.
Il potere disciplinare degli ordini professionali / Serena Stacca. - STAMPA. - (2013).
Il potere disciplinare degli ordini professionali
STACCA, SERENA
2013
Abstract
La tesi tratta del potere disciplinare degli ordini professionali. L’obiettivo è individuare i punti critici che il fenomeno disciplinare pone, specie in relazione agli aspetti che incidono sulle posizioni di libertà dell’individuo. Dopo una introduzione, volta a illustrare i termini del problema e il conseguente percorso di ricerca, la tesi si articola in due parti, dedicate, rispettivamente, al potere disciplinare in generale (esercitato sia da soggetti pubblici sia da soggetti privati) e al potere disciplinare degli ordini professionali. Nella prima parte si delineano i tratti caratterizzanti della potestà disciplinare relativi ai presupposti logico-giuridici che ne giustificano l’esistenza e all’area giuridica rispetto alla quale è possibile rintracciare i principi a essa applicabili. L’indagine involge profili di teoria generale ma viene altresì condotta con riferimento a specifici ambiti dell’ordinamento in cui tradizionalmente il fenomeno disciplinare si manifesta: quello lavoristico e quello associativo. Attraverso tale analisi affiorano le criticità che il potere disciplinare presenta in relazione alle sue fonti, ai principi di legalità e di tipicità, alla tutela giurisdizionale dei soggetti che ne subiscono gli effetti. La riprova di queste criticità emerge nella seconda parte, che ha a oggetto il sistema disciplinare interno agli ordini professionali. In questo contesto risalta la inadeguatezza del meccanismo sanzionatorio disciplinare sia sotto il profilo sostanziale, con riguardo al fondamento del potere, alla configurazione dell’illecito, all’azione disciplinare e al relativo procedimento, sia sotto il profilo processuale, attinente al sindacato giurisdizionale e alle forme di tutela delle libertà individuali. La conclusione cui l’indagine conduce (e di cui si dà conto nelle osservazioni finali) è che l’esercizio del potere disciplinare degli ordini professionali è ancora racchiuso in un modello di “specialità” che male si concilia con l’ordine costituzionale. La tensione con i principi costituzionali, in special modo quelli di eguaglianza e di legalità, emerge in relazione al fondamento del potere disciplinare, alla atipicità delle fattispecie illecite, alla natura dell’autorità che emette la sanzione, alla specialità del giudice di prima istanza e ai limiti al controllo sul potere della Cassazione.File | Dimensione | Formato | |
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