I concetti di luogo e di spazio pubblico (oltre le note e talvolta abusate definizioni sociologiche al riguardo) devono comunque connotare, nel cuore e nelle parti più periferiche, in quantità singolare o molteplice, il progetto urbano. A metà anni ottanta, in prossimità della cosiddetta rivoluzione informatica e in corrispondenza dell’esposizione universale di Tsukuba era emersa, da parte di certa sociologia urbana e di taluni progettisti, la convinzione che l’avvento e la distribuzione globale del computer, oltre a mutare radicalmente gli usi dei tipi edilizi sino a quel momento codificati, avrebbero potuto comportare grandi mutazioni anche sul piano della morfologia urbana. In particolare la piazza, o il sistema di piazze, quali primari elementi di aggregazione per la vita sociale e di relazione sarebbero stati, come in realtà in molti esempi e per molto tempo è avvenuto, irrimediabilmente messi in crisi venendo a essere privati della loro principale funzione. Il telelavoro, l’informatizzazione di molte attività all’interno dei diversi saperi, l’enorme sviluppo delle telecomunicazioni, avrebbero consentito di socializzare, forse prescindendo dai luoghi e dagli spazi architettonici da sempre a ciò deputati. Da questa presunta vita di relazione oltre la consuetudine, è derivata una particolare, anche se non nuova, condizione dell’essere: quella “solitudine” che, citando il titolo di un saggio di Zygmunt Bauman, potremmo meglio precisare come “la solitudine del cittadino globale”. Situazione che nella progettazione urbana ha favorito esempi progettuali privi di “centro” e di luoghi per la vita di relazione, in cui il cosiddetto disordine controllato ha generato anche quegli esempi di periferia urbana noti per le tipiche problematicità. Tale situazione ha suscitato, negli anni recenti, diversi ripensamenti e svariate riflessioni. Si è per esempio constatato che a seguito dei principali fenomeni di cui si è detto, con la rinuncia alla vita di relazione negli spazi pubblici deputati, per svolgerla dentro la “sfera privata”, la libertà individuale si era certamente incrementata. Ma a tale aumento di libertà faceva e fa da contrappunto l’incremento della cosiddetta impotenza collettiva in quanto le relazioni tra vita pubblica e vita privata, in questo modo di procedere facilmente riscontrabile nelle situazioni menzionate, sono state eliminate o, addirittura, non sono state nemmeno proposte. In assenza di legami reali tra pubblico e privato “la società (...) è incerta, alla vana ricerca di un punto fermo cui appigliarsi, di un traguardo visibile a tutti su cui convergere” . Emerge quindi l’opportunità di mutare questa condizione attraverso la riproposizione dell’ agorà : lo spazio né privato né pubblico, ma più esattamente privato e pubblico allo stesso tempo; unica condizione, necessaria e sufficiente, per garantire l’innesco reale della vita di relazione; ulteriore conferma della necessità della presenza di un valore architettonico “perenne” (l’ agorà appunto) da riproporre nella composizione urbana e architettonica della contemporaneità: ulteriore elemento di chiarificazione su cosa significhi, per noi, il concetto di “classico”. Il progetto di un nuovo isolato urbano nel centro di Belgorod (città della Russia occidentale di circa 350.000 abitanti in forte crescita demografica, sulle rive del fiume Donec, a circa 40 km a nord del confine ucraino), oggetto di un concorso internazionale di progettazione, consente di tradurre al meglio, in un esempio concreto di progetto urbano, taluni dei princìpi teorici menzionati in cui fermamente crediamo, alla base della nostra ricerca progettuale. L’isolato urbano preesistente è delimitato a nord da Prospekt Slavy, a est da Uliysa 50 let, a ovest da Prospekt Bogdana Khmelniskogo, che è l’arteria che conduce a Mosca, e a sud dallo Svetotroitsky Boulevard, un asse meccanizzato e pedonale, fortemente alberato, di connessione tra la chiesa di Pokrovsky a ovest e la Sobornaya Platz a est, la piazza più importante della città. L’isolato, nella sua attuale configurazione, ha una morfologia indefinita caratterizzata da edifici residenziali in linea sui lati nord, est e ovest (periodo Krusciov e Breznev) e da palazzine residenziali novecentesche (periodo Stalin), isolate, distribuite in modo casuale nella zona più interna. Il tutto è completato da una struttura ricettiva a nord e dalla residenza vescovile (edifici di scarso significato architettonico ma da conservare), da un piccolo museo ipogeo e dalla cappella con torre campanaria a sud. Fra il lato nord e il lato sud dell’isolato è presente un forte dislivello, di oltre dieci metri. Il tema del concorso è quello della riqualificazione completa dell’isolato, per destinazioni residenziali e commerciali, con la sola esclusione del lato nord e dell’angolo nord ovest. La soluzione proposta si caratterizza con un disegno urbano forte, mirato alla creazione di spazi urbani pedonali in cui si possa attuare la vita di relazione della comunità civile insediata, con la proposizione di una nuova centralità a servizio di un intorno più vasto. Sul boulevard è prevista una quinta urbana costituita dai fronti a sud di tre grandi corti. La prima più aperta, a ovest, consente la fruizione della piccola cappella e del museo ipogeo ed è definita da un complesso per negozi e uffici nell’angolo, da un porticato aperto sul fronte sud, da un blocco residenziale e dalla preesistente residenza vescovile. Le altre due corti sono definite da complessi urbani di 5/6 piani con impianto a doppia “C” e giardino semipubblico all’interno, in rapporto diretto con le residenze. La transizione tra residenza e spazi pubblici esterni è sempre mediata, nei primi due livelli porticati, da attività commerciali, pubblici esercizi e uffici. L’allineamento del lato nord di tali due corti deriva dalla lettura delle tracce storiche preesistenti (in particolare dell’antico castello di Belgorod). Tra le due corti sta il cuore dell’intervento: un sistema di tre piazze pedonali a quote diverse, vera e propria agorà di raccordo tra gli spazi pubblici e semipubblici. Il sistema pedonale dell’ agorà si distribuisce lungo un percorso perpendicolare al boulevard a sud e, a nord, lungo il nuovo asse pedonale di previsione ad andamento prevalente est ovest, definito a sud dal fronte nord delle corti e, a nord, da una quinta urbana costituita da blocchi di edifici in linea a 3/4 piani, con servizi e attrezzature pubbliche ai livelli inferiori. I punti di flesso di tale asse sono caratterizzati da episodi urbani significativi quali piazze, piazzette, raccordi tra i percorsi, viali, ecc. che sono gli elementi fondamentali dell’architettura urbana. L’attenzione progettuale è rivolta allo spazio pubblico, quale tema centrale, e alla tipologia degli edifici urbani che misurando lo spazio gli sanno conferire la dimensione appropriata.

Isolato urbano a Belgorod / A. Manfredini; G. Manfredini. - STAMPA. - (2014), pp. 1-16.

Isolato urbano a Belgorod

MANFREDINI, ALBERTO;
2014

Abstract

I concetti di luogo e di spazio pubblico (oltre le note e talvolta abusate definizioni sociologiche al riguardo) devono comunque connotare, nel cuore e nelle parti più periferiche, in quantità singolare o molteplice, il progetto urbano. A metà anni ottanta, in prossimità della cosiddetta rivoluzione informatica e in corrispondenza dell’esposizione universale di Tsukuba era emersa, da parte di certa sociologia urbana e di taluni progettisti, la convinzione che l’avvento e la distribuzione globale del computer, oltre a mutare radicalmente gli usi dei tipi edilizi sino a quel momento codificati, avrebbero potuto comportare grandi mutazioni anche sul piano della morfologia urbana. In particolare la piazza, o il sistema di piazze, quali primari elementi di aggregazione per la vita sociale e di relazione sarebbero stati, come in realtà in molti esempi e per molto tempo è avvenuto, irrimediabilmente messi in crisi venendo a essere privati della loro principale funzione. Il telelavoro, l’informatizzazione di molte attività all’interno dei diversi saperi, l’enorme sviluppo delle telecomunicazioni, avrebbero consentito di socializzare, forse prescindendo dai luoghi e dagli spazi architettonici da sempre a ciò deputati. Da questa presunta vita di relazione oltre la consuetudine, è derivata una particolare, anche se non nuova, condizione dell’essere: quella “solitudine” che, citando il titolo di un saggio di Zygmunt Bauman, potremmo meglio precisare come “la solitudine del cittadino globale”. Situazione che nella progettazione urbana ha favorito esempi progettuali privi di “centro” e di luoghi per la vita di relazione, in cui il cosiddetto disordine controllato ha generato anche quegli esempi di periferia urbana noti per le tipiche problematicità. Tale situazione ha suscitato, negli anni recenti, diversi ripensamenti e svariate riflessioni. Si è per esempio constatato che a seguito dei principali fenomeni di cui si è detto, con la rinuncia alla vita di relazione negli spazi pubblici deputati, per svolgerla dentro la “sfera privata”, la libertà individuale si era certamente incrementata. Ma a tale aumento di libertà faceva e fa da contrappunto l’incremento della cosiddetta impotenza collettiva in quanto le relazioni tra vita pubblica e vita privata, in questo modo di procedere facilmente riscontrabile nelle situazioni menzionate, sono state eliminate o, addirittura, non sono state nemmeno proposte. In assenza di legami reali tra pubblico e privato “la società (...) è incerta, alla vana ricerca di un punto fermo cui appigliarsi, di un traguardo visibile a tutti su cui convergere” . Emerge quindi l’opportunità di mutare questa condizione attraverso la riproposizione dell’ agorà : lo spazio né privato né pubblico, ma più esattamente privato e pubblico allo stesso tempo; unica condizione, necessaria e sufficiente, per garantire l’innesco reale della vita di relazione; ulteriore conferma della necessità della presenza di un valore architettonico “perenne” (l’ agorà appunto) da riproporre nella composizione urbana e architettonica della contemporaneità: ulteriore elemento di chiarificazione su cosa significhi, per noi, il concetto di “classico”. Il progetto di un nuovo isolato urbano nel centro di Belgorod (città della Russia occidentale di circa 350.000 abitanti in forte crescita demografica, sulle rive del fiume Donec, a circa 40 km a nord del confine ucraino), oggetto di un concorso internazionale di progettazione, consente di tradurre al meglio, in un esempio concreto di progetto urbano, taluni dei princìpi teorici menzionati in cui fermamente crediamo, alla base della nostra ricerca progettuale. L’isolato urbano preesistente è delimitato a nord da Prospekt Slavy, a est da Uliysa 50 let, a ovest da Prospekt Bogdana Khmelniskogo, che è l’arteria che conduce a Mosca, e a sud dallo Svetotroitsky Boulevard, un asse meccanizzato e pedonale, fortemente alberato, di connessione tra la chiesa di Pokrovsky a ovest e la Sobornaya Platz a est, la piazza più importante della città. L’isolato, nella sua attuale configurazione, ha una morfologia indefinita caratterizzata da edifici residenziali in linea sui lati nord, est e ovest (periodo Krusciov e Breznev) e da palazzine residenziali novecentesche (periodo Stalin), isolate, distribuite in modo casuale nella zona più interna. Il tutto è completato da una struttura ricettiva a nord e dalla residenza vescovile (edifici di scarso significato architettonico ma da conservare), da un piccolo museo ipogeo e dalla cappella con torre campanaria a sud. Fra il lato nord e il lato sud dell’isolato è presente un forte dislivello, di oltre dieci metri. Il tema del concorso è quello della riqualificazione completa dell’isolato, per destinazioni residenziali e commerciali, con la sola esclusione del lato nord e dell’angolo nord ovest. La soluzione proposta si caratterizza con un disegno urbano forte, mirato alla creazione di spazi urbani pedonali in cui si possa attuare la vita di relazione della comunità civile insediata, con la proposizione di una nuova centralità a servizio di un intorno più vasto. Sul boulevard è prevista una quinta urbana costituita dai fronti a sud di tre grandi corti. La prima più aperta, a ovest, consente la fruizione della piccola cappella e del museo ipogeo ed è definita da un complesso per negozi e uffici nell’angolo, da un porticato aperto sul fronte sud, da un blocco residenziale e dalla preesistente residenza vescovile. Le altre due corti sono definite da complessi urbani di 5/6 piani con impianto a doppia “C” e giardino semipubblico all’interno, in rapporto diretto con le residenze. La transizione tra residenza e spazi pubblici esterni è sempre mediata, nei primi due livelli porticati, da attività commerciali, pubblici esercizi e uffici. L’allineamento del lato nord di tali due corti deriva dalla lettura delle tracce storiche preesistenti (in particolare dell’antico castello di Belgorod). Tra le due corti sta il cuore dell’intervento: un sistema di tre piazze pedonali a quote diverse, vera e propria agorà di raccordo tra gli spazi pubblici e semipubblici. Il sistema pedonale dell’ agorà si distribuisce lungo un percorso perpendicolare al boulevard a sud e, a nord, lungo il nuovo asse pedonale di previsione ad andamento prevalente est ovest, definito a sud dal fronte nord delle corti e, a nord, da una quinta urbana costituita da blocchi di edifici in linea a 3/4 piani, con servizi e attrezzature pubbliche ai livelli inferiori. I punti di flesso di tale asse sono caratterizzati da episodi urbani significativi quali piazze, piazzette, raccordi tra i percorsi, viali, ecc. che sono gli elementi fondamentali dell’architettura urbana. L’attenzione progettuale è rivolta allo spazio pubblico, quale tema centrale, e alla tipologia degli edifici urbani che misurando lo spazio gli sanno conferire la dimensione appropriata.
2014
9788898743056
1
16
A. Manfredini; G. Manfredini
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