Il volume affronta il tema del ruolo esercitato dalle donne, all’interno dello schieramento di sinistra, prima nella Resistenza e poi nel processo di costruzione dell’Italia repubblicana. La narrazione si propone da un lato di ricostruire la mappa della rete organizzativa femminile, sia durante che dopo la guerra, dall’altro di analizzare i riflessi della partecipazione delle donne alla lotta partigiana nella rappresentazione dei ruoli di genere che emerge nella fase della “costruzione della memoria”. Le fonti utilizzate sono di vario genere: lo studio prende le mosse da una ricerca d’archivio, presso l’Istituto Gramsci di Roma e l’Archivio centrale dell’Unione donne italiane (Udi) e si sviluppa attraverso la lettura di diversi organi di stampa (oltre, ovviamente a “Noi donne”, “La compagna”, “La voce della donna”, “Compagna socialista”, “Lettera alla donna”, “Il quaderno dell’attivista” ecc.). Nel complesso l’impianto metodologico del volume si basa sull’intreccio sistematico di testimonianze individuali e messaggi della propaganda, dell’analisi delle direttive di partito e del dibattito interno alle diverse formazioni politiche. Al centro dell’attenzione resta la questione dell’effettiva corrispondenza dell’interpretazione, confezionata dal linguaggio politico e generalmente condivisa sul piano storiografico, della guerra come esperienza, per le donne, di una forma generalizzata di maternage di massa, che trova poi uno sbocco naturale nella creazione nel dopoguerra di organismi femminili sostanzialmente “apartitici”, incentrati sull’obiettivo dell’assistenza, della cura dell’infanzia e, sul piano internazionale, della salvaguardia della pace. I risultati della mia analisi hanno condotto, in generale, alla definizione di un quadro più complesso e articolato della realtà di quegli anni. Nell’immediato dopoguerra, non a caso, gli accenti delle rivendicazioni dei quadri femminili impegnati nella lotta di Liberazione sembrano discostarsi dalla rappresentazione di unanimismo umanitario che è stata loro attribuita e palese si è rivelata la resistenza, da parte di molte partigiane, di fronte all’invito dei partiti a rinunciare alla propria identità politica per afferire alle organizzazioni femminili di massa. Solo dopo i risultati delle elezioni del 1946, secondo la mia analisi, l’impostazione delle battaglie ingaggiate dalle Donne della Sinistra avrebbero assunto i connotati assistenziali e formalmente apartitici che si è soliti attribuire loro, come risultato di un adeguamento delle richieste avanzate dai partiti stessi (e dal Pci in particolare) di contribuire all’ampliamento del consenso, mantenendosi all’interno di una “sfera separata” della politica. L’altra questione centrale affrontata dal volume è quella dell’interpretazione della concessione del voto, tesa ad evidenziare, oltre al valore periodizzante del decreto luogotenenziale del 1945, i molti limiti impliciti nella acquisizione della cittadinanza da parte delle donne. La seconda parte del libro si incentra invece essenzialmente sull’analisi del linguaggio di “Noi donne”, l’organo dell’Udi, che se da un lato rispecchia fedelmente la linea dell’impegno “per la famiglia e per la morale” portato avanti dell’organizzazione stessa, lungo le direttive indicate dal «partito nuovo» di Togliatti, dall’altro lascia filtrare tra le righe – e inaspettatamente proprio dalle trame di fotoromanzi pubblicati in appendice – l’aspirazione a modelli e a scelte di vita alternativi, assai più anticonvenzionali e “disinibiti”, in primo luogo sul piano del costume.

LE DONNE DELLA SINISTRA (1944-1948) / M. CASALINI. - STAMPA. - (2005), pp. 1-263.

LE DONNE DELLA SINISTRA (1944-1948)

CASALINI, MARIA
2005

Abstract

Il volume affronta il tema del ruolo esercitato dalle donne, all’interno dello schieramento di sinistra, prima nella Resistenza e poi nel processo di costruzione dell’Italia repubblicana. La narrazione si propone da un lato di ricostruire la mappa della rete organizzativa femminile, sia durante che dopo la guerra, dall’altro di analizzare i riflessi della partecipazione delle donne alla lotta partigiana nella rappresentazione dei ruoli di genere che emerge nella fase della “costruzione della memoria”. Le fonti utilizzate sono di vario genere: lo studio prende le mosse da una ricerca d’archivio, presso l’Istituto Gramsci di Roma e l’Archivio centrale dell’Unione donne italiane (Udi) e si sviluppa attraverso la lettura di diversi organi di stampa (oltre, ovviamente a “Noi donne”, “La compagna”, “La voce della donna”, “Compagna socialista”, “Lettera alla donna”, “Il quaderno dell’attivista” ecc.). Nel complesso l’impianto metodologico del volume si basa sull’intreccio sistematico di testimonianze individuali e messaggi della propaganda, dell’analisi delle direttive di partito e del dibattito interno alle diverse formazioni politiche. Al centro dell’attenzione resta la questione dell’effettiva corrispondenza dell’interpretazione, confezionata dal linguaggio politico e generalmente condivisa sul piano storiografico, della guerra come esperienza, per le donne, di una forma generalizzata di maternage di massa, che trova poi uno sbocco naturale nella creazione nel dopoguerra di organismi femminili sostanzialmente “apartitici”, incentrati sull’obiettivo dell’assistenza, della cura dell’infanzia e, sul piano internazionale, della salvaguardia della pace. I risultati della mia analisi hanno condotto, in generale, alla definizione di un quadro più complesso e articolato della realtà di quegli anni. Nell’immediato dopoguerra, non a caso, gli accenti delle rivendicazioni dei quadri femminili impegnati nella lotta di Liberazione sembrano discostarsi dalla rappresentazione di unanimismo umanitario che è stata loro attribuita e palese si è rivelata la resistenza, da parte di molte partigiane, di fronte all’invito dei partiti a rinunciare alla propria identità politica per afferire alle organizzazioni femminili di massa. Solo dopo i risultati delle elezioni del 1946, secondo la mia analisi, l’impostazione delle battaglie ingaggiate dalle Donne della Sinistra avrebbero assunto i connotati assistenziali e formalmente apartitici che si è soliti attribuire loro, come risultato di un adeguamento delle richieste avanzate dai partiti stessi (e dal Pci in particolare) di contribuire all’ampliamento del consenso, mantenendosi all’interno di una “sfera separata” della politica. L’altra questione centrale affrontata dal volume è quella dell’interpretazione della concessione del voto, tesa ad evidenziare, oltre al valore periodizzante del decreto luogotenenziale del 1945, i molti limiti impliciti nella acquisizione della cittadinanza da parte delle donne. La seconda parte del libro si incentra invece essenzialmente sull’analisi del linguaggio di “Noi donne”, l’organo dell’Udi, che se da un lato rispecchia fedelmente la linea dell’impegno “per la famiglia e per la morale” portato avanti dell’organizzazione stessa, lungo le direttive indicate dal «partito nuovo» di Togliatti, dall’altro lascia filtrare tra le righe – e inaspettatamente proprio dalle trame di fotoromanzi pubblicati in appendice – l’aspirazione a modelli e a scelte di vita alternativi, assai più anticonvenzionali e “disinibiti”, in primo luogo sul piano del costume.
2005
9788843032648
1
263
M. CASALINI
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