Un terremoto. Difficile usare termini diversi per descrivere un risultato elettorale – quello delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 – in cui l’assetto bipolare della Seconda Repubblica è stato sfidato da un esito del voto chiaramente tripolare. Elezioni in cui si è registrata la più alta volatilità elettorale di tutta la storia della democrazia italiana, e in cui un nuovo partito, dal nulla, ha raccolto il 25% dei voti diventando il primo partito (fatto mai avvenuto in tutta Europa, in elezioni che non fossero le prime elezioni democratiche). Un risultato che forse, per certi aspetti, non era completamente imprevedibile, vista l’eccezionalità delle vicende politiche italiane degli ultimi anni. Vicende che hanno visto la crisi drammatica della leadership di Berlusconi – uno dei fattori strutturanti della Seconda Repubblica – seguita da una soluzione non elettorale, che ha dato vita a un governo tecnico con una maggioranza larghissima. Soluzione peraltro già adottata in passato; e che tuttavia si è inserita nel contesto di una grave crisi di legittimità della politica, ma soprattutto in quello ancora più drammatico di una pesantissima crisi economica e finanziaria. Crisi che già in altri paesi europei aveva prodotto nelle urne alterazioni importanti del sistema partitico. E che quindi ha avuto come quasi inevitabile conseguenza la crescita delle forze esterne a questa maggioranza, in quanto uniche alternative al governo in carica. Una combinazione eccezionale, che ha finito per produrre un risultato fragoroso. Un terremoto elettorale, per l’appunto.
Premessa / Alessandro Chiaramonte; Lorenzo De Sio. - STAMPA. - (2014), pp. 7-14.
Premessa
CHIARAMONTE, ALESSANDRO;
2014
Abstract
Un terremoto. Difficile usare termini diversi per descrivere un risultato elettorale – quello delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 – in cui l’assetto bipolare della Seconda Repubblica è stato sfidato da un esito del voto chiaramente tripolare. Elezioni in cui si è registrata la più alta volatilità elettorale di tutta la storia della democrazia italiana, e in cui un nuovo partito, dal nulla, ha raccolto il 25% dei voti diventando il primo partito (fatto mai avvenuto in tutta Europa, in elezioni che non fossero le prime elezioni democratiche). Un risultato che forse, per certi aspetti, non era completamente imprevedibile, vista l’eccezionalità delle vicende politiche italiane degli ultimi anni. Vicende che hanno visto la crisi drammatica della leadership di Berlusconi – uno dei fattori strutturanti della Seconda Repubblica – seguita da una soluzione non elettorale, che ha dato vita a un governo tecnico con una maggioranza larghissima. Soluzione peraltro già adottata in passato; e che tuttavia si è inserita nel contesto di una grave crisi di legittimità della politica, ma soprattutto in quello ancora più drammatico di una pesantissima crisi economica e finanziaria. Crisi che già in altri paesi europei aveva prodotto nelle urne alterazioni importanti del sistema partitico. E che quindi ha avuto come quasi inevitabile conseguenza la crescita delle forze esterne a questa maggioranza, in quanto uniche alternative al governo in carica. Una combinazione eccezionale, che ha finito per produrre un risultato fragoroso. Un terremoto elettorale, per l’appunto.File | Dimensione | Formato | |
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