In una visione pessimista si potrebbe dire che le soft skills sono virtù a cui è stato tolto il collegamento al bene. Il resto di questa sottrazione sarebbe sola prestanza quasi priva di altri valori morali. Infatti, la virtù è un’abilità abituale (abito) a far bene il bene, mentre, parallelamente, la soft skill potreb- be essere definita con un’abilità abituale a far bene tout court. Un far bene purtroppo separato, in molti contributi teorici, dai valori implicati. Di qui il nostro impegno a reiserire il bene nel concetto di soft skills e nell’interpre- tarle reinserite nel millenario filone delle virtù. Forzando un titolo di MacIntyre (1988) si potrebbe dire: “dopo la virtù” le soft skills. Usando invece la Nussbaum (2011) si può dire che soft skills: “sviluppo di capacità”. In particolare si ritiene che la Nussbaum, insieme a Sen, abbia dato un contributo teorico decisivo a generare quel clima culturale in cui sono poi fiorite le visioni su queste abilità. L’autrice dopo aver tentato di tornare alle antiche culture greche e romane, infondendo così nella cultura contemporanea un influsso umanizzante, si è infatti concentrata sul ruolo emancipante delle capacità. L’interpretazione negativa che nel testo si vuol evitare, anzi di esorciz- zare, evidenzia però un dato residuale fondamentale: la virtù, o meglio, la “non più virtù” privata della necessità di agire per il bene, non si riduce a una tecnica, rimane radicata all’interiorità dell’agente e alla relazionali- tà dell’umano. L’abilità dopo la virtù rimane vicina al soft dello pneuma e della psiche, non diviene l’hard del soma e della physis (che comunque non vanno denigrati, ma anzi rivalutati). Rimangono connesse alla generazione di senso di un agire che è già relazionale nell’interiorità di ogni senziente, ancor prima che si confronti con l’altro e con gli altri. Altra differenza con le virtù può essere rintracciata con la diversa centratura della saggezza pratica (phronesis, prudenza) che nelle virtù è più focalizzata sul giudizio, mentre sulle soft skills sulla categoria dell’uso. Tutto ciò evidenzia la necessità di un approccio a tutto tondo sulle problematiche connesse alle soft skills, un approccio che richiede una teoria generale dell’agire e del suo governo.

Soft Skills per il governo dell'agire. La saggezza e le competenze prassico-pragmatiche / Cristiano Ciappei; Maria Cinque. - STAMPA. - (2014), pp. 13-20.

Soft Skills per il governo dell'agire. La saggezza e le competenze prassico-pragmatiche

CIAPPEI, CRISTIANO;
2014

Abstract

In una visione pessimista si potrebbe dire che le soft skills sono virtù a cui è stato tolto il collegamento al bene. Il resto di questa sottrazione sarebbe sola prestanza quasi priva di altri valori morali. Infatti, la virtù è un’abilità abituale (abito) a far bene il bene, mentre, parallelamente, la soft skill potreb- be essere definita con un’abilità abituale a far bene tout court. Un far bene purtroppo separato, in molti contributi teorici, dai valori implicati. Di qui il nostro impegno a reiserire il bene nel concetto di soft skills e nell’interpre- tarle reinserite nel millenario filone delle virtù. Forzando un titolo di MacIntyre (1988) si potrebbe dire: “dopo la virtù” le soft skills. Usando invece la Nussbaum (2011) si può dire che soft skills: “sviluppo di capacità”. In particolare si ritiene che la Nussbaum, insieme a Sen, abbia dato un contributo teorico decisivo a generare quel clima culturale in cui sono poi fiorite le visioni su queste abilità. L’autrice dopo aver tentato di tornare alle antiche culture greche e romane, infondendo così nella cultura contemporanea un influsso umanizzante, si è infatti concentrata sul ruolo emancipante delle capacità. L’interpretazione negativa che nel testo si vuol evitare, anzi di esorciz- zare, evidenzia però un dato residuale fondamentale: la virtù, o meglio, la “non più virtù” privata della necessità di agire per il bene, non si riduce a una tecnica, rimane radicata all’interiorità dell’agente e alla relazionali- tà dell’umano. L’abilità dopo la virtù rimane vicina al soft dello pneuma e della psiche, non diviene l’hard del soma e della physis (che comunque non vanno denigrati, ma anzi rivalutati). Rimangono connesse alla generazione di senso di un agire che è già relazionale nell’interiorità di ogni senziente, ancor prima che si confronti con l’altro e con gli altri. Altra differenza con le virtù può essere rintracciata con la diversa centratura della saggezza pratica (phronesis, prudenza) che nelle virtù è più focalizzata sul giudizio, mentre sulle soft skills sulla categoria dell’uso. Tutto ciò evidenzia la necessità di un approccio a tutto tondo sulle problematiche connesse alle soft skills, un approccio che richiede una teoria generale dell’agire e del suo governo.
2014
EDIZIONI FRANCO ANGELI
Cristiano Ciappei
Introduzione
Cristiano Ciappei; Maria Cinque
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/976099
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact