Per Giuseppe Dessí il mondo vegetale è un universo semiotico, una rappresentazione allegorica e reale, un ricco e sapienziale coacervo di profumi, immagini ed emozioni con un plusvalore culturale e filosofico, antropologico ed estetico e, perché no, paesaggistico-ambientale. Bosco, ceppo, fronda (vocaboli di un alfabeto silvestre sempre presenti come vedette letterarie nell’opera dessiana) hanno un rilievo topico nella sua mitopoiesi e rappresentano, pour cause, un’enclave nel suo microcosmo finzionale, un ecosistema, un richiamo seduttivo dotato di sovrasenso, un’alberografia caratterizzata dal vivere gli elementi e un’esistenza naturale. In una sorta d’ambientalismo ante-litteram, Dessí si mostra diuturnamente in risonanza con linfe, muffe e resine, impegnato a rimirare cattedrali arboree pregne di spiritualità che, salvo rare eccezioni, fanno da contorno ai paesaggi – ideali e reali – di Parte d’Ispi e non solo e si diversificano sensibilmente dagli omologhi continentali. Le sue pagine pullulano non solo di eucalipti, querce, ginepri, pini, magnolie, sugheri, roveri, salici, cipressi, ficus, pioppi, ulivi, lecci, noci, mandorli, peri, fichi, ciliegi, meli, peschi, aranci, mandarini e melograni, ma anche di arbusti, erbe, funghi e fiori vari. Lo scrittore non si accontenta di elencare e/o nominare le piante, ma dimostra competenza visiva e gnostica dell’argomento arricchendolo di sfumature e orchestrazioni inaspettate.

Tre percorsi verdi per Giuseppe Dessí / Rekut, Oleksandra. - STAMPA. - (2016), pp. 101-114.

Tre percorsi verdi per Giuseppe Dessí

REKUT, OLEKSANDRA
2016

Abstract

Per Giuseppe Dessí il mondo vegetale è un universo semiotico, una rappresentazione allegorica e reale, un ricco e sapienziale coacervo di profumi, immagini ed emozioni con un plusvalore culturale e filosofico, antropologico ed estetico e, perché no, paesaggistico-ambientale. Bosco, ceppo, fronda (vocaboli di un alfabeto silvestre sempre presenti come vedette letterarie nell’opera dessiana) hanno un rilievo topico nella sua mitopoiesi e rappresentano, pour cause, un’enclave nel suo microcosmo finzionale, un ecosistema, un richiamo seduttivo dotato di sovrasenso, un’alberografia caratterizzata dal vivere gli elementi e un’esistenza naturale. In una sorta d’ambientalismo ante-litteram, Dessí si mostra diuturnamente in risonanza con linfe, muffe e resine, impegnato a rimirare cattedrali arboree pregne di spiritualità che, salvo rare eccezioni, fanno da contorno ai paesaggi – ideali e reali – di Parte d’Ispi e non solo e si diversificano sensibilmente dagli omologhi continentali. Le sue pagine pullulano non solo di eucalipti, querce, ginepri, pini, magnolie, sugheri, roveri, salici, cipressi, ficus, pioppi, ulivi, lecci, noci, mandorli, peri, fichi, ciliegi, meli, peschi, aranci, mandarini e melograni, ma anche di arbusti, erbe, funghi e fiori vari. Lo scrittore non si accontenta di elencare e/o nominare le piante, ma dimostra competenza visiva e gnostica dell’argomento arricchendolo di sfumature e orchestrazioni inaspettate.
2016
978-88-6655-992-4
Ecosistemi letterari. Luoghi e paesaggi nella finzione novecentesca
101
114
Rekut, Oleksandra
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