L'osteoporosi (OP) è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e da alterazioni qualitative dell’osso che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di fratture, anche dovute a traumi minimi, che costituiscono l'evento clinico più rilevante dell'OP e che interessano tipicamente il polso, le vertebre ed il femore. La prevenzione dell’OP è fondamentale perché le sole cure farmacologiche riescono spesso ad rallentare o interrompere la perdita di massa ossea ma, raramente, portano al suo incremento. La prevenzione primaria consiste nel cercare di raggiungere una massa ossea adeguata in età giovanile mentre la prevenzione secondaria consiste nel mantenimento/riduzione della perdita della massa ossea raggiunta all'età del picco di massa ossea (35-40 anni). Quest’ultima si fonda su 3 punti: 1) assumere una quantità adeguata di calcio e vitamina D3; 2) Eliminare o ridurre le abitudine dietetiche (dieta vegetariana, iperproteica, ipersodica) e voluttuarie (fumo e il consumo di alcol) che possono causare perdita di massa ossea, 3) evitare la sedentarietà ed eseguire un adeguata attività fisica, o meglio, esercizio fisico . Molti studi scientifici hanno evidenziato l'importanza dell'esercizio fisico terapeutico in rapporto all'azione di stimolazione meccanica e dinamica sull'osso. Le sollecitazioni meccaniche sul tessuto osseo (forze di tensione e compressione) generano sulla superficie ossea delle correnti elettriche che costituiscono un potente stimolo per l'attività osteoblastica. Le conclusioni a cui giungono i vari studi non sempre sono in assonanza tra di loro, ma quasi tutti sono comunque concordi nel rilevare il ruolo trofico sull'osso delle sollecitazioni meccaniche. Viene descritto l'esercizio terapeutico in corso di osteoporosi, le sue caratteristiche e le evidenze scientifiche. Le linee guida della Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) sulla prevenzione e sul trattamento non farmacologico dell’OP, pubblicate nel 2012, sottolineano che in letteratura le evidenze sull’esercizio fisico sull’osso sono ancora scarse . Comunque, le raccomandazioni della SIMFER (Societa Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) , indicano che nei pazienti con OP la riabilitazione deve essere iniziata precocemente per ridurre il rischio di nuove fratture, valutando periodicamente la DMO e il rischio di frattura ad essa correlato. Dagli studi disponibili in letteratura, emerge che gli effetti dell’attività fisica sulla DMO vanno distinti a seconda dell’eta. Infine vengono descritti i fattori di rischio e la prevenzione delle cadute.

Il trattamento riabilitativo nell’osteoporosi. Evidenze scientifiche / Del Rosso, A; Maddali Bongi, S. - STAMPA. - (2015), pp. 355-358.

Il trattamento riabilitativo nell’osteoporosi. Evidenze scientifiche

MADDALI BONGI, SUSANNA
2015

Abstract

L'osteoporosi (OP) è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e da alterazioni qualitative dell’osso che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di fratture, anche dovute a traumi minimi, che costituiscono l'evento clinico più rilevante dell'OP e che interessano tipicamente il polso, le vertebre ed il femore. La prevenzione dell’OP è fondamentale perché le sole cure farmacologiche riescono spesso ad rallentare o interrompere la perdita di massa ossea ma, raramente, portano al suo incremento. La prevenzione primaria consiste nel cercare di raggiungere una massa ossea adeguata in età giovanile mentre la prevenzione secondaria consiste nel mantenimento/riduzione della perdita della massa ossea raggiunta all'età del picco di massa ossea (35-40 anni). Quest’ultima si fonda su 3 punti: 1) assumere una quantità adeguata di calcio e vitamina D3; 2) Eliminare o ridurre le abitudine dietetiche (dieta vegetariana, iperproteica, ipersodica) e voluttuarie (fumo e il consumo di alcol) che possono causare perdita di massa ossea, 3) evitare la sedentarietà ed eseguire un adeguata attività fisica, o meglio, esercizio fisico . Molti studi scientifici hanno evidenziato l'importanza dell'esercizio fisico terapeutico in rapporto all'azione di stimolazione meccanica e dinamica sull'osso. Le sollecitazioni meccaniche sul tessuto osseo (forze di tensione e compressione) generano sulla superficie ossea delle correnti elettriche che costituiscono un potente stimolo per l'attività osteoblastica. Le conclusioni a cui giungono i vari studi non sempre sono in assonanza tra di loro, ma quasi tutti sono comunque concordi nel rilevare il ruolo trofico sull'osso delle sollecitazioni meccaniche. Viene descritto l'esercizio terapeutico in corso di osteoporosi, le sue caratteristiche e le evidenze scientifiche. Le linee guida della Società Italiana dell'Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) sulla prevenzione e sul trattamento non farmacologico dell’OP, pubblicate nel 2012, sottolineano che in letteratura le evidenze sull’esercizio fisico sull’osso sono ancora scarse . Comunque, le raccomandazioni della SIMFER (Societa Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa) , indicano che nei pazienti con OP la riabilitazione deve essere iniziata precocemente per ridurre il rischio di nuove fratture, valutando periodicamente la DMO e il rischio di frattura ad essa correlato. Dagli studi disponibili in letteratura, emerge che gli effetti dell’attività fisica sulla DMO vanno distinti a seconda dell’eta. Infine vengono descritti i fattori di rischio e la prevenzione delle cadute.
2015
978-88-909891-9-3
La riabilitazione multidisciplinare del malato reumatico
355
358
Del Rosso, A; Maddali Bongi, S
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