Il lavoro di Medina Lasansky “Redisigning the Tuscan festivals” fa parte del libro “The Renaissance Perfected: Architecture, Spectacle, and Tourism in Fascist Italy”, pubblicato dall’autrice americana nel 2004 per la Pennsylvania State University Press. Questo volume, che curiosamente è stato pressoché ignorato dalla Storiografia locale, riveste una notevole importanza nel campo degli studi toscani e dei Tourism studies. Esso evidenzia in modo nuovo il ruolo esercitato dal Fascimo nella costruzione al tempo stesso simbolica e materiale dell’identità toscana e ricostruisce il suo grande contributo allo sviluppo delle politiche per il Turismo in Italia. Dopo aver ripercorso la storia dell’innamoramento degli inglesi per Firenze e per la Toscana a partire dai primi decenni del XIX secolo (Cap. I: “The Love Affair with Tuscany”), l’Autrice si sofferma con ampia evidenza documentaria sulla costruzione simbolica (Cap. II: “Mechanisms of Display: Festivals, Exhibitions, and Films”) e quindi materiale (Cap. III: “Urban Politics: the Fascist Rediscovery of Medieval Arezzo”) dell’identità toscana. La ricostruzione sistematica dello spazio urbano secondo i canoni di un Medioevo o di un rinascimento idealizzato in città come Arezzo e San Gimignano si accompagnava durante il fascismo alla promozione dell’identità attraverso i film, le mostre e i festival. La riscrittura («re-editing» nella terminologia usata dall’Autrice) dello spazio urbano era quindi funzionale alla celebrazione del potere politico e del discutibile ideale di italianità da questo propugnato. Il nuovo spazio urbano diventava quindi la scena di grandi manifestazioni storico-culturali nelle quali esaltare la prestanza fisica e la virilità del popolo e della razza italiche (Cap. IV: “Urban Theater: Performace, Virility and Race”). Un ‘modus operandi’ dai tratti postmoderni che si accompagnava allo sviluppo del turismo di massa (Cap. V: “Accelerating Accessibility – Architecture for Mass Consumption”) e che ha conosciuto significativi episodi anche nel Dopoguerra (Cap. VI: “History as Spectacle: the Partita a Scacchi in Marostica”). L’Autrice dimostra come tutte le manifestazioni folkloristiche toscane siano state inventate o sostanzialmente ‘ridisegnate’ negli anni 1930, ivi compreso il Palio di Siena, che per quanto continuativamente praticato anche in precedenza vide trasformate in maniera profonda le proprie caratteristiche e fu piegato alle necessità di propaganda. Collegando tra loro le trasformazioni urbane e architettoniche del Regime con le sue politiche culturali e folkloristiche, l’Autrice ci permette di cogliere in modo nuovo e originale il carattere sistemico delle politiche identitarie promosse dal Fascismo. Come ci insegna Benedict Anderson le comunità nazionali sono comunità immaginate. Esse sono cioè dei prodotti culturali costruiti attraverso i diversi mezzi di espressione letteraria, artistica e culturale. Una volta costruite queste identità finiscono per essere metabolizzate e scambiate per autentiche. In quest’ottica il lavoro di Medina Lasansky è una pregevole opera di decostruzione/storica dell’identità regionale toscana, un’identità fortemente mitizzata le cui vere radici sono state ‘freudianamente’ rimosse. Un lavoro scomodo ma fondamentale per ridiscutere queste radici.

D. Medina Lasansky e il "ridisegno delle feste toscane" / Giovannoni, Giulio. - STAMPA. - (2016), pp. 243-253.

D. Medina Lasansky e il "ridisegno delle feste toscane"

GIOVANNONI, GIULIO
2016

Abstract

Il lavoro di Medina Lasansky “Redisigning the Tuscan festivals” fa parte del libro “The Renaissance Perfected: Architecture, Spectacle, and Tourism in Fascist Italy”, pubblicato dall’autrice americana nel 2004 per la Pennsylvania State University Press. Questo volume, che curiosamente è stato pressoché ignorato dalla Storiografia locale, riveste una notevole importanza nel campo degli studi toscani e dei Tourism studies. Esso evidenzia in modo nuovo il ruolo esercitato dal Fascimo nella costruzione al tempo stesso simbolica e materiale dell’identità toscana e ricostruisce il suo grande contributo allo sviluppo delle politiche per il Turismo in Italia. Dopo aver ripercorso la storia dell’innamoramento degli inglesi per Firenze e per la Toscana a partire dai primi decenni del XIX secolo (Cap. I: “The Love Affair with Tuscany”), l’Autrice si sofferma con ampia evidenza documentaria sulla costruzione simbolica (Cap. II: “Mechanisms of Display: Festivals, Exhibitions, and Films”) e quindi materiale (Cap. III: “Urban Politics: the Fascist Rediscovery of Medieval Arezzo”) dell’identità toscana. La ricostruzione sistematica dello spazio urbano secondo i canoni di un Medioevo o di un rinascimento idealizzato in città come Arezzo e San Gimignano si accompagnava durante il fascismo alla promozione dell’identità attraverso i film, le mostre e i festival. La riscrittura («re-editing» nella terminologia usata dall’Autrice) dello spazio urbano era quindi funzionale alla celebrazione del potere politico e del discutibile ideale di italianità da questo propugnato. Il nuovo spazio urbano diventava quindi la scena di grandi manifestazioni storico-culturali nelle quali esaltare la prestanza fisica e la virilità del popolo e della razza italiche (Cap. IV: “Urban Theater: Performace, Virility and Race”). Un ‘modus operandi’ dai tratti postmoderni che si accompagnava allo sviluppo del turismo di massa (Cap. V: “Accelerating Accessibility – Architecture for Mass Consumption”) e che ha conosciuto significativi episodi anche nel Dopoguerra (Cap. VI: “History as Spectacle: the Partita a Scacchi in Marostica”). L’Autrice dimostra come tutte le manifestazioni folkloristiche toscane siano state inventate o sostanzialmente ‘ridisegnate’ negli anni 1930, ivi compreso il Palio di Siena, che per quanto continuativamente praticato anche in precedenza vide trasformate in maniera profonda le proprie caratteristiche e fu piegato alle necessità di propaganda. Collegando tra loro le trasformazioni urbane e architettoniche del Regime con le sue politiche culturali e folkloristiche, l’Autrice ci permette di cogliere in modo nuovo e originale il carattere sistemico delle politiche identitarie promosse dal Fascismo. Come ci insegna Benedict Anderson le comunità nazionali sono comunità immaginate. Esse sono cioè dei prodotti culturali costruiti attraverso i diversi mezzi di espressione letteraria, artistica e culturale. Una volta costruite queste identità finiscono per essere metabolizzate e scambiate per autentiche. In quest’ottica il lavoro di Medina Lasansky è una pregevole opera di decostruzione/storica dell’identità regionale toscana, un’identità fortemente mitizzata le cui vere radici sono state ‘freudianamente’ rimosse. Un lavoro scomodo ma fondamentale per ridiscutere queste radici.
2016
978-88-98019-44-1
Piani regolatori comunali: legislazione, regolamenti e modelli tra otto e novecento (1865-1942)
243
253
Giovannoni, Giulio
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