La tesi propone lo studio della fortuna rinascimentale delle Eikónes di Filostrato Maggiore, raccolta di ekphráseis composta nell’ambito della seconda sofistica, una corrente filosofico-letteraria che si sviluppò in Asia Minore tra il I e il IV secolo d.C., che negli ultimi anni ha iniziato ad attrarre un’attenzione che in un primo momento era stata negata loro, nonostante questo testo abbia attirato la curiosità di artisti, eruditi e critici sin dall’inizio dell’età moderna. Il testo, infatti, riveste a partire dall’età moderna un’importanza non marginale, venendo a influenzare con la sua impostazione teorica e visione estetica la nascente teoria artistica, andando ad affiancarsi ad altri repertori mitografici più celebri e maggiormente studiati, e divenendo un’importante fonte erudita cui attingere nell’elaborazione di programmi iconografici e nella scelta di soggetti per opere d’arte. La riscoperta del testo, con la sua premessa che andava ad esaltare la sapienza dell’arte pittorica, scienza divina, è esito del momento storico in cui si rivalutava la posizione sociale dell’artista, che da maestro esperto di ars mechanica diventava capace interlocutore della vita intellettuale di corte. Attraverso il principio dell’ut pictura poesis e alla dotta consapevolezza della duplice accezione del verbo greco graphein, che andava a definire non solo il termine «scrivere», ma identificava ugualmente il termine «disegnare», e che legittimava la valutazione dell’arte figurativa e della letteratura come fortemente connaturate, quasi due facce di una medesima medaglia, alimentando il costante parallelo tra parola e immagine, si cercava di assegnare alle arti figurative una posizione più nobile rispetto a quanto fosse stato possibile fino a quel momento. Le descrizioni di opere d’arte antica erano fondamentale punto di partenza per questa rivalutazione, strada maestra indicata da Leon Battista Alberti al doctus artifex per arrivare a una competizione con la perduta pittura degli antichi. Questa iniziale considerazione nei confronti del testo è parallela all’attenzione nei confronti del contenuto mitologico delle descrizioni in esso presentate, con le sue varianti del mito particolarmente inusitate, che fornivano perfetto materiale non solo per i compendi mitografici dell’epoca, ma anche per ispirare i soggetti di opere d’arte. Dopo aver in un certo senso accantonato il dibattito relativo alla reale esistenza della galleria di dipinti conservati nel portico della villa napoletana descritti dal retore greco, che ha interessato gli studiosi del testo a partire dal XIX secolo sino agli anni Novanta del Novecento, numerosi sono stati gli studi che si sono interrogati circa la sua valenza di testimonianza archeologica e i suoi legami con la pittura antica. Ultimamente, invece, l’attenzione degli studi pare essersi incentrata sulle modalità di ricezione del testo, lasciando fuori dall’indagine, tuttavia, la portata del testo in ambito storico artistico, più ampia di quanto normalmente si pensi. Pionieristici sono stati in questo campo gli studi di inizio Novecento di Richard Förster, filologo tedesco dagli ampi interessi, i cui contributi (1904 e 1922) sono stati fondamentali per riportare l’attenzione sul testo di Filostrato, normalmente inteso quale autore minore e scarsamente influente sulla produzione artistica. Obiettivo del lavoro, pertanto, riagganciandosi alle premesse poste dagli studi di Förster, è offrire uno studio di sintesi che cerchi di individuare i riflessi che la portata teorica del proemio delle Eikónes ha riversato nella letteratura artistica rinascimentale e costituire una raccolta sistematica, per quanto completa possibile, delle opere d’arte del XVI e XVII secolo, il cui soggetto sia stato suggerito dalle ekphráseis di Filostrato. La prima parte del lavoro, dopo aver ricostruito la storia critica del testo e averne messo in luce le caratteristiche fondamentali, sarà quindi dedicata ad approfondimenti circa la fortuna della concezione teorica contenuta nelle Imagines nella letteratura artistica e mitografica già a partire dal XV secolo, alla loro circolazione e trasmissione. Invece, la seconda parte conterrà il catalogo delle opere del XVI secolo ispirate al testo di Filostrato, ponendo come limite cronologico il 1614, anno di pubblicazione della sontuosa edizione illustrata della traduzione francese dell’opera, dedicando a ciascuna di esse una scheda di approfondimento. In appendice, invece, verrà inserito un breve excursus sulla fortuna secentesca delle Eikónes, che potrà essere spunto per studi successivi, e una selezione di alcune ecfrasi contenute nei due manoscritti che tramandano il volgarizzamento eseguito dallo spartano Demetrio Mosco per Isabella d’Este, scelte in base all’effettivo uso che gli artisti ne fecero nelle loro realizzazioni artistiche o alla loro rilevanza all’interno dell’architettura complessiva dell’opera.

Le Eikónes di Filostrato Maggiore. La fortuna del testo nella letteratura artistica e nell’arte del Cinquecento e di inizi Seicento / Frau, Paola. - (2017).

Le Eikónes di Filostrato Maggiore. La fortuna del testo nella letteratura artistica e nell’arte del Cinquecento e di inizi Seicento

FRAU, PAOLA
2017

Abstract

La tesi propone lo studio della fortuna rinascimentale delle Eikónes di Filostrato Maggiore, raccolta di ekphráseis composta nell’ambito della seconda sofistica, una corrente filosofico-letteraria che si sviluppò in Asia Minore tra il I e il IV secolo d.C., che negli ultimi anni ha iniziato ad attrarre un’attenzione che in un primo momento era stata negata loro, nonostante questo testo abbia attirato la curiosità di artisti, eruditi e critici sin dall’inizio dell’età moderna. Il testo, infatti, riveste a partire dall’età moderna un’importanza non marginale, venendo a influenzare con la sua impostazione teorica e visione estetica la nascente teoria artistica, andando ad affiancarsi ad altri repertori mitografici più celebri e maggiormente studiati, e divenendo un’importante fonte erudita cui attingere nell’elaborazione di programmi iconografici e nella scelta di soggetti per opere d’arte. La riscoperta del testo, con la sua premessa che andava ad esaltare la sapienza dell’arte pittorica, scienza divina, è esito del momento storico in cui si rivalutava la posizione sociale dell’artista, che da maestro esperto di ars mechanica diventava capace interlocutore della vita intellettuale di corte. Attraverso il principio dell’ut pictura poesis e alla dotta consapevolezza della duplice accezione del verbo greco graphein, che andava a definire non solo il termine «scrivere», ma identificava ugualmente il termine «disegnare», e che legittimava la valutazione dell’arte figurativa e della letteratura come fortemente connaturate, quasi due facce di una medesima medaglia, alimentando il costante parallelo tra parola e immagine, si cercava di assegnare alle arti figurative una posizione più nobile rispetto a quanto fosse stato possibile fino a quel momento. Le descrizioni di opere d’arte antica erano fondamentale punto di partenza per questa rivalutazione, strada maestra indicata da Leon Battista Alberti al doctus artifex per arrivare a una competizione con la perduta pittura degli antichi. Questa iniziale considerazione nei confronti del testo è parallela all’attenzione nei confronti del contenuto mitologico delle descrizioni in esso presentate, con le sue varianti del mito particolarmente inusitate, che fornivano perfetto materiale non solo per i compendi mitografici dell’epoca, ma anche per ispirare i soggetti di opere d’arte. Dopo aver in un certo senso accantonato il dibattito relativo alla reale esistenza della galleria di dipinti conservati nel portico della villa napoletana descritti dal retore greco, che ha interessato gli studiosi del testo a partire dal XIX secolo sino agli anni Novanta del Novecento, numerosi sono stati gli studi che si sono interrogati circa la sua valenza di testimonianza archeologica e i suoi legami con la pittura antica. Ultimamente, invece, l’attenzione degli studi pare essersi incentrata sulle modalità di ricezione del testo, lasciando fuori dall’indagine, tuttavia, la portata del testo in ambito storico artistico, più ampia di quanto normalmente si pensi. Pionieristici sono stati in questo campo gli studi di inizio Novecento di Richard Förster, filologo tedesco dagli ampi interessi, i cui contributi (1904 e 1922) sono stati fondamentali per riportare l’attenzione sul testo di Filostrato, normalmente inteso quale autore minore e scarsamente influente sulla produzione artistica. Obiettivo del lavoro, pertanto, riagganciandosi alle premesse poste dagli studi di Förster, è offrire uno studio di sintesi che cerchi di individuare i riflessi che la portata teorica del proemio delle Eikónes ha riversato nella letteratura artistica rinascimentale e costituire una raccolta sistematica, per quanto completa possibile, delle opere d’arte del XVI e XVII secolo, il cui soggetto sia stato suggerito dalle ekphráseis di Filostrato. La prima parte del lavoro, dopo aver ricostruito la storia critica del testo e averne messo in luce le caratteristiche fondamentali, sarà quindi dedicata ad approfondimenti circa la fortuna della concezione teorica contenuta nelle Imagines nella letteratura artistica e mitografica già a partire dal XV secolo, alla loro circolazione e trasmissione. Invece, la seconda parte conterrà il catalogo delle opere del XVI secolo ispirate al testo di Filostrato, ponendo come limite cronologico il 1614, anno di pubblicazione della sontuosa edizione illustrata della traduzione francese dell’opera, dedicando a ciascuna di esse una scheda di approfondimento. In appendice, invece, verrà inserito un breve excursus sulla fortuna secentesca delle Eikónes, che potrà essere spunto per studi successivi, e una selezione di alcune ecfrasi contenute nei due manoscritti che tramandano il volgarizzamento eseguito dallo spartano Demetrio Mosco per Isabella d’Este, scelte in base all’effettivo uso che gli artisti ne fecero nelle loro realizzazioni artistiche o alla loro rilevanza all’interno dell’architettura complessiva dell’opera.
2017
Vincenzo Farinella
ITALIA
Frau, Paola
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Descrizione: tesi di dottorato
Tipologia: Tesi di dottorato
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