La presenza nella Commedia di problematiche filosofiche e scientifiche, discusse e trattate con estrema libertà intellettuale, grazie anche all’uso di una lingua capace di rappresentare una realtà varia e complessa, funziona da elemento catalizzatore nella seconda metà del Seicento di un nuovo interesse degli scienziati toscani per il testo dantesco. A Dante («quel grandissimo ingegno, che tutto seppe e di tutto maravigliosamente seppe scrivere») Redi attribuisce preliminarmente all’inizio del suo percorso conoscitivo, rivolto all’«intendimento delle cose naturali», la stessa funzione-guida svolta da Virgilio nella Commedia («quel savio gentil, che tutto seppe», Inf. VII, 3). Fedele ai presupposti del metodo investigativo dell’Accademia del Cimento, condensato nel motto dantesco «provando e riprovando», Redi promuove e applica in modo sistematico nel campo delle scienze naturali un metodo sperimentale che privilegia, dopo la definizione di una rigorosa procedura di ricerca e di controllo dei dati, l’osservazione e l’esperienza diretta dei fenomeni biologici delle specie animali e vegetali. Il ricorso frequente nella prosa scientifica alla citazione dantesca (soprattutto a quella più memorabile) serve a Redi come conferma del valore conoscitivo dell’esperienza sensibile, ma anche come serbatoio da cui attingere immagini, similitudini e metafore di grande forza espressiva, spesso però decontestualizzate e risemantizzate rispetto all’originale dantesco.
«Provando e riprovando»: presenze dantesche nella prosa scientifica di Redi / Magherini, Simone. - STAMPA. - (2017), pp. 195-214.
«Provando e riprovando»: presenze dantesche nella prosa scientifica di Redi
MAGHERINI, SIMONE
2017
Abstract
La presenza nella Commedia di problematiche filosofiche e scientifiche, discusse e trattate con estrema libertà intellettuale, grazie anche all’uso di una lingua capace di rappresentare una realtà varia e complessa, funziona da elemento catalizzatore nella seconda metà del Seicento di un nuovo interesse degli scienziati toscani per il testo dantesco. A Dante («quel grandissimo ingegno, che tutto seppe e di tutto maravigliosamente seppe scrivere») Redi attribuisce preliminarmente all’inizio del suo percorso conoscitivo, rivolto all’«intendimento delle cose naturali», la stessa funzione-guida svolta da Virgilio nella Commedia («quel savio gentil, che tutto seppe», Inf. VII, 3). Fedele ai presupposti del metodo investigativo dell’Accademia del Cimento, condensato nel motto dantesco «provando e riprovando», Redi promuove e applica in modo sistematico nel campo delle scienze naturali un metodo sperimentale che privilegia, dopo la definizione di una rigorosa procedura di ricerca e di controllo dei dati, l’osservazione e l’esperienza diretta dei fenomeni biologici delle specie animali e vegetali. Il ricorso frequente nella prosa scientifica alla citazione dantesca (soprattutto a quella più memorabile) serve a Redi come conferma del valore conoscitivo dell’esperienza sensibile, ma anche come serbatoio da cui attingere immagini, similitudini e metafore di grande forza espressiva, spesso però decontestualizzate e risemantizzate rispetto all’originale dantesco.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.